"Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus"
Umberto Eco - Il nome della Rosa
L’occasione è stata una ricerca sulla storia della scuola, nata intorno ad alcuni documenti rinvenuti in un archivio scolastico.
La prima parte è stata svolta da una classe di scuola elementare.
Con la mia classe (terzo ipc), invece stiamo contestualizzando e cercando le leggi sulla scuola che determinavano la quotidianità alla quale questi documenti rimandano.
I ragazzi stanno facendo le loro scoperte, ma qualcuna la sto facendo anche io.
Tra queste, un’immagine.
La scuola fascista
Immediatamente familiare. Per la forma di schema, di percorso. Subito dopo, per le interruzioni e le separazioni che segnala. Quella sulla
scuola complementare, soprattutto. Da qui l’idea del confronto. Fatte le dovute differenze, naturalmente. Ma anche qualche dovuta analogia.
Il percorso del cambiamento
Tutti coloro che non concordano con le riforme – non solo quella della scuola - proposte ed attuate dal governo, prima o poi si sono visti attribuire la qualifica di conservatore.
Nella scuola questo termine ha compreso anche l’accusa di paura del nuovo, di inadeguatezza di fronte al nuovo, nuovo valore in sé, al di là della qualità e del significato che assume.
E, sempre nella scuola, conservatore e gentiliano sono diventati quasi sinonimi.
A partire dall’assioma che valutare negativamente la divisione tra il sistema di istruzione e quello di formazione professionale significasse una visione esclusivamente licealistica dell’istruzione superiore.
Proporre queste due immagini vuole essere un contributo non tanto di tipo storico, quanto di tipo linguistico.
Tra i tanti deragliamenti di significato che ci percuotono giornalmente.