Diario 14 ottobre
francesco di lorenzo - 12-10-2017

LORO. Le giornate sono ancora luminose, ho poca voglia di stare in classe, perdo un po' di tempo, entro in ritardo. Dirò che ho perso la corriera. Lo dico sempre, ho paura che se continuo con questa scusa ad un certo punto non mi crederanno più.

IO.
 Ogni tanto le ricerche scoprono l'acqua calda. E lo fanno con una cadenza ritmica e ossessiva, nel senso che ad intervalli regolari di alcuni anni, escono i risultati di ardite ricerche che confermano quello che già tutti sanno. Ora, l'ultima in ordine di tempo, di non so quale istituto, ci svela che gli studenti italiani preferiscono avere in classe docenti più preparati e che amano la propria materia.
Vorrei vedere uno studente che preferisce un prof impreparato e che odia la sua materia. Magari mi sbaglio, e ci sarà anche qualcuno che li vuole così i suoi prof...
 

LORO.
Sto in classe, mentre la prof spiega io penso...per provare a lavorare devo aspettare la fine dell'anno. Mi spiego, lo stage di tre settimane che la nostra scuola ci propone, cioè andare a lavorare invece che entrare in classe, è previsto per fine maggio, praticamente a scuola finita. Ho provato a chiedere perché le altre classi vanno in stage durante l'anno scolastico, ma nessuno mi ha saputo dire niente.

IO. Questa dell'alternanza scuola-lavoro appassiona alcuni miei colleghi. Lo ha deciso il ministero con la riforma della scuola, ma per noi del professionale non è certo una novità. La mia scuola, gli stage presso aziende o società li faceva in forma sperimentale anche molti anni fa. Faceva provare il brivido del lavoro ai suoi studenti. Negli anni questo brivido è diventato sempre più intenso mentre man mano aumentavano le difficoltà per trasformare questo brivido in qualcosa di stabile.

LORO. A me piacerebbe fare subito l'esperienza del lavoro, anzi, avere la possibilità di alternare momenti di lavoro a quelli teorici di studio. Sarebbe il massimo. Ho sentito, lo ha detto un prof, che in Germania o forse in qualche altro paese europeo, e gia cosi'...sarà vero?

IO.
 Comincio a imbastire un discorso sulla scrittura e presento alcuni argomenti di ordine generale su cui si potrebbe provare a scrivere. In pratica il vecchio tema. Li vedo un poco disorientati. Prof come si fa scrivere più di quattro righe su che cosa salveresti e cosa no della società attuale? Non devi fare un elenco, gli dico. Poi alla fine, tra spinte, spiegazioni e altro, le tre facciate di foglio protocollo bene o male escono fuori.

LORO
. Mi alzo, giro tra i banchi, guardo lo schermo dello smartphone, mi sento libera, leggera e capace di sfiorare tutto e tutti. Solo che mi accorgo di dar fastidio non solo ai prof, anche ad alcuni miei compagni di classe. Ma per quanto riguarda guardare il telefono ora lo posso fare, lo ha detto a ministra. Solo che noi lo facevamo già...

IO.
 Naturalmente abbiamo la libertà di capire ognuno quello che vuole di una cosa, di una qualsiasi cosa. Succede in tutte le categorie e spesso anche tra gli insegnanti. Così, ogni minimo cambiamento viene vissuto come epocale, salvo poi accorgersi dopo un po' che non è cambiato un bel niente. L'ultima è che l'esame di Stato cambia ancora, rispettando la scaletta di modifiche (anche minime) al ritmo di una ogni due anni. Se si pensa che dal 69 al 97 si è adottato una formula che doveva essere sperimentale (due scritti e due materie orali, una scelta dal candidato) e che poi è  durata 30 anni, evidentemente si vuole recuperare su così tanta staticità.



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