Fare di ogni scuola un cantiere
Giovanna Lo Presti portavoce Cub Scuola - 16-01-2021

Forse sarebbe ora di riportare il ragionamento sulla scuola nella pandemia con i piedi per terra e di cominciare finalmente a parlare delle cose come sono e non di ciò che si vorrebbe che fosse o di ciò che si pensa, come se desideri ed opinioni contenessero per forza un dato di verità.
In Italia le sedi scolastiche "che compongono le istituzioni sono 40.658, il 69% delle quali è dedicato all'istruzione primaria e dell'infanzia". Facciamo riferimento ai dati di una recente pubblicazione del MIUR1. Primo fatto da mettere in rilievo: il 69% delle sedi scolastiche è aperto. L'appello patetico a riaprire le scuole, che oggi sono diventate, nell'immaginario collettivo di un nutrito gruppo di studenti ed adulti, indispensabili luoghi di socializzazione (mentre basta scorrere i quotidiani dell'ultimo triennio per notare come qualche problema di socializzazione ci fosse, nelle nostre aule) non tiene conto delle moltissime scuole dell'infanzia e primarie aperte. A queste sono da aggiungere le prime classi della secondaria di secondo grado che, nel loro complesso, costituiscono il 17,8% delle scuole italiane. Quindi - e qui aggiungiamo quel 10% che verosimilmente racchiude le prime e le seconde medie - risultano aperte ufficialmente il 79% delle istituzioni scolastiche. La chiusura di tali scuole è stata, da settembre ad oggi, momentanea e legata ad una emergenza sanitaria non controllabile in altro modo.
E poi, cosa si è fatto da marzo 2020 al 15 settembre 2020 per rendere le scuole quei luoghi ultra-sicuri di cui la ministra favoleggia? Anche qui, guardiamo al concreto, guardiamo agli investimenti: sempre dal MIUR apprendiamo che il 15 luglio 2020 l' edilizia scolastica "leggera" poteva avviarsi. In quella data veniva pubblicato "l'elenco del secondo avviso del complessivo investimento con il quale sono stati messi a disposizione 330 milioni di euro per interventi di adeguamento e di adattamento funzionale degli spazi e delle aule didattiche a seguito dell'emergenza sanitaria". Il MIUR chiariva che gli stanziamenti rientravano nel PON "Per la scuola, competenze e ambienti per l'apprendimento" 2014-2020 e che gli Enti locali avevano presentato domanda per il 98% delle risorse disponibili. Ne dobbiamo dedurre che il 15 luglio deve considerarsi un punto di partenza - e soltanto per "l'edilizia leggera" che si deve intendere come adeguamento degli spazi ed acquisto di arredi (è qui che ha inizio la barzelletta degli arredi mobili e magici, perché da questi, sempre per bocca della ministra, doveva scaturire una nuova didattica). Insomma, riassumendo: i Fondi PON (330 milioni diviso per 40.000 non è grossa cifra) sono stati investiti prevalentemente negli arredi. i molti fondi del "decreto rilancio" non hanno ancora trovato la loro destinazione o, se in parte l'hanno trovata, non ha a che fare con i necessari, indispensabili interventi per l'adeguamento della nostra edilizia scolastica. Quale migliore occasione della chiusura delle scuole, invece, per intervenire celermente e dare sicurezza e dignità ai locali che devono ospitare i nostri figli? Perché questa occasione (sei mesi di chiusura delle scuole, da marzo ad agosto) non è stata pienamente sfruttata e, nel frattempo, si sono soltanto fatti pasticci burocratici, come quello, memorabile, delle Graduatorie provinciali per i supplenti? Non ci stancheremo mai di sottolineare l'incoerenza che ha guidato il Governo e la ministra a chiudere le scuole in primavera e a riaprirle, brutte ed insicure come prima, a metà settembre. Ecco la stagione primavera-estate di Azzolina: "Abbiamo agito bene: riaprire presto avrebbe causato un picco di contagi. Sono assolutamente convinta del fatto che si sia agito bene insieme a tutto il Governo, a maggio avevamo ancora 500 morti ed eravamo stati ammoniti dal riaprire le scuole troppo presto, avrebbe causato un picco di contagi"2. La stagione autunno-inverno vede la ministra in prima fila per la riapertura delle scuole. Dimentica che il 14 gennaio 2021 i morti erano 522. Dimentica che la gran parte delle scuole sono aperte, con forte rischio per la popolazione tutta, in quanto sicure soltanto per la ministra. Gli studi sui contagi nelle scuole dell'infanzia e primarie ci sono: invitiamo la ministra a leggerli. Se ci fosse stata intelligenza politica si doveva trasformare subito, in primavera, ogni scuola in un cantiere e continuare a lavorare intensamente sino ad ottobre, prevedendo un piano di rientro serio (dimezzamento del numero di studenti per aula, orari ridotti, doppi turni, assunzione di personale stabile etc.) Auspichiamo che le nostre scuole diventino al più presto un vero luogo di elaborazione del sapere e di socializzazione per i più giovani; attualmente non lo sono e non lo sarebbero di certo grazie ad una azzardata e frettolosa riapertura di quel 30% di istituti chiusi. E, visti i numeri dell'epidemia, più saggio sarebbe riconsiderare l'opportunità di tenere aperto l'altro 70%. Il Ministero lavori seriamente sui dati del contagio e giudichi se è il caso di tenere le scuole aperte o di provvedere da subito a renderle sicure, sfruttando la malaugurata occasione offerta dal dilagare dell'epidemia. Il nostro slogan sarà "Fare di ogni scuola un cantiere", in senso proprio, perché le scuole siano finalmente adeguate alla loro importante funzione e in senso figurato - e cioè affinché divengano un luogo in cui il dibattito tra le generazioni sia vitale e vivace, lontano da quella visione utilitaristica e burocratica del sapere che, purtroppo, ha dominato gli ultimi decenni.

Giovanna Lo Presti
Portavoce Cub Scuola




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