Albanese - 21-10-2001 |
Credo che questo problema deve essere discusso con i Sindacati e i Colleghi, non solo con il Ministro. In qualche Paese alcuni Docenti che non hanno correzione di compiti devono mettere a disposizione della scuola un certo numero di ore settimanali. I Sindacati si sono preoccupati di livellare tutti, dimenticando il carico di lavoro di alcuni docenti rispetto ad altri. Ho visto qualche contratto che prevede un compenso a parte per i compiti scritti previsti dall'ordinamento scolastico. Quanti colleghi della sua scuola sarebbero favorevoli ad equilibrare il carico di lavoro che comportano le diverse materie? |
prof.e.pietra - 21-10-2001 |
per affrontare la questione legata alle prove scritte, con un minimo di intelligenza, si potrebbe affrontare la questione stessa; in particolare io credo e sostengo da tempo che occorre potenziare lo stipendio dei poveri docenti che spesso impegnano le serate e le nottate per correggere le prove scritte; come? basterebbe introdurre nel lor stipendio, oppure nel budget di istituto, una quota da destinarsi a tale mansione; ad esempio un docente che impegna decine o centinaia di ore annuali per tale mansione e non viene assolutamente compensato potrà avere la maggiorazione di una quota percentuale da stabilire su contrattazione di istituto; ad esempio le 150 ore destinate mediamente alla correzione dovrebbero essere remunerate con un compenso del 30/40 % in più sulla quota oraria.ne deriverebbe un compenso annuale pari ad una mensilità, che forse ripagherebbe il differenziale orario tra il mio collega di ed.fisica ( solo per citarne uno...) e le prestazioni dovute ad una incombenza particolarmente delicata e complessa come è quella legata alle prove scritte. |
Luciano LISCIO - 22-10-2001 |
Caro collega, la Moratti ha avanzato proposte su cui si è poi impegnata a fare marcia indietro. Ma l'oggetto del contendere non è quello da te indicato ma soprattutto l'assenza di un piano di investimenti nel settore scolastico e una politica di penalizzazione del settore pubblico a vantaggio del privato (paritario). Saluti |
Francesco Arnao - 23-10-2001 |
Complimenti, al prof. Edoardo De Carli. Se tutti i suoi collleghi avessero la sua professionalità e il suo coraggio di scrivere lettere del genere alla signora ministro moratti (il minuscolo non è casuale) non avremmo queste condizioni umilianti per il personale docente valido. Un marito di una insegnante precaria di Latino. Buona giornata. Francesco Arnao Dipendente al Ministero del Tesoro - Roma - |
Pierina Carroni - 24-10-2001 |
Mi sono riconosciuta pienamente nel discorso fatto dal collega. Anch'io insegno Italiano e Latino in un Liceo Classico da circa 20 anni. Vedo ogni giorno crescere il carico di lavoro, avverto un progressivo, crescente, insostenibile ormai carico di responsabilità: spetta sempre all'insegnante di Italiano curare- è il suo mestiere!- le competenze espressive, preparare i ragazzi ad affrontare le nuove prove dell'Esame di Stato. E' sempre loro compito - sanno scrivere!- stilare i verbali, le programmazioni di classe, il Documento del 15 maggio. Via! Chi meglio di noi può spiegare ai ragazzi come preparare una relazione, impostare la tesina, guidarli in attività di scrittura onnicomprensiva? Se poi, come spesso accade, si ricopre il ruolo di docente vicario, si fa parte- ma come ci si può sottrarre?- di un numero incredibile di commissioni - non si può fare a meno di un'insegnante che è responsabile di una materia caratterizzante un indirizzo- i conti sono presto fatti. Alla quantificazione perfetta del collega - anche se è quasi vietato lamentarsi dei compiti da correggere e delle lezioni o attività varie da preparare, siamo professionisti!- vanno aggiunte non ore, ma pomeriggi interi trascorsi a scuola. E non pretendiamo che tutto venga riconosciuto ai fini del compenso incentivante! i soldi sono limitati e vanno distribuiti a tutti, altrimenti chi si farà carico in futuro delle attività al'interno della scuola? Sono preferibili le attività sportive retribuite con i fondi del Perseus o i corsi di recupero pomeridiani e quindi pagati. Proporzionalmente è più conveniente fare di meno, quel poco in qualche modo potrà essere riconosciuto, non certo la partecipazione a corsi di aggiornamento che "con gioia" frequentiamo perchè abbiamo un maledetto senso del dovere e del rispetto per la nostra professionalità: tra un pò ci chiederanno di pagarli, visto che è un favore fatto al nostro bisogno irrefrenabile di conoscenza. Devo confessare che mi sento sempre più beffata, sfruttata e quindi arrabbiata. E' vietato però anche lamentarsi, sarebbe compromessa la nostra immagine di persone vocate a......... preferisco non dirlo saluti. Una docente sarda |