Invalsi e sanzioni. Un appello alla responsabilità dell'educazione alla libertà
Precari Scuola - Docenti in lotta contro la 107 - Cobas - 16-05-2017
Sono passati due anni da quel 5 Maggio di speranza e di giusta ribellione in cui 650.000 docenti, presidi e lavoratori della Scuola pubblica scesero in piazza, paralizzando il paese, per difendere la propria dignità e il proprio ruolo educativo. Due anni di scelte arroganti che, ignorando la totale contrarietà del mondo della scuola, hanno imposto una riforma che stronca la mobilità sociale, trasforma in merce un diritto inalienabile e stravolge la facies e la funzione della Scuola, modellata sulle prescrizioni di quella Costituzione che pure da poco è scampata, grazie a un sussulto di coscienza popolare, al pericolo di essere cancellata.
Dopo quel moto suscitato da chi ha sempre respinto dalle fondamenta l'impianto economicistico e classista della riforma sfociata nel varo della L. 107, la sacrosanta protesta è rientrata, complici le confederazioni sindacali, e i docenti subiscono, oggi, gli effetti mortificanti di una riconversione disciplinare, didattica ed etica che, ancorché "legalizzata", non può essere accettata, perché manomette la coscienza, calpesta principi deontologici inderogabili, e, soprattutto, preordina i destini degli studenti e delle studentesse.

Le prove INVALSI costituiscono l'alfa e l'omega del processo di mercificazione dell'istruzione e
di asservimento della Scuola a interessi esterni ed estranei ai processi educativi: i test, infatti, da un lato fanno tabula rasa, a monte, delle opzioni didattiche e della programmazione dei docenti, sopprimendo la libertà di insegnamento garantita dall'art. 33 della Costituzione; dall'altro, creano "a valle" - sulla base di indici tutt'altro che imparziali o "oggettivi" - una classifica degli studenti, degli insegnanti e delle scuole, senza alcun riguardo per le specificità territoriali e contestuali o per le peculiarità individuali.
Nonostante siano risultate fin dall'inizio invise sia agli studenti, che vedono assai spesso pregiudicata la loro intera carriera scolastica da un rilevamento istantaneo e arbitrario, che ai docenti, costretti ad "addestrare" gli alunni alla risoluzione dei test, trascurando l'articolazione dei contenuti delle singole discipline, queste asfittiche prove, che certificano discrepanze già a tutti ben note e sperperano ingentissime risorse, allo scopo di commissariare e, infine, liquidare le istituzioni scolastiche ritenute "improduttive", vengono ogni anno imposte con la minaccia di ritorsioni e la precettazione da parte dei dirigenti, dotati di nuovi poteri dalla L. 107; salvo rare eccezioni, questi ultimi, senza esprimere un giudizio di valore, vantano inesistenti benefici dei test (ripudiati e proscritti, com'è noto, perfino dai loro teorici americani) e minimizzano la portata del danno, sostenendo che si tratta di una prassi "ormai" divenuta consuetudinaria.
E' bene allora ricordarlo: la consuetudine non può sostituire né surrogare il giudizio assiologico che la classe docente ha il dovere di esprimere sulle scelte pedagogiche che orientano la società; risulta intuitivo, inoltre, che la reiterazione di un comportamento o di una pratica non ne configura la liceità né la bontà.

Noi ci rifiutiamo di pensare che la Scuola si lasci imporre uno strumento discutibile, discriminatorio, che non ha contribuito ad elaborare.
Ci rifiutiamo di accettare la logica ricattatoria di Istituzioni che pretendono di condizionare l'erogazione dei fondi per l'istruzione pubblica alla totale rinuncia alla libertà di insegnamento e di apprendimento. I fondi dovrebbero essere attinti alla fiscalità generale.
Ci intristisce non poco, ogni anno, la lettura di avvisi dirigenziali e delibere collegiali in cui si comunica a studenti e studentesse che intendessero sottrarsi all'avvilente valutazione econometria, legata ai quiz INVALSI, che saranno loro comminate sanzioni più o meno pesanti, alcune delle quali controproducenti
per la Scuola e la percezione del suo ruolo da parte dei giovani, come, ad esempio, l'interdizione dalla partecipazione ai viaggi di istruzione, declassati, così, da attività didattica integrativa e formativa a momento puramente ludico ed avasivo.

Come insegnanti (i presidi sono ex insegnanti!), sappiamo che ci sono margini ineliminabili di soggettività in ogni valutazione e sappiamo che la valutazione è un processo relazionale e ricorsivo, non meccanico e puramente sincronico. Come insegnanti, dovremmo pretendere il rispetto delle nostre competenze e prerogative di professionisti dell'educazione e formazione; come insegnanti, dovremmo credere che la nostra missione è quella di rendere indipendenti nel giudizio e critici nel pensiero i nostri studenti.

Come è possibile, dunque, che abdichiamo in modo così clamoroso al nostro precipuo dovere? Come possiamo cadere nel paradosso di punire gli studenti perché si rifiutano di essere conformisti, di essere schedati (è ormai palese e risaputo che i quiz INVALSI non sono affatto anonimi!) e selezionati su base economica? Come possiamo trovare giusto e normativo che vengano coartati nella libera interpretazione dei fatti e degli atti culturalmente connotati? Come possiamo biasimarli per aver compreso che i saperi non si trasmettono e non si misurano mettendo crocette a risposte preconfezionate?
E' coerente che si abusi, in ogni verbale, dichiarazione o documento, dell'espressione "pensiero critico" e si ricorra poi alle minacce quando gli studenti non obbediscono perinde ac cadaver a un diktat che offende la Scuola e perverte l'insegnamento?

Ci chiediamo, con viva preoccupazione, che stima possano avere di noi questi ragazzi, della cui indisciplina ci lamentiamo spesso, vedendo che non sappiamo reagire neppure alla violenza di chi ci trasforma in addestratori, mandandoci in classe, de facto, un valutatore esterno e concorrenziale, abilitato ad applicare parametri slegati dalla didattica praticata e vissuta in aula.
Ci chiediamo che rispetto possano avere di noi questi ragazzi, una volta che abbiano constatato e capito che la loro carriera scolastica e universitaria sarà determinata dai risultati INVALSI e non dalle prove di verifica da noi pensate per loro.
Ci chiediamo con che grado di verosimiglianza, coerenza e maturità professionale si possa escluderli da attività che non sono accessorie, ma che costituiscono altrettante tappe del percorso educativo.
Ci chiediamo, infine, che idea i nostri ragazzi e le nostre ragazze si possano fare di noi come cittadini e come intellettuali, vedendoci rinunciare con tanta facilità e pavidità alla libertà, alla dignità, all'essenza del nostro lavoro, alla nostra passione per l'insegnamento inteso come atto creativo e alla collegialità democratica, che ne è, al contempo, il presupposto e il riflesso.

Vi sollecitiamo a considerare gli effetti sperequatori e sclerotizzanti delle prove INVALSI, ormai noti, e le conseguenze di un atteggiamento di complice resa a questo vero e proprio sistema di controllo sociale e ideologico, conseguenze che, ben vagliate da istituti di grandissimo prestigio, come, ad esempio,
il Liceo Mamiani di Roma, hanno portato a deliberare il rifiuto permanente del teaching to the test e
della "somministrazione" dei quiz.

I legislatori e i passivi esecutori delle loro riforme, violentemente imposte a colpi di fiducia, ripetono ossessivamente che la Scuola deve "prendere atto" di cambiamenti che vengono presentati come
epocali, inevitabili, quasi legati a una volontà metafisica, e che invece sono solo il frutto temporaneo e congiunturale di scelte economico-politiche regressive ed esiziali.
Noi sosteniamo che la Scuola non debba prendere atto, ma debba prendere posizione su quanto la coinvolge e rischia di travolgerla, anche, anzi, soprattutto se il cambiamento assume le vesti e la cogenza
di un provvedimento legislativo.
A tal proposito, ci è grato riproporre questo calzante e illuminato pensiero di Don Milani: "Bisognerà dunque accordarci su ciò che è scuola buona. [...] La scuola [...] siede tra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi. E' l'arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il senso della legalità [...], dall'altro la volontà di leggi migliori, cioè il senso politico [...]. Non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo di amare la legge è di obbedirla. Posso solo dire loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza
del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte)
essi dovranno battersi perché vengano cambiate".

Ci rivolgiamo alla Scuola e all'Università, perché reagiscano con la necessaria fermezza e intransigenza;
ci rivolgiamo ai docenti precari, umiliati e traditi da una riforma che li ha demansionati e trasferiti coattamente; ci rivolgiamo ai genitori, agli studenti, ai cittadini e alle cittadine di ogni convinzione e condizione che hanno difeso la Costituzione dal recente tentativo di smantellamento: vi chiediamo di sottoscrivere questo documento, per innescare un processo di critica radicale e puntuale non
solo alla pratica dei test Invalsi ma a tutta la legge di riforma della Scuola, la cui revisione o abrogazione parziale, per colmo di scherno, viene oggi offerta dai suoi promotori e imbonitori come merce di squallido scambio elettorale.

Abbiamo un'enorme responsabilità, in questo desolante momento di crisi democratica e politica, che usa la crisi economica come alibi per azzerare diritti faticosamente conquistati: quella di resistere a chi vuole ridicolizzarci ed esautorarci di fronte alla generazione che sta crescendo, per dealfabetizzarla, sfruttarla (con l'alternanza Scuola-lavoro) e corromperla.
Eludere una simile responsabilità significherebbe deludere e tradire un'intera generazione.
Nessuna paura, specie per chi insegna, dovrebbe essere più angosciosamente e fortemente avvertita.

Coordinamento Precari Scuola Napoli
Docenti in lotta contro la L. 107
Cobas Scuola Napoli
Promotori

(Per l'adesione scrivere a questo indirizzo: giuseppearagno@libero.it)

Primi firmatari:

Giuseppe Aragno, Storico, Napoli; Piero Bevilacqua, prof, emerito di Storia, Università "la Sapienza", Roma; Amalia Collisani, prof. Ordinario Musicologia, Università di Palermo;
Lidia Decandia, prof. Associata Urbanistica, Università di Sassari; Paolo Favilli, Storia Contemporanea: Università di Genova; Laura Marchetti, Università di Foggia; Ugo Maria Olivieri, prof. Associato, Letteratura italiana, Università Federico II, Napoli; Enzo Scandurra, Sviluppo Urbanistico sostenibile, Università "la Sapienza", Roma; Lucinia Speciale prof. Associato, Storia dell'Arte Medievale, Università del salento; Luigi Vavalà, liceo classico "De Sanctis" di Trani;

Adesioni:
Velio Abati, Liceo Rosmini, Grosseto; Giovanna Aquaro, Docente lettere, latino e greco, Liceo classico "Socrate" - Bari; Ilaria Agostini, ricercatrice urbanistica, Università di Bologna; Miriam Andrisani, docente, Napoli; Elena Astore; Paolo Baldanzi Massarosa (Lucca); Angelo Baracca, Professore associato di Fisica, Università di Firenze; Daniele Barbieri, genitore, ex giornalista, ora blogger - IMOLA; Giuliana Barone, docente scuola primaria, Monreale (Palermo); Marco Barone, avvocato, blogger, attivista; Alessandro Bianchi, Dipartimento di Informatica, Università di Bari; Marco Biuzzi architetto, roma; Vittorio Boarini, docente universitario di cinema; Marco Bonaccorso, docente; Ireo Bono, medico, Savona; Pier Paolo Bontempelli, Letteratura tedesca, università "D'Annunzio", Chieti; Roberto Bongini, Liceo Rosmini, Grosseto; Federica Bordoni, insegnante scuola secondaria primo grado, Perugia; Roberto Budini Gattai, (già Università di Firenze, Facoltà di Architettura); Giuseppe Caccavale, docente di Storia e Filosofia, Liceo classico "Carducci", Napoli; Elisa Caruso, docente; Alessandro Casiccia, Sociologo, Università di Torino; Licia Cataldi, docente di scienze presso il Liceo Scientifico "Galilei", Pescara; Alessandro Sandro Centrola; Augusto Cerri, docente a riposo, Giurisprudenza, Università "la Sapienza", Roma; Ludovico Chianese, docente Storia e Filosofia, Napoli; Annamaria Chiariello, docente; Antonella Chiellini, Docente Scuola secondaria di 2° grado, Salerno; Anna Ciotola, docente; Elena Ciotola, docente di Lettere Scuola Media I grado, Napoli; Antonio Giuseppe Condorelli, docente Catania; Tullio Coppola, docente; Danilo Corradi, Liceo classico e linguistico Frascati; Luigi Cozza docente ITAS "Bruno Chimirri", Catanzaro; Maria Antonietta Danieli, docente Inglese presso Liceo artistico di Treviso; Maria Rosaria De Lucia; Riccardo de Sanctis, giornalista e storico; Lorenzo Desidery, docente di pianoforte, Scuola secondaria di I grado, Napoli; Giuseppe Antonio Di Marco Università di Napoli "Federico II"; Tiziana Drago, ricercatore confermato, Università di Bari; Aristide Donadio, sociologo e docente scuola II grado; Ferdinando Dubla, docente scienze umane e filosofia, liceo "Vittorino da Feltre", Taranto; Mauro Farina, docente Scuola sup., Napoli; Ilaria Ferrara, docente; Adele Fiordoliva, di Montecarotto (An), genitore; Vincenzo Franciosi, archeologo, Università degli Studi "Suor Orsola Benincasa"; Ugo Gbaldi, Docente Liceo Scientifico Leonardo da Vinvci, Genova; Alfonso Gambardella, Dirigente Scolastico in pensione; Gemma Gentile, docente di Lettere in pensione; Agata Anna Giannelli, docente; Rosanna Giovinazzo, docente; Maria Giuliano, docente; Ferdinando Goglia, docente di Lettere, Scuola Media I grado, Napoli; Dario Giugliano Ph.D. Docente di prima fascia, Cattedra di estetica, Accademia di Belle Arti di Napoli; Donatella Guarino, docente Storia dell'Arte, Napoli; Piera Guazzoni, docente, Piano di Sorrento; Alba Gnazi, docente; Mari Pia Guermandi, Università di Pavia; Roberto Iraci; Salvatore La Marca, docente di ed. fisica nella scuola sec. di 2 grado; Marcella Leva, docente in pensione; Maria Lubrano, docente; Giuseppina Maggi, docente di inglese, liceo "L. da Vinci", Casalecchio di Reno (BO); Francesco Paolo Magno, Ispettore tecnico MIUR in quiescenza; Angelo Mancone, docente in pensione; Luisa Marchini, Università di Foggia; Antonio Masin, docente di chimica e tecnologie chimiche; Ignazio Masulli, storico, Università di Bologna; Daniela Minardi, docente scuola primaria, Napoli; Maria Morone, docente scuola primaria; Maria Mucci, docente di lingua e lett. inglese, scuola secondaria di 2 grado; Dr Franco Nanni, Psicologo scolastico, San Lazzaro di Savena, BO; Vito Nanni, insegnante; Salvatore Napolitano, docente e Cobas; Antonello Nave, docente di Storia dell'Arte, Firenze; Italo Nobile; Gianluca Paciucci, liceo "Galilei", Fulvio Padulano, docente di Storia e Fil., Napoli ; Rossano Pazzagli, Università del Molise; Gianfranca Pisani, docente; Paolo Piscina, I.S. Zappa-Fermi, Borgo Val di Taro (PR); Livia Ragosta, docente di italiano e storia presso il "Mario Pagano" di Napoli; Laura Raiola, docente Materie Letterarie, Napoli; Marcella Raiola, docente di Lettere Classiche precaria, Napoli; Angelo Recupero, docente presso Ist. "L. Fantini" di Vergato (Bologna); Andrea Ricci, genitore; Ida Rotunno, docente di filosofia e storia, liceo scientifico Fermi di Aversa. Giuseppe Sapio, docente; Francesco Santopalo. Agronomo; Angelo Semeraro, ordinario fuori ruolo di Pedagogia generale, Università del Salento; Nicola Siciliani De Cumis, Pedagogia; Franca Sirignano, docente di sostegno; Anna Solimini; Francesco Trane, architetto; Stefano Ulliana, insegnante; Mauro Van Aken, Antropologo, univ. Milano- Bicocca; Sono Cinzia Valentini, docente di Lettere Ist. Comprensivo "G. Leopardi", Pesaro; Vincenzo Vecchia, maestro elementare; Nicola Vetrano, avvocato, Napoli; Claudia Villani, Storia Contemporanea, Università di Bari; Giuseppe Vollono, docente, Castellammare di Stabia (Na); Pasquale Voza, professore emerito, Università di Bari; Alberto Zigari, Urbanista, Firenze.


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