L'assessore regionale all'Istruzione in Veneto, il leghista Serrajotto, invita le scuole a non esporre la bandiera multicolore della Pace. "Si fa politica" spiega. E si apre la polemica.
VENEZIA - Non c'è "pace" per le scuole. Almeno non quella che, in questi giorni, sotto forma di bandiere colorate come l'arcobaleno, sta invadendo i balconi e le finestre d'Italia.
Il drappo variegato infatti, con la scritta in bianco "Pace", più che un appello al dialogo e alla tolleranza tra popoli e religioni, rappresenterebbe un messaggio "politico", con il quale condizionare le giovani menti degli scolari italiani.
Ecco perché la Lega Nord, nella persona di uno dei massimi esponenti del Veneto, l'assessore regionale alla Cultura e all'Istruzione Ermanno Serrajotto, ha deciso di bandirla dagli istituti scolastici, accusandola di veicolare un messaggio politico. Una decisione che apre la strada alle polemiche. Perché Serrajotto, per l'occasione, ha preso carta e penna e stilato un comunicato di fuoco puntando il dito contro i "fini strumentali e politici" che la bandiera incriminata rappresenterebbe. E siccome Serrajotto, oltre che assessore all'Istruzione e alla Cultura, ha la delega anche per "l'identità veneta", il comunicato si conclude con l'invito a esporre: "La bandiera regionale", al fianco, ca va sans dire, del tricolore e di quella europea. Un gran pavese, insomma,dal quale viene esclusa soltanto la bandiera multicolore.
"La Pace - scrive Serrajotto - non deve essere pretesto per fare politica. Per quanto possa essere condivisibile sul piano dei principi la tensione ideale verso la pace viene quasi sempre piegata a fini strumentali e politici e le scuole sono il luogo dove non si deve fare politica". Con gli scolari, invece, sempre secondo l'assessore veneto, andrebbero "affrontati anche i problemi della guerra e i contesti che portano a sitazioni di conflitto, per comprendere, apprendere e crescere sul piano personale".
Intervistato dal Gazzettino veneto,. Serrajotto si preoccupa di precisare che il suo intento non è assolutamente "contrario alla pace", ma semmai all'esposizione della bandiera, che "veicola un'emozione" in un luogo improprio.
Meglio - dice - portarle in piazza. Di certo però, l'appello non è passato inosservato. Anche perché per molti, la Pace, insieme alla tolleranza e al rispetto per gli altri, sono quei valori che ciascuna scuola dovrebbe insegnare ai propri alunni.
Il primo a infiammarsi, è il prosindaco di Venezia, in quota ai Verdi, Gianfranco Bettin: "Serrajotto non sa quello che dice - attacca - ed è singolare che un'affermazione del genere venga fatta da una persona che appartiene a un partito che mette perfino i bambini in camicia verde".
Massimo Cacciari, esponente Ds ed ex primo cittadino della Laguna, è ancora più caustico: "Smettiamola - dice - di chiedere il permesso anche per fare pipì. Se uno è giunto al punto da ritenere la bandiera della Pace un mezzo per fare politica, mi sembra che non ci sia modo di colloquiare. Le scuole espongano quello che vogliono".
Qualche imbarazzo, anche tra i colleghi di coalizione. Carlo Alberto Tesserin, esponente veneto di Forza Italia, getta acqua sul fuoco: "La Pace è un fatto positivo - afferma senza peraltro trovarsi in contraddizione con Serrajotto - basta non strumentalizzarla".
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