Anno nuovo,  scuola vecchia
Francesco Di Lorenzo - 04-01-2003
Anno nuovo, scuola vecchia, anzi vecchissima.
I dati sono questi: siamo una scuola che continua a perdere per strada una quantità enorme di studenti. La dispersione risulta essere più pesante negli istituti professionali ed è più alta nel sud e nelle isole che nel resto della penisola.
Inoltre, nel nostro paese il 54% ha la licenza media come unico titolo di studio (in Germania il 14%).
Ricordiamoci anche che appena il 34% degli italiani completa il ciclo degli studi secondari superiori. Mentre in Austria lo completano il 68%, in Germania il 61%, nel Regno Unito il 57%, praticamente sempre il doppio che da noi.
Per ultimo, in Italia, l’11% di chi inizia la scuola consegue la laurea. In Olanda il 27%, in Spagna il 17%.
Questi nostri primati si possono leggere nel rapporto “Eurispes” sulla dispersione scolastica in Italia datato settembre 2002.
Le novità sono che invece di discutere, che so, di quali saperi ci sia bisogno per aiutare gli studenti ad affrontare il mondo in trasformazione, siamo alle prese con la voglia di riscrivere i libri di storia, con il ripristino del voto sul comportamento, con il principio di autonomia scolastica che si dissolve ( taglio delle risorse), con il centralismo che torna prepotente, con il ruolo della famiglia in primo piano ( come a voler dire che le condizioni di partenza sono quelle che sono e che la scuola i problemi li rispedisce al mittente).
Si potrebbe continuare all’infinito.
Nella confusione che regna, rischiamo di perdere idee e concetti come “intelligenze multiple”: l’imparare deve essere molteplice perché l’intelligenza è molteplice.
Forse, infine, dovremmo solo chiederci quale proposta civile riesce a dare chi prospetta una scuola che invece di aumentare la percezione globale delle cose, estendendo a tutti il diritto allo studio completo e serio, la indebolisce, indebolendo anche il senso di responsabilità “poiché ciascuno tende ad essere responsabile solo del proprio compito specializzato, così come l’indebolimento della solidarietà, poiché ciascuno percepisce solo il legame organico con la propria città e i propri concittadini” ( E. Morin). Come dire una scuola esclusiva e a doppio binario e contemporaneamente particolaristica e regionale. Con buona pace dello studioso francese.

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 fioretta    - 05-01-2003
e morin continua........
"ciascuno di noi ha una propria genealogia e la propria carta d'identità terrestre.Ciascuno di noi viene dalla terra. è della terra. è sulla terra.
apparteniamo alla terra che ci appartiene".........
il mondo come casa e come dispersione .....la base del suo vangelo della perdizione.......un bastardo culturale.....come si definisce,ma ,sono convinta che alimentare la fratellanza e la solidarietà sia solo possibile attraverso l'educazione , la scuola ........e ciò è meravigliosamente possibile ed utopistico.......perchè scenari diversi per i nostri ragazzi ( dall'inizio anno a natale in una mia terza hanno chiesto il nulla osta ben in sei!!!)del terzo millennio ,occorrono davvero nuovi miti, nuovi simboli in grado di comunicare nuovi valori che questa scuola vecchissima non ha fatto che calpestare.....distruggere, ridurre.........limitare......
forse è vero che solo cercando l'impossibile l'uomo ha sempre realizzato il possibile e coloro che si sono limitati " saggiamente" a ciò che pareva loro , non ai ragazzi,possibile( sia nell'insegnamento sia nel loro ruolo di insegnanti)non hanno mai avanzato di un passo ........!!!!

 Patti Fiorini    - 05-01-2003
Abbiamo una grande dispersione anche perchè con la riforma dei profesionali fatta dall'Ispettore Martinez i professionali sono diventati dei "Tecnici" 39 ore settimanali, una marea di materie di solo studio per ragazzi che hanno evidentemente una intelligenza più prattica.
La riforma Moratti, tanto attaccata su qs sito, propone un persorso di formazione che tutela qs ragazzi dando loro un'istruzione culturale ma anche pratica con l'esperienza diretta nel mondo del lavoro. Non so se funzionerà, ma prima di stracciarsi i capelli, abbiamo l'onesta di riconoscere che i professioanli oggi non funzionano!