L'integrazione dei bambini e adolescenti stranieri nelle scuole del Polesine è di fondamentale importanza. Da una felice convivenza già sui banchi di scuola, possono crearsi solide basi per una serena coesistenza futura. Chi li conosce sa che i ragazzini non vedono in modo diversi i loro coetanei stranieri, l'integrazione è resa semplice dalle consuetudini istintive che li accomuna in tenera età, non ancora "contaminate" dall' influenza dei comportamenti sociali e dagli stili differenti di vita.
Mario Chieregato coordina, presso l'ex Provveditorato agli studi di Rovigo, le azioni di integrazione delle scuole. «Nel febbraio 2002 — spiega — i bambini stranieri e nomadi rappresentavano il 3,19% degli studenti. Nel conto ci sono anche rom, sinti con cittadinanza italiana e figli di matrimoni misti tra stranieri ed italiani. Albanesi e marocchini si presentano come le due "nazioni" di gran lunga più rappresentate nel territorio polesano, seguite a distanza dalla Cina. Per quanto riguarda il "blocco Ex Jugoslavia, si chiede scusa agli immigrati di quelle nazioni, ma i fatti dell'ultimo decennio, hanno creato difficoltà di distinguere tra Stato e Nazione, comunque dall'elaborazione dei dati risulta che 48 provengono dalla Bosnia, 37 dalla Jugoslavia, 10 dalla Serbia, 7 dal Kosovo, 6 dalla Croazia e 6 indicati con ex-jugoslavia e non meglio precisati. In una pubblicazione nazionale del Ministero relativa all'anno scol. 2002 si riferisce che gli stranieri in provincia sono 706 di cui 297 femmine, quindi il 41,9%».
In che modo e attraverso quali iniziative le scuole provvedono all'inserimento o all'integrazione degli scolari extracomunitari?
Sono tre i progetti con cui si intendeva e si intenderebbe provvedere all'inserimento degli alunni stranieri: Progetto Alina, Migena e Jasmine.
Progetto "Alina" (dal nome di una ragazzina rumena). E' il Progetto Provinciale ormai noto, che è stato pensato per far fronte ai nuovi arrivi, che possono presentarsi durante tutto l'arco dell'anno scolastico. I destinatari sono gli alunni stranieri, dalla materna alle superiori, nuovi arrivi in Italia che hanno bisogno di interventi urgenti di accoglienza e prima alfabetizzazione.
Il Progetto Migena (pronuncia Mighéna, dal nome di una ragazza albanese) raccoglie tutti i progetti delle scuole, previsti per l'integrazione e l'accoglienza degli alunni stranieri e nomadi, sia dal versante linguistico, che interculturale.
Il Progetto Jasmine invece (dal nome di una bambina marocchina), congloberà progetti di valorizzazione culturale e linguistica della lingua "materna" per i ragazzi stranieri che, per effetto della lontananza dal paese d'origine dei genitori, rischiano di perdere i legami con la lingua e la cultura dei genitori.
Ritiene utile la proposta del bilinguismo nella pagella scolastica?
«A parer mio — spiega Mario Chieregato — la proposta della pagella nelle diverse lingue di origine dei genitori è un atteggiamento di attenzione e di accoglienza nei riguardi dei cittadini stranieri, che andrebbe sviluppato, finanze comunali permettendo, con altre iniziative similari e per più vasti campi, come quello dell'educazione sanitaria, stradale, legislativa, di partecipazione alla vita democratica ecc».
In che modo pensate di affrontare la diversità di fede religiosa?
«Noi scuola pensiamo di dover rispettare la fede religiosa di ogni alunno; tutt' al più lavoriamo perché le varie feste religiose siano l'occasione per far conoscere a tutti (italiani e non) l'importanza e la bellezza della fede religiosa nelle diverse culture del mondo».
Esiste un coerente piano di regole e comportamenti cui fare opportuno riferimento oppure ad ogni singolo istituto è lasciata pieno potere decisionale e libera iniziativa nelle modalità di approccio agli studenti extracomunitari?
«L'art. 45 del DPR 394/99 detta delle precise regole a cui tutte le scuole devono attenersi. Questo articolo prevede ad esempio il diritto e l'obbligo di istruzione scolastica per i minori stranieri i quali si iscrivono secondo i modi degli studenti italiani. Al collegio dei docenti spetta il compito di definire, in relazione al livello di competenza dei singoli alunni stranieri, il necessario adattamento dei programmi di insegnamento e di formulare proposte sulle modalità per la comunicazione tra la scuola e le famiglie degli alunni stranieri».
Quando si rende necessario, anche attraverso intese con l'ente locale, l'istituzione scolastica si avvale dell'opera di mediatori culturali qualificati?
«Vengono promosse con le associazioni straniere e le rappresentanze diplomatiche azioni e iniziative di educazione interculturale, anche a tutela della cultura e della lingua di origine e lo studio delle lingue straniere più diffuse a livello internazionale».
I genitori degli alunni stranieri manifestano specifiche esigenze educative di cui fanno richiesta agli istituti scolastici?
«Da quello che so io sarebbe loro desiderio di poter far apprendere anche la lingua e la cultura del Paese di origine, specie per quei figli che sono nati in Italia o vi sono giunti in età infantile. E' anche bello che questi possano comunicare con i cugini o i nonni rimasti nei Paesi di origine. La cosa è difficile da affrontare anche se il comma 6 del su riportato art. 45 e l'iniziativa promossa col Progetto "Jasmine" desidererebbero risolvere in parte le esigenze educative dei genitori».
di Lodovica Marabese