Insegnamento e libertà
Professione Docente - 16-01-2003

Intervista al prof. Carlo Marzuoli

In questa intervista, il professor Carlo Marzuoli, docente di Diritto amministrativo presso la Facoltà di Giurisprudenza di Firenze, chiarisce i termini costituzionali della libertà di insegnamento. Ringraziamo il Professore per il sapiente e prezioso contributo, che ci ha fornito con generosa e disinteressata disponibilità.

b>1) Professor Marzuoli, alcune improvvide (e purtroppo ricorrenti) iniziative di certi politici, in merito ad un auspicato controllo del Governo sui libri di testo - in particolare sui testi di Storia del ‘900 - ripropongono, all’ attenzione di tutti, il problema della “libertà di insegnamento”.
A Suo parere, può essere messa in discussione, oggi, la libertà d’ insegnamento?

La libertà di insegnamento è un diritto di libertà riconosciuto e garantito dalla Costituzione. Dal punto di vista giuridico non può essere messo in discussione né oggi né domani.
L'idea che la Costituzione sia tutta rivedibile è (giuridicamente) sbagliata. Può essere cambiata, ma solo in certe parti, ed entro certi limiti. Ad esempio, si possono rideterminare le disposizioni riguardanti la ripartizione di funzioni e di compiti fra i pubblici poteri, come appunto è avvenuto con il nuovo Titolo V; non si possono invece alterare i diritti fondamentali di libertà.
La libertà di insegnamento rientra fra questi diritti. Un qualsiasi nuovo testo che dovesse sopprimere o inquinare la libertà di insegnamento (o altri valori giuridici come la libertà di coscienza; la libertà di manifestazione del pensiero; l'eguaglianza senza distinzione di sesso, di razza, di lingua ecc.; l'indipendenza dei giudici; ecc.), in alcun modo potrebbe essere ricondotto all'identità della Costituzione vigente e dunque in alcun modo potrebbe costituirne una legittima variazione. Sarebbe un'altra cosa, anzi una cosa del tutto contraria. E come si può immaginare che la Costituzione legittimi proprio ciò che essa ha voluto cancellare una volta per tutte dal nostro futuro?
Peraltro, anche la libertà di insegnamento, come tutte le altre libertà, incontra dei limiti. Si tratta però di questioni da esaminare non alla luce di un principio di autorità, ma in base al principio della coesistenza delle libertà. E' un discorso completamente diverso per i presupposti e - ovviamente - per le conclusioni. Converrebbe impegnare l'attenzione, le energie e le risorse su questo piano, che coinvolge i rapporti fra singolo docente, istituto scolastico, collegio dei docenti, dirigente scolastico, e che implica delicati problemi di pesi e contrappesi, di equilibrii, da affrontare e risolvere in modo meditato, articolato, puntuale e concreto.

2) Perché Lei ritiene che questa libertà sia la chiave dell’intero sistema dell’ Istruzione Pubblica?

L'istruzione pubblica si caratterizza unicamente perché deve essere un'istruzione "neutra" dal punto di vista ideologico, religioso, ecc.. Deve infatti essere l'istruzione di tutti e per tutti. Fino ad oggi, per quanto sappia (ma sono pronto a far mie ricette migliori), il solo strumento (dal punto di vista giuridico) capace di garantire questo risultato è la libertà di insegnamento. L'istruzione pubblica non è altra entità rispetto alla libertà di insegnamento: è la libertà di insegnamento. L'immedesimazione è totale. Di conseguenza, ad esempio, vi sono gravi sospetti (per me, in realtà, certezze) di illegittimità costituzionale della legge n. 62/2000 (sulla parità) proprio perché lo statuto giuridico della libertà di insegnamento nelle scuole private, anche se paritarie, è nettamente meno garantista di quello vigente nelle scuole pubbliche (fino ad oggi) statali.

3) Iniziative recenti, come quella della Commissione Cultura della Camera, che intenderebbe impegnare il Governo in un controllo sui libri di testo , come si pongono rispetto al dettato costituzionale dell’ art. 33 ?

In evidente contrasto.

4) Che cosa e chi tutela la libertà d’ insegnamento?

Direi, guardando ad una grande dimensione (ma la quotidianità, specie quella di chi è in situazioni meno fortunate, spesso vive con intensità questa dimensione), che tutela le nostre speranze: la libertà di insegnamento è la costruzione di un futuro possibilmente sempre migliore per l'umanità. In una dimensione più circoscritta direi che tutela il cittadino. L'indipendenza del giudice è a garanzia della libertà del cittadino, la libertà di insegnamento è a tutela - anch'essa - della libertà del cittadino. Lo strumento, come accade per il giudice, è uno statuto giuridico particolarmente garantito. Coloro che attraverso selezioni pubbliche, imparziali e trasparenti, hanno dimostrato di essere tecnicamente idonei ad assumere la funzione (o a continuare ad esercitarla) debbono essere titolari di una tale condizione giuridica.

5) Come si concilia questa libertà con le pretese dei genitori di decidere insieme con i docenti i libri di testo? Se ciò dovesse accadere non saremmo di fronte ad una privatizzazione del sistema pubblico di istruzione, forse più preoccupante del finanziamento alle scuole private?

Non si concilia.
Ho già ricordato che la libertà di insegnamento, come tutte le libertà, ha dei limiti. Ad esempio: il limite della disciplina, oppure quelli derivanti dagli obiettivi finali, dai livelli di quantità e di qualità dell'apprendimento, che sono determinati, nelle linee fondamentali, dal potere politico.
Ma la scelta dei libri di testo è una valutazione puramente tecnica, interna all'ambito tecnico specifico del singolo insegnamento, o del gruppo di insegnamenti, e dunque rientra nelle prerogative di libertà e nell'assunzione di responsabilità del docente.
Questo non significa, ancora una volta, che non possono aversi dei "limiti" o dei criteri da osservare. Però gli eventuali limiti e criteri sono ammissibili all'interno di un quadro di vincoli molto stretti: debbono essere giustificati da essenziali esigenze concernenti l'organizzazione e l'economicità del servizio (costo dei libri, ecc.), debbono contenere standard di tipo "quantitativo" (senza entrare nel merito del contenuto dei testi), debbono essere adottati sulla base delle valutazioni dei tecnici dell'insegnamento (cioè in primo luogo dei docenti), debbono comunque rispettare il potere di scelta in concreto degli insegnanti, debbono essere determinati dagli organi pubblici responsabili del servizio, composti in modo coerente e congruo rispetto alla funzione da esercitare.
Ebbene, a parte ogni considerazione sulla regolamentazione attualmente esistente, è certo che non vi è spazio per un potere di co-decisione dei genitori. Essi, in quanto genitori, non hanno alcuna competenza tecnica, né hanno la responsabilità del servizio, il quale servizio, d'altra parte, è finanziato dai cittadini, non dai genitori. Gli insegnanti sono responsabili del servizio reso innanzitutto nei confronti dei cittadini (e non dei genitori).
Ella ha perfettamente ragione. Non vedo dunque come si possano avanzare pretese del genere. Un simile potere viene a condizionare in modo determinante la libertà di insegnamento. Di conseguenza, per un verso, non è ammissibile (giuridicamente), e, per un altro, rappresenta una forma di privatizzazione dell'istruzione, alla pari del finanziamento alle scuole private (ancorché paritarie) di tendenza.
Per evitare fraintendimenti, vorrei aggiungere che le conclusioni sono diverse se il problema è posto non in termini di un potere di co-decisione, ma in termini di un intervento dei genitori nel corso della procedura per esprimere il loro punto di vista e le esigenze da loro rilevate. Questa ipotesi (in parte riferibile all'art. 7 D. Lgs. n. 297/1994) costituisce una forma corretta di partecipazione, può mettere a disposizione dei tecnici (dei docenti) ulteriori elementi meritevoli di attenzione nel quadro della complessità del rapporto fra servizio e utenti, e, in definitiva, può essere utile per il miglior esercizio della stessa libertà di insegnamento. La decisione, però, deve rimanere - senza equivoci o veli - nell'esclusiva spettanza e responsabilità dei docenti.

a cura di Renza Bertuzzi


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 Gianni Mereghetti    - 19-01-2003
L’intervista al prof. Carlo Marzuoli mette in evidenza come una delle questioni più importanti sia oggi quella della libertà dell’insegnante dentro la scuola.
Per ridefinire la libertà dell’insegnante in termini adeguati alle domande di educazione e di istruzione che caratterizzano l’attuale contesto scolastico è importante però partire chiarendo il significato dell’insegnare.

La professione docente è caratterizzata dal compito di comunicare in modo vivo il suo approccio conoscitivo e pratico al reale sollecitando gli studenti ad aprire lo sguardo alla realtà e a utilizzare correttamente le loro capacità e le competenze adeguate per introdursi in essa.

Siccome non si conosce se non attraverso un coinvolgimento, l’insegnamento ha nel rapporto educativo uno dei fattori fondamentali. Non c’è insegnamento senza coinvolgimento in un rapporto.
Per questo la questione centrale della scuola oggi di fronte all’insegnamento non è quella di definire dei valori minimi cui ogni docente debba attenersi, ma di chiarire a chi e a che cosa un insegnante debba rispondere.

L’insegnamento infatti si è degradato a causa di una pratica garantista, tanto che il problema grave di oggi è che un insegnante non risponda mai a nessuno.
Dato che l’alveo di riferimento in cui la professione docente si esercita è quello costituzionale, la questione oggi aperta è quella di identificare le responsabilità di un insegnante, fatto salvo poi

a) che i metodi educativi e didattici delle risposte sono liberi e pluralistici

b) che devono essere valutati per quanto riguarda l’efficacia della risposta

Un insegnante nel suo lavoro è chiamato a rispondere

- ai bisogni di educazione e di istruzione degli studenti

- alle domande delle famiglie

- al compito che lo accomuna ai colleghi

- alle richieste che gli vengono dal contesto in cui opera

Una nuova professionalità deve avere come orizzonte la responsabilità del docente sia di cogliere le domande che gli vengono poste sia di mettere in atto conoscenze, competenze, capacità per costruire e proporre percorsi che mettano lo studente nelle condizioni di trovare liberamente una risposta.
Nella scuola dell’autonomia e della parità le relazioni tra insegnanti devono essere caratterizzate da una tensione a rispondere da diversi punti di vista e secondo modalità diverse al compito della scuola, quello di educare, istruire e formare.
Occorre passare da forme di egualitarismo o collettivismo o democraticismo alla creazione di una convivenza dentro la scuola che abbia al centro la libertà dell’insegnante di proporre e svolgere un percorso curricolare secondo un’ipotesi esplicita con cui la famiglia può paragonarsi e che lo studente è chiamato a verificare.
Si pone a tale riguardo in modo centrale la questione della libertà di insegnamento che è libertà di proporre un’ipotesi culturale-educativa in rapporto alla domanda di istruzione e di educazione delle famiglie e degli studenti, indicando le condizioni per la sua verifica.
La libertà di insegnamento è sempre libertà in rapporto con un altro: in rapporto con i colleghi, in rapporto con le famiglie e in rapporto con gli studenti. Libertà di insegnamento è così libertà di rischiare in campo aperto la propria ipotesi educativa, altrimenti non è libertà, ma difesa di sé.
Molto delicata è la questione della libertà di insegnamento come rapporto con gli altri insegnanti: a tale riguardo bisogna abbandonare la strada della riduzione di tutti i docenti di un consiglio di classe o di un collegio al parere della maggioranza, per creare modalità di lavoro caratterizzate dalla possibilità di espressione di tutte le identità e dal confronto critico-costruttivo tra di loro.
( come del resto già indicato nel Regolamento dell’autonomia)

- Il primo all’articolo 1.2 dove si dice: “ L'autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento.

- Il secondo all’articolo 3.2 dove si dice: “Il Piano dell'offerta formativa è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale a norma dell'articolo 8 e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell'offerta formativa. Esso comprende e riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari, e valorizza le corrispondenti professionalità.”
In questo orizzonte la libertà di insegnamento diventa quindi responsabilità, ossia tensione a rispondere alle domande che gli studenti e le loro famiglie propongono quotidianamente.
Responsabilità significa assumersi il rischio di comunicare un rapporto vivo con la realtà e l’ipotesi interpretativa con cui si è impegnati, con uno sguardo attento a che la libertà degli studenti divenga protagonista nell’acquisizione della conoscenza.