«Ai Grandi del mondo»
"La Sicilia" - 10-02-2003
«Repetita iuvant»: il vecchio detto latino, sull'utilità della ripetizione, bene si adatta in occasioni come queste, quando necessita porre un muro insormontabile chi intende dichiarare guerra. E il fronte di coloro che dicono no al conflitto diventa sempre più numeroso e più forte. Come abbiamo già avuto modo di dire, sono i giovani quelli più impegnati a far sentire la propria voce, nelle sedi di potere, in un corale «no alla guerra».
Come gli studenti del I° Istituto comprensivo «Danilo Dolci» di Priolo, che hanno scritto un documento, indirizzato ai «Grandi del mondo». nella lettera della scuola, che comprende la materna, l'elementare e la media, si legge un accorato appello, ma anche un saggio invito alla ragionevolezza. «In un mondo come il nostro, in cui la ricerca, il progresso, la tecnologia sono riuscite a sconfiggere malattie un tempo mortali, si parla di guerra, unica malattia mortale che ancora non si è riusciti a debellare. Voi che siete i Grandi del mondo, accogliete l'appello di pace che vi giunge da noi, che grandi non siamo, ma che crediamo nei valori della vita, e condanniamo la morte, il dolore e l'annientamento».
Questo documento è solo uno dei tanti giunti alla sede dell'Associazione internazionale per l'educazione alla pace. Con più di diecimila firme, giovani non solo di tutta la Sicilia, ma anche del resto d'Italia, e persino americani, hanno fatto pervenire le loro lettere-appello al prof. Bruno Ficili, presidente dell'associazione, perchè le possa far arrivare fino a Bush, Saddam Hussein, Arafat e Sharon.
«Questi giovani non vogliono più vedere le tragiche immagini provenienti dalle terre di guerra. Non vogliono più vedere versare sangue di bambini innocenti - commenta Bruno Ficili. - La voce che si leva da Siracusa, esprime un profondo senso di solidarietà umana, e vuole essere una voce di speranza rivolta a chiunque possa impegnarsi per riportare il sorriso e la vita». Ma per il prof. Ficili, ci che è più significativo e come «mai quanto in questo momento, ho avuto la percezione di una così forte volontà dei giovani a non volere più guerre». E le tante lettere, o raccolte firme, o iniziative per la pace, ne sono la più fedele testimonianza.





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