breve di cronaca
"Sei come Osama": nordafricano picchiato a scuola
Corriere della sera - 25-10-2001
«Sei come Osama» Giovane magrebino picchiato a scuola

Vigevano, preso a schiaffi e pugni da due compagni Il padre in lacrime: l’Italia è il mio Paese, non capisco

di Laura Guardini
DAL NOSTRO INVIATO
VIGEVANO (Pavia) - «Guardalo, sei come lui. Tornatene nel tuo Paese, terrorista, musulmano di m...» E poi pugni, calci e botte, la testa sbattuta contro un muro. Non erano ancora le otto di ieri mattina quando uno degli studenti nordafricani dell’Istituto Roncalli di Vigevano è stato aggredito da due compagni di scuola italiani che gli hanno letteralmente sbattuto in faccia una fotografia - forse scaricata da Internet - di Osama Bin Laden prima di pestarlo. Ora il ragazzo è nel reparto Pediatria dell’ospedale Civile, con dieci giorni di prognosi.
I carabinieri di Vigevano hanno ricostruito l’accaduto in base al racconto del ragazzo, che non ha ancora compiuto i 16 anni, e alla denuncia di suo padre, operaio fonditore. Ora sarà il Tribunale per i minori di Milano a prendere provvedimenti nei confronti dei due ragazzi indagati, che hanno 15 e 14 anni. A loro carico si profila, comunque, l’accusa di lesioni personali.
Ieri, come ogni mattina, il ragazzo magrebino era sceso dal pullman che, con alcuni amici, lo porta a Vigevano da Cassolnovo, il paese dove vive con il padre e due sorelline, nel Pavese. La madre del ragazzo è morta, un secondo matrimonio del padre non è durato.
Il gruppetto di studenti si era avviato attraverso il centro della città - siamo a due passi dalla piazza Ducale - verso via del Popolo, dove ha la sua sede centrale l’Istituto professionale Roncalli. All’angolo con corso della Repubblica, a pochi metri dall’antica chiesa di San Pietro Martire e dal portone della scuola, sono sbucati i due ragazzi italiani, in mano la foto di Bin Laden. Agli insulti hanno fatto seguito i primi spintoni. Il ragazzo marocchino - diverse voci, che chiedono l’anonimato, vogliono che sin dall’inizio dell’anno scolastico abbia dovuto sopportare insulti e sgarbi - ha abbozzato una reazione, che è servita solo a far infuriare di più i suoi aggressori. Uno lo ha bloccato da dietro, tenendogli le braccia, in modo da permettere all’altro, il compagno di classe, di picchiare sodo in faccia. Più tardi i carabinieri si troveranno davanti un viso segnato da tumefazioni all’arcata sopraccigliare sinistra e alla mandibola destra: ma dovrà passare ancora del tempo perché, al suono della campanella, tutti i ragazzi si sono avviati verso la scuola e sono entrati in classe.
Provocazioni e insulti non erano finiti. Così, durante la lezione della prima ora, spaventato e dolorante, il ragazzo marocchino ha chiesto all’insegnante di uscire: poco dopo, dalla segreteria è partita una telefonata al padre del ragazzo, Brahim, 53 anni. A quell’ora - verso le 9 del mattino - l’uomo è in casa a riposare, di ritorno dal turno di notte in fonderia. E’ arrivato alla scuola poco dopo: «Quando ho visto la faccia di mio figlio ho pianto», racconta. «Sono in Italia da 14 anni, ormai questo è il mio Paese. Non capisco».
Poi ha preso suo figlio e l’ha portato in caserma: i carabinieri del capitano Stefano Bosi hanno voluto prima di tutto andare in ospedale, dove i medici hanno trovato anche un leggero trauma cranico e deciso, per precauzione, di trattenere il ragazzo.
A scuola, intanto, la giornata è continuata normalmente, forse anche perché pochi sapevano dell’episodio avvenuto in strada. «Ma non abbiamo mai avuto episodi di razzismo-ha detto il preside Luigi Toscani. - E anche questo, in fondo, potrebbe essere solo un litigio tra adolescenti». Anche all’uscita da scuola sono parecchi gli studenti a sperare che sia così: «Altrimenti sarebbe troppo brutto, troppo ingiusto».
A Vigevano, 60 mila abitanti, la presenza degli immigrati è una realtà da molti anni: tra i 1.500 extracomunitari che vivono in città, il gruppo più numeroso è quello degli egiziani, ma sono parecchi anche i marocchini e i tunisini; molti di loro fanno capo alla comunità islamica El Amal. Sono operai e muratori, ben integrati: anche se l’episodio di ieri fa ricordare l’aggressione subìta l’anno scorso a Pavia da un marocchino picchiato «per punizione» da un gruppo di ragazzi italiani.

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