Le questioni serie della Riforma Moratti
Gianni Mereghetti - 20-02-2003
Da più parti viene evidenziato che una delle questioni più importanti della riforma della scuola è costituita “dall'effettiva capacità dello Stato di garantire anche nel campo della formazione professionale, per cui vale la competenza delle regioni, "livelli essenziali di prestazione definiti su base nazionale".”

E’ vero, quello della formazione professionale è un banco di prova decisivo per la riforma Moratti dal punto di vista dei cicli scolastici.

Ve ne sono altri che, pur non riguardando direttamente i cicli, sono ugualmente decisivi per il suo funzionamento. Si tratta della questione docente e della definizione dei contenuti, ma ancor prima del dovere che ha questo governo di rendere effettive autonomia e parità scolastica, senza delle quali parlare di riforma è pura demagogia!
Per quanto riguarda gli insegnanti la questione è semplice, una riforma della scuola può camminare solo con insegnanti cui sia riconosciuta giuridicamente ed economicamente una reale professionalità. Oggi non è così, e se verrà firmato il contratto capestro, che i sindacati hanno predisposto e nel quale non si prevede nemmeno la contrattazione separata, gli insegnanti continueranno ad essere impiegati statali, il che significa dire addio ad ogni riforma! Senza il riconoscimento della professionalità docente infatti verrebbe a mancare il soggetto stesso della riforma.
Per quanto riguarda invece ciò che si insegnerà e si imparerà nella scuola della riforma il ministero dovrebbe indicare gli obiettivi fondamentali dal punto di vista disciplinare e pluridisciplinare, e non cadere nell’errore di prescrivere concezioni pedagogiche o indirizzi didattici, lasciando così agli insegnanti la responsabilità di creare i percorsi più efficaci per introdurre gli studenti alla conoscenza della realtà.
Da ultimo per quanto riguarda autonomia e parità il Ministro Moratti non ha altro da fare se non realizzare le leggi di Berlinguer! Per questo occorrono soldi, ma sarebbe miope e scellerato un governo che non investisse prioritariamente in educazione e in istruzione.

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 caedar@tiscali.it    - 23-02-2003
l riconoscimento, anche economico, di una professionalità, non può essere disgiunto da una disponibilità maggiore dei professionisti stessi, sia in termini di tempo, sia nelle definizioni dei carichi di lavoro. Maggiore disponibilità a fronte di maggiore retribuzione. Certo con una percentuale di flessibilità che consenta a chi non può fare di più di continuare a fare secondo le sue possbilità, nella formula del part-time e senza penalizzazioni rispetto alla retribuzione attuale. Bisognerebbe poi legare una parte della retribuzione al'effettivo aggiornamento e crescita della professionalità mediante percorsi formativi seri e riconosciuti, ma forse con una formula diversa dalle famose cento ore per il passaggio di anzianità. Certo sarebbero alcuni correttivi possibili, con aspetti positivi, ma anche con qualche ombra. Immagino che i colleghi che già oggi si sentono oberati di lavoro, fatichino a pensare una maggior disponibilità, dubito che accetteranno molti prossimi alla pensione di rimettersi in gioco per percepire uno stipendio più elevato... ma magari può anche accadere il contrario.
Certo che con le ristrettezze dettate dai tempi attuali pensare ad un miglioramento notevole della parte economica può sembrare utopistico e quindi anche la piattaforma sindacale cerca di portare a casa qualcosa, quello che può, senza poi offrire molto in cambio, pena la rivolta della base. Dall'altra pensare di fare le nozze con i fichi secchi è davvero inconcepibile... la conseguenza potrebbe essere un ulteriore rinvio di una possibile riforma complessiva della scuola.
Un altro problema è che una legislatura non basta per fare una riforma. Non sto parlando della attuale legislatura, ma della passata. In cinque anni non si è riusciti ad andare a regime con la riforma. Serve la speirmentazione, da questa l'iter parlamentare con ulteriroi correttivi e sperimentazioni fino al traguardo finale. Solo una forza politica che riesca a governare per due legislature può, nelle attuali situazioni, riuscire a varare e avviare una riforma. E questo potrebbe diventare un grosso limite in un sistema bipolare come l'attuale che prevede quasi fisiologicamente un'alternanza tra i due schieramenti.
Speriamo comunque in bene.

 ilaria ricciotti    - 24-02-2003
Ogni volta che si cambia governo, secondo alcuni, si dovrebbe cambiare di sana pianta ciò che ha tentato di fare il governo precedente?
Sarebbe assurdo ed anche , a mio avviso illecito.
Il governo Berlinguer non ha cercato di cancellare completamente ciò che i vari governi avevano attuato in materia scolastica, ma ha cercato di partire proprio da quanto era stato da loro "partorito". Questo governo, a quanto si legge, al contrario sta cancellando quasi tutto . Per quanto concerne la professionalità docente, essa non è legata soltanto agli aumenti salariali: chi non ha scelto questa "professione perchè motivato potrà ricevere anche 3000 euro al mese, ma continuerà a provocare danni. La questione, che molti operatori non vogliono accettare, è che bisogna in qualche modo dimostrare ciò che si fa, come si fa ed anche nei confronti di chi si stanno proponendo certe "lezioni" frontali o altre attività. Gli studenti di oggi non sono quelli di 30 anni fa e nemmeno quelli di 3 anni fa. Ognuno di loro è diverso dall'altro e l'insegnante non può, anzi non deve non conoscere le caratteristiche psico-fisiche di quesgli esseri umani con cui tutti i giorni, nel bene o nel male stabilisce delle relazioni. Chi disconosce questo è necessario che cambi mestiere e la riforma Moratti dovrebbe prevedere, nei casi di mancato rispetto nei confronti degli utenti minorenni, anche il licenziamento.E' ora che certi insegnanti la smettano di considerarsi "baroni", quelli che hanno "il coltello dalla parte del manico", che ogni volta che aprono bocca per rimproverare o fare apprezzamenti sugli studenti hanno sempre ragione loro, specialmente se appartengono a scuole di ordini più "elevati". Basta con questi atteggiamenti indegni di una categoria preposta ad educare e non a lucidare oggetti o ad aggiustarli. Di fronte a noi ci sono PERSONE che il più delle volte non possono e non sanno difernersi, ma che aspettano da noi di essere amate, comprese ed aiutate insieme ad i genitori a crescere.

 ilaria ricciotti    - 26-02-2003
La scuola riformata non presuppone una legislatura allungata.
Come si vuole una magistratura separata,
lo stesso dovrebbe essere per una scuola rinnovata.
I vari governi...
non devono mettere le mani sulle menti.
La scuola è un'istituzione
che non deve essere assoggetta al padrone.

Mi rifiuto di pensare che ogni governo cancelli in materia scolastica tutto ciò che ha tentato di fare il governo precedente. In questo modo non si potrà andare avanti.
Chi sarà a rimettersi in gioco per una valida scuola rinnovata?
Tutti coloro che da sempre hanno creduto nell'importanza di una Istituzione chiamata SCUOLA, che è prerogativa di una società civile.
Più i giovani sanno, più la società progredisce.
Meno i giovani sanno, più i pochi acculturati potranno gestirsi il potere a loro uso e consumo.
Perciò abbiamo bisogno di avere più giovani diplomati
e laureati, come avviene in molte nazioni europee.
Ilaria