breve di cronaca
La Moratti commissaria il Cnr
L'Unità - 02-02-2003


Un altro venerdì “barricadero” per i ricercatori italiani, schierati in massa contro la Moratti. Venerdì nero, tascorso in assemblee e mobilitazioni in tutta Italia contro i piani del governo e concluso con l’annuncio da palazzo Chigi che il Consiglio nazionale delle ricerche sarà commissariato. Contestato, osteggiato in tutti i modi dalla comunità scientifica, il decreto che riscrive i rapporti tra l’esecutivo e la comunità scientifica, mettendo mano - senza alcuna consultazione - al riordino del più grande ente di ricerca italiana è stato approvato in serata dal Consiglio dei ministri, insieme ad altri due decreti che riguardano l’assetto dell’Istituto nazionale di astrofisica e dell’Agenzia spaziale italiana.

«Adesso non resta che accelerare e inasprire la protesta», rispondono «stupefatti» i ricercatori italiani, che hanno sperato fino all’ultimo in un ripensamento: «Credevamo che una così vasta mobilitazione avrebbe indotto almeno a un confronto». E invece no, il governo ha usato il pugno di ferro. «Decisione deplorevole», commenta il premio Nobel Rita Levi Monalcini. «Adesso speriamo in un intervento del presidente Ciampi», rilancia il fisico Carlo Bernardini.

Intanto tutta la comunità scientifica si prepara ad andare alla fase più aspra dello scontro. Pronto a dimettersi Flavio Toigo, presidente dell’Istituo nazionale di Fisica della materia, una struttura «modello», anche secondo il ministro, che, secondo il decreto appena approvato, scomparirà nei meandri del nuovo Cnr: «È un ultimo segnale che provo a mandare al governo che però non sembra vedere né me né i molti che si stanno opponendo a questa decisione insensata».

Mentre non ha nessuna intenzione di andarsene l’attuale presidente del Cnr, Lucio Bianco. «Il commissariamento del Cnr è un atto illegittimo, oltre che di tracotanza», contesta Bianco e promette: «Farò opposizione al provvedimento, non per ragioni personali, ma perché anche il governo deve rispettare le regole».

Ma l’esecutivo ha già disposto altrimenti. Sarà Adriano De Maio, già consigliere del ministro per l’università e rettore della Luiss, a guidare la transizione verso il nuovo corso che prevede controllo stretto su tutta la ricerca pubblica e per gli scienziati italiani azzeramento di ogni rappresentanza. Nel “nuovo Cnr”, retto ad interim da De Maio, il ministro potrà contare su un apparato burocratico di fiducia, composto da un Consiglio d’amminsitrazione blindato e da 15 direttori che controlleranno l’attività di ricerca. Ci sarà posto per molti nel carrozzone Moratti, che per il momento si accinge a nominare ben tre subcommissari al fianco di De Maio. E la corsa per accaparrarsi i posti è già cominciata. Basta guardare il drappello che nelle ultime ore si è compattato attorno al “contestatissimo” decreto. Un piccolo fronte del sì, guidato dal presidente dell’Istituo di ottica applicata, Fabio Pistella, già consigliere del ministro Moratti, con una stanza al ministero e un piede già dentro il Cnr. Sperava di essere l’unico vicecommissario e invece dovrà dividere una poltrona a tre posti, attrezzata per non scontentare nessuno nella maggioranza. Papabili Boschi e il fisico Paolo Blasi.

Il fronte del “no” è infinitamente più vasto. Conta premi Nobel, scienziati di chiara fama internazionale, centinaia di persone illustri che hanno già firmato tutti gli appelli che era possibile rivolgere. E hanno scritto anche al presidente della Repubblica, perché il peggio sia scongiurato. «Nessun dorma», dice un decano della scienza, Giorgio Salvini, presidente onorario dell’Accademia dei Lincei, che in queste ore sembra vestire i panni del comandante partigiano. E infatti non dorme nessuno. Ora c’è un fine settimana per incassare il duro colpo. Poi l’appuntamento sarà per tutti a Roma, sotto Montecitorio: manifestazione nazionale, per riconsegnare gli strumenti di lavoro a chi ha deciso di smantellare la ricerca.

Preparano le barricate i ricercatori italiani, ma anche le valigie per lasciare l’Italia. Nell’emergenza, l’Infm di Trieste si è trasformata in una vera e propria agenzia di emigrazione, che raccoglie le domande dei transfughi e attiva i contatti con i laboratori stranieri. In 36 ore, all’indirizzo adesione@tasc.infm.it sono state raccolte oltre 600 nomi. E dall’estero cominciano già ad arrivare le offerte: primo a rispondere, il Massachusetts Institute of Technology. La fuga in massa dei cervelli italiani si annuncia come il primo risultato della riforma Moratti. Una minaccia, un segnale di protesta, ma anche un fatto di buon senso. «Qui in Italia il prossimo anno il nostro lavoro è a rischio», avverte Giorgio Parisi, uno dei primi ad aderire al piano “fuga” che a Roma dirige un laboratorio di Fisica che fa capo all’Infm: quindici giovani ricercatori e venti «senior», che improvvisamente rischiano di ritrovarsi senza futuro e nel frattempo sono in cerca di vie di fuga.

«Andandocene, mettiamo il governo di fronte alle sue responsabilità - dice Giorgio Parisi, che ha già scelto Parigi per espatriare -. Non si può giocare con gli scienziati come se fossero pedine da spostare a suo piacimento per portare avanti giochi di potere». Gli istituti di ricerca nascono autonomi, spiega lo scienziato: «se il governo viola la loro autonomia bisogna reagire».

L’ultimo round è ancora da giocare. Perché approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri, il piano Moratti sarò sottoposto all’esame delle commissioni parlamentari. E lì l’opposizione si prepara a dare battaglia.

Mariagrazia Gerina


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 ilaria ricciotti    - 04-02-2003
Il documento si commenta da solo. La ricerca, la scuola, la sanità, la magistratura, i disoccupati etc..., ma noi poveri italiani resistiamo ancora. Sopportiamo con pazienza tutto ciò che si sta verificando e di più: che, oltre alla partenza dei cervelli , partano i nostri giovani soldati.Le parole fanno fatica ad uscirmi da dentro, mi sento profondamente svuotata. Nessuno parla, si esprime, ed allora sono arrivata alla conclusione che noi italiani simo felici così.
Ed allora ben venga di tutto e di più. L'unico mio rammarico è rivolto ai bambini ed ai giovani che dovranno costruire il loro futuro. Come sarà?