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Allarme arancio
La Stampa - 08-02-2003
DUELLO DIPLOMATICO FRA WASHINGTON E PARIGI SULL'APPROVAZIONE DI UNA SECONDA RISOLUZIONE ONU

America blindata, stato d´allarme a livello arancio
Bush: il Consiglio di Sicurezza dia un ultimatum di due settimane a Saddam




La guerra in Iraq si avvicina e l'America si blinda nel timore di subire devastanti attacchi terroristici da parte di Al Qaeda mentre sul fronte diplomatico è duello fra Washington e Parigi sull'approvazione di un seconda risoluzione Onu che dia luce verde all'intervento militare. La Casa Bianca ha approvato lo stato «Orange» (arancione) di allerta nazionale: è il livello «alto» nella scala di pericolo creata dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, inferiore solo a «Red» (rosso). L'ultima volta che venne dichiarato, nel settembre scorso, l'Fbi catturò a Buffalo, nello Stato di New York, un commando di yemeniti legati ad Al Qaeda. Le «informazioni accurate» in possesso dell'intelligence indicano una coincidenza con il periodo del pellegrinaggio annuale alla Mecca dei musulmani e riguardano tre minacce diverse, rese note dal ministro della Giustizia John Aschroft: contro «obiettivi soft» come case, edifici, alberghi, metropolitane e luoghi pubblici in genere; contro «luoghi importanti per l'economia nazionale»; con l'uso di sostanze chimiche, batteriologiche e radiologiche simili alla ricina trovata in possesso di un cellula di Al Qaeda in Gran Bretagna. «Non vi chiediamo di modificare le vostre vite - ha dichiarato il ministro della Sicurezza Interna, Tom Ridge, con a fianco il capo dell'Fbi Robert Mueller - ma è opportuno prendere delle precauzioni banali come quella di sapere sempre dove si trovano i propri famigliari perché l'attacco può avere tante forme differenti». L'allarme è scattato dal monitoraggio dei gruppi fondamentalisti islamici in quattro continenti: c'è grande fermento e centinaia di militanti sarebbero in movimento con l'obiettivo di colpire fra fine febbraio e inizio marzo, quando potrebbe iniziare la guerra in Iraq. Il capo della Cia, George Tenet, aveva previsto questo scenario lo scorso ottobre ed ora l'Fbi parla del rischio di «attentati multipli in America» capaci di far impallidire il crollo delle Torri Gemelle. Alla Casa Bianca non si esclude un attacco cibernetico in grande stile, per paralizzare i centri militari a guerra iniziata. La procedura «Orange» sul territorio americano è scattata sin da ieri all'alba: la sicurezza attorno a tutte le basi militari è stata elevata da «Alfa» a «Bravo», aumentate le pattuglie aeree nei cieli e quelle antiterrorismo nelle grandi città e negli aeroporti, 20 mila uffici ed agenzie alle dipendenze di Ridge sono in stato di allerta, a New York controlli straordinari nella metro. Il Dipartimento di Stato ha annunciato la drastica riduzione del personale diplomatico in tutto il Medio Oriente. L´Fbi sta dando la caccia al pakistano Mohammed Khan, 36 anni, entrato illegalmente nel 2001, sospettando che sia stato inviato da Bin Laden. L'allarme è anche per tutti i cittadini americani all'estero: bisogna fare attenzione a luoghi pubblici e manifestazioni nel timore di aggressioni personali e attacchi suicidi. La finestra di rischio all'estero si chiuderà il 4 maggio, quando la guerra in Iraq dovrebbe essere finita. Il timore di attacchi coincide con il conto alla rovescia della crisi irachena. I diplomatici britannici hanno iniziato a redigere il testo di una nuova risoluzione Onu che dovrebbe autorizzare l'attacco. Bush preme: «L'Onu deve agire, Saddam ha già violato la risoluzione 1441 approvata solo 90 giorni fa». La scelta di puntare sulla cornice Onu risponde agli umori dell'opinione pubblica: 7 americani su 10 sono per l'attacco ma la metà vuole l'assenso delle Nazioni Unite. Washington chiederà al Consiglio di Sicurezza di votare il nuovo testo dopo il 14 febbraio, quando i capi degli ispettori - Hans Blix e Mohammed El Baradei - presenteranno il secondo rapporto al ritorno da Baghdad, dove arrivano questa mattina. La Francia resta la principale avversaria dell'uso della forza e duella apertamente con gli Stati Uniti: il presidente Chirac minaccia il veto ed ha telefonato al leader cinese Jiang Zemin, quasi contemporaneamente a quanto fatto da Bush, per avere il suo assenso. Anche Mosca esita. La strategia di Bush e Blair è di arrivare al voto tentando di ottenere da Chirac, Putin e Jiang almeno l'astensione. A tal fine «abbiamo appena iniziato a lavorare sul linguaggio», dice il portavoce della Casa Bianca, Ari Fleischer. Un'ipotesi è di limitarsi a riscontrare che Baghdad ha commesso una «violazione materiale» della precedente risoluzione 1441, approvata all'unanimità, che prevede «serie conseguenze» ovvero l'intervento armato. Se invece il rapporto degli ispettori del 14 febbraio sarà «sufficientemente duro» - come osserva un diplomatico europeo all'Onu - si potrebbe avere un nuovo voto all'unanimità. Gli Usa vorrebbero nel testo anche un chiaro ultimatum a Baghdad, per un massimo di 14 giorni. Blix resta l'uomo decisivo e mette pressione su Saddam: «Mostra cooperazione ma voglio che faccia molto di più». Sul fronte militare anche la quinta portaerei americana - la Uss Kitty Hawk - sta facendo rotta verso il Golfo, dove i soldati Usa a fine mese potrebbero arrivare a 200 mila grazie a due nuovi ordini di mobilitazione di 60-70 mila unità. Gli inglesi hanno già un contingente di 40 mila uomini e questo lascia intendere che è stata pianificata una guerra condotta solo con truppe anglosassoni. La Turchia potrebbe dare il suo contributo occupando il Kurdistan iracheno ma - secondo il «New York Times» - i leader curdi locali sono decisamente contrari e Washington sarebbe impegnata in una difficile mediazione.

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