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La guerra delle bandiere
La Repubblica - 13-02-2003

ROMA - Costano cinque euro. Sono colorate di blu, celeste, viola, verde, giallo, arancione e rosso. Ogni colore una striscia orizzontale. Come l'arcobaleno. Sono le bandiere della pace che già sventolano qua e là dalle finestre e dai balconi italiani. E che dovrebbero sventolare a centinaia di migliaia sabato prossimo, durante la manifestazione contro la guerra all'Iraq in programma a Roma. Intanto è sicuro che le bandiere della pace stanno diventando un caso politico. Perché il governo, appellandosi alla legge del 1998 che disciplina la materia, non vuole che vengano esposte dai palazzi dove hanno sede Comuni, Province, Regioni e affini. Desiderio niente affatto assecondato - anzi esplicitamente disatteso - in molti di questi Enti locali.

Talvolta ad esporre il vessillo arcobaleno sono gli stessi sindaci o presidenti di Regione. Come sta accadendo a Firenze. In altri casi - vedi Bologna - la bandiera a sette colori viene esposta da singoli consiglieri comunali, ma lo stesso si scatena la bagarre.

Il "caso" nasce da una risposta di Palazzo Chigi al quesito posto nei giorni scorsi dai prefetti di Belluno e Reggio Emilia. Che hanno chiesto al governo come comportarsi in caso di esposizione di bandiere dalle sedi delle istituzioni locali. Ebbene, secondo l'esecutivo quei vessilli non possono essere esposti, anzi chi lo fa rischia di commettere in prima persona il reato di vilipendio della bandiera dello Stato.

Secondo Palazzo Chigi, infatti, in ballo c'è la violazione della legge del 1998, che prevede che possano essere esposte dalle sedi pubbliche le bandiere di Italia, Regioni, Enti locali, Unione Europea e, solo "in casi particolari", di Stati esteri. E che invece sia proibito esporre "simboli privati", come insegne di partito o di associazioni.

E' così che inizia "la guerra delle bandiere". Con la Cgil toscana che parla di "una voglia strisciante di autoritarismo", e i verdi che rispondono al governo dicendo che il divieto "è assolutamente illegittimo". Per il deputato Paolo Cento, infatti, la legge del 5 febbraio 98 non vieta questa possibilità, ma diversamente e più correttamente si limita a "non prevedere che su edifici pubblici possano essere esposti simboli privati".

Il sindaco di Firenze Leonardo Domenici (che ha srotolato dalla finestra del suo ufficio uno striscione arcobaleno), spiega che la bandiera della pace non è un vessillo privato, ma il simbolo di un valore sancito dalla Cosituzione. E per tutta risposta il coordinatore cittadino di Forza Italia, Paolo Amato, ha già esposto la bandiera a stelle e strisce degli Usa dalle finestre della sede del suo partito.

Ancora più aspri i toni in Emilia Romagna. Mentre il consiglio provinciale di Bologna, tra le proteste di An e Fi, vota un ordine del giorno per esporre la bandiera della pace, il clima è incandescente nell'aula del consiglio regionale, dove i rappresentanti dell'opposizione di centrodestra hanno addirittura abbandonato i lavori. Qui il presidente dell'assemblea Antonio La Forgia ha deciso che le bandiere vanno tolte, ma i consiglieri di Rifondazione non sembrano intenzionati a farlo rapidamente.

A Milano, invece, protestano i consiglieri regionali dell'Ulivo, che sono all'opposizione: stanno partecipando ai lavori indossando brandelli iridati della bandiera della pace in segno di protesta contro la "direttiva" di Palazzo Chigi.

E da questo pomeriggio i colori dell'arcobaleno sventolano sul Campidoglio, sede del Comune di Roma. "La bandiera della pace - promette il sindaco Veltroni - da noi continuerà a sventolare".


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 Giocondo Busico    - 13-02-2003
Adesso la bandiera della Pace diventa di parte.


Dopo aver assistito per molti giorni allo sdoppiamento di personalità di
quasi tutto il Governo Italiano, che a destra preparava la guerra e a
sinistra diceva di lavorare per la pace finalmente si capiscono le reali
intenzioni di Berlusconi e "compagni".


Infatti esporre la bandiera della pace davanti a qualsiasi edificio
pubblico secondo un parere della segreteria del presidente del Consiglio
configurerebbe i reati di vilipendio al Tricolore (Bossi docet!) e abuso
d'atti d'ufficio. Nel parere espresso dal Governo, sollecitato da diversi
prefetti, si legge anche che non possono essere affisse "bandiere di parte"
(non sapevo che la pace fosse di parte ma è sempre bene imparare). Il
pretesto per tentare di oscurare il dilagare delle bandiere della pace
sembra sia arrivato dall'interpretazione del decreto presidenziale 121 del
2000, che però regolamenta solo l'esposizione di vessilli che rappresentano
i vari stati e non vessilli diversi (come quello della pace).


Comunque sia, pare che le Amministrazioni che hanno esposto la Bandiera
della Pace "di parte" non sembrano proprio intenzionate a tornare indietro
mentre il Governo ha finalmente scoperto le carte: ha implicitamente
dichiarato di essere guerrafondaio (se qualcuno non aveva ancora capito,
ecco finalmente rivelato l'arcano).


C'è però un problema. Secondo la "Gerarchia delle Leggi" la Costituzione
Italiana vien prima di un semplice decreto presidenziale e questa all'art.
11 recita così: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle
limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace
e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo".




Pace a tutti.