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La guerra preventiva
Promiseland - 23-02-2003



Stamani ho picchiato i miei bambini prima di mandarli a scuola. Non che vadano male, ma non si sa mai. Non posso mica aspettare il responso delle pagelle io. E poi non riconosco i loro insegnanti in quanto tali, figuratevi il Ministero dell'Istruzione o, peggio ancora, l'UNESCO.
In mattinata ho mandato alla malora il giornalaio: é da due anni che mi vende brutte notizie e prima o dopo deve cambiare registro. Un giorno gli brucerò il baracchino se non la smette: uomo avvisato. Verso mezzogiorno ho litigato con il mio macellaio primanc'ora d'ordinargli la carne. Non se l'aspettava affatto; un domani la mucca pazza arriverà anche qui ed ho avuto più di una ragione per conciarlo per le feste.
Nel primo pomeriggio ho chiesto ad un ufficiale di polizia di arrestare tutti i bambini di strada che vagabondando per la città di Nyahururu. Ed avevo ragione. Statistiche alla mano, signori. Lo sanno tutti che vivono di espedienti; prima o poi diventeranno delinquenti. Meglio sradicare la malapianta da subito.
Avrei voluto far arrestare anche tutti gli extracomunitari: ubriaconi e prostitute che non sono altro! Guardandomi attorno, mi son sembrati un po' troppi; sarà per un'altra volta. Comunque maledetti!
Collaboro per un progetto di riforestazione. In serata, quando i lavoratori hanno lasciato i vivai, sono entrato furtivamente ed ho sradicato tutte le piantine: una ad una. Altro che sradicare la povertà; te la do io sulla testa. A che serve aspettare che le piante crescano se poi un domani devono essere tagliate. Meglio farlo subito e non ci si pensa più. E' stata una cosa breve, una guerra lampo, come promesso. Poi le piante crescono velocemente qui all'equatore e magari i lor signori lavoratori riescono a ricavarci qualcosa per poi farsi la casa in pietra e mandare i figli a scuola. E cos'altro poi? Vogliono per caso intaccare il mio livello di vita? Meglio prevenire da subito.
E' quasi notte ed ho una voglia matta di buttar giù la baracca in legno del mio vicino. Che ne dite? Magari non è dentro e vi sono solo i bambini con la nonna che stan già dormendo; ma chi se ne frega? Lui un tempo produceva carbone illegalmente tagliando le foreste e questo mi basta per farmi giustizia da solo. Il fumo del carbone poi arrivava fino alla mia finestra toccando l'aria che respiravo e quindi gli "interessi vitali" del sottoscritto. Che s'è fatto da solo. Ma non ho tempo ora, mi devo togliere tutti i denti sani prima che si carino.
E cosa dovrei fare con mia moglie che oggi è salita sul Monte Kenya per impiantarvi la bandiera della pace assieme ad alcuni iracheni ed americani? Nulla di più dannoso di un insano miscuglio di razze.
Ma cosa crede che una bandiera di pace strattonata dal vento dei 5.000 metri tra i ghiacciai perenni possano fermare il rombo dei motori dei caccia? Ma, dico io, chi se ne frega di uno straccio colorato che grida disperata pace legato su una lancia Masaai. Ora gli toccherà vedere tutte le albe dal Kilimangiaro fino ai tramonti sulle terre Samburu, ove pastori ancestrali pascolano oggi come facevano due millenni fa. Secondo voi, quanto può interessare al Pentagono che lassù, nel Monte considerato sacro dai Kikuyu perché abitato da Dio, è stata recitata stamani una preghiera per la Pace in Arabo, Kiswahili ed Inglese? Quanto può interessare alla Casa Bianca del dialogo interculturale ed interreligioso, della nonviolenza, della sobrietà come stile di vita e quant'altro?
Nulla! Avete visto? Siete anche voi come me. Proprio a me è toccata una social forum, pacifista, giottina, no global, comunista, terrorista, girotondina, equa e solidale, amica dei talebani che prima o dopo mi porta in casa Bin Laden? Ecco chi lo nasconde! Lo sento, è qui in casa. Non ho le prove, ma c'è. Ma poi io di prove non ne ho proprio bisogno. Che faccio; mi autobombardo?

Articolo di Fabio Pipinato



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