A proposito di Monaco
Noemi Lovei - 06-08-2016
Atto 1

Avendo partecipato all'ultimo concorso docenti, ho avuto modo di riflettere, rileggendole con occhi più attenti, sul contenuto delle "Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo d'istruzione" del 2012. Dopo aver condiviso lo spirito e le linee guida dell'impianto teorico tracciato nel primo capitolo, mi sono soffermata su due passaggi cercando di contestualizzarli in base alla mia esperienza lavorativa nella scuola dell'infanzia e per periodi più brevi, come educatrice, nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado.
Il primo passaggio riguarda l'obiettivo generale del sistema educativo e formativo italiano e la sua definizione come il "conseguimento delle competenze delineate nel profilo" dello studente al termine del primo ciclo di istruzione. Lo studente, si legge nel documento: "ha consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti, utilizza gli strumenti di conoscenza per comprendere se stesso e gli altri", "orienta le proprie scelte in modo consapevole, rispetta le regole condivise, collabora con gli altri", "si orienta nello spazio e nel tempo", "ha buone competenze digitali", "possiede un patrimonio di conoscenze e nozioni di base", "ha cura e rispetto di sé", "dimostra originalità e spirito di iniziativa", "si assume le proprie responsabilità" e così via.
Il documento è ricco di parole belle, espressioni concise che danno vigore a concetti precisi, ma lascia una strana sensazione, almeno in me, di qualcosa di indefinito e sfuggente.
La scuola dell'infanzia si pone "la finalità di promuovere nei bambini lo sviluppo dell'identità, dell'autonomia, della competenza e li avvia alla cittadinanza" recita l'inizio del quarto capitolo. Secondo passaggio e stessa sensazione.

Atto 2

Sempre in preparazione al concorso, ho riletto i miei appunti sulla psicologia umanistica. Come in passato, ancora oggi, dopo più di trent'anni dalla loro diffusione in Italia, le idee di Abraham Maslow e Carl Rogers rappresentano per me l'impalcatura più stabile e stimolante nell'esercizio della professione di insegnante-educatrice.
L'uomo, secondo gli psicologi umanisti, possiede tendenze e bisogni essenzialmente buoni che sono motivazioni all'agire. Secondo Maslow, i bisogni costituiscono una struttura gerarchica per cui solo la gratificazione dei bisogni più forti (quelli fisiologici, di sicurezza, di appartenenza) permette l'emergere dei più deboli (bisogno di autorealizzazione, bisogni cognitivi ed estetici), e solo il soddisfacimento graduale dei bisogni porta al fine principale di ogni essere umano: la piena realizzazione delle proprie potenzialità.
Da questa visione dell'uomo in positivo deriva la convinzione degli psicologi umanisti che ciascuno, se accettato e aiutato senza condizioni, è in grado di trovare autonomamente la propria strada verso l'autorealizzazione.
In campo educativo, gli psicologi umanisti misero in evidenza l'importanza della relazione fra insegnante e allievo fondata sul rispetto reciproco. Il compito del docente, secondo Rogers, è quello di "facilitare" l'apprendimento creando un efficace rapporto con gli studenti e assicurare un clima di libertà in cui possano essere gratificati i bisogni di sicurezza, di stima, di autorealizzazione di ciascun alunno.
L'interesse degli psicologi umanisti si sposta, quindi, dai contenuti culturali e dalle metodologie didattiche alle interazioni tra insegnante e allievi e ai processi di comunicazione all'interno del gruppo classe. Vengono elaborate varie metodologie per sviluppare l'autostima, la fiducia verso di sé e verso gli altri.
Un bambino cresce bene e apprende più facilmente se si sente stimato, aiutato, non giudicato. Il benessere psico-fisico degli allievi, l'autostima quale presupposto dell'equilibrio personale costituiscono il vero traguardo in ogni relazione educativa.


Atto 3

Come può un docente diventare facilitatore e rispondere al bisogno di autorealizzazione dei suoi allievi? Secondo Rogers, creando un clima di libero apprendimento in un contesto relazionale democratico, mettendo in campo tre attitudini: la genuinità, l'accettazione e la comprensione empatica. Essere se stessi, avere piena fiducia nelle capacità dell'allievo, saper immedesimarsi in lui per comprendere i suoi sentimenti e rispettarne la personalità.
Seguendo la filosofia rogersiana, Thomas Gordon, collega e allievo di Rogers, propone alcune metodologie che si possono usare in classe per creare un'efficace relazione fra insegnante e allievo e fra gli allievi stessi. Queste tecniche, basate sul rispetto e sulla valorizzazione della persona, mirano a sviluppare nei ragazzi le abilità di comunicazione e di risoluzione dei conflitti, a promuovere l'autostima, il senso di responsabilità, la creatività e la consapevolezza del proprio processo di crescita.
L'impressione che la psicologia umanistica conservi ancora intatto il suo fascino di chiarezza, concretezza e attualità, diventa certezza mentre ripasso le tecniche operative di Thomas Gordon, l'ascolto attivo e il messaggio-Io. (E più forte diventa la mia convinzione che la conoscenza della lingua inglese non può essere il criterio discriminante nella valutazione di un docente).
Tornando al punto di partenza, nelle Indicazioni nazionali appare ancora più vaga la definizione della finalità generale della scuola: "lo sviluppo armonico e integrale della persona"; e nello stesso modo rimane sospeso nell'indeterminatezza il richiamo all'importanza della relazione educativa.
Nelle "Finalità generali", il "Profilo dello studente" descrive come deve essere un ragazzo al termine del primo ciclo di istruzione... a pensarci, nemmeno un robot potrebbe essere meglio concepito, più competente e perfetto. Il Profilo rispecchia l'immagine virtuale di un alunno che nella realtà non esiste.
Gran parte del documento è un lungo elenco di competenze. Per quanto riguarda il fine dell'educazione, è privo di prospettiva, non indica una direzione di senso, e il traguardo, alla fine, resta sfumato.


Atto 4

Negli anni '80 e '90 c'era chi pensava che le teorie umanistiche, i corsi di formazione sulle relazioni interpersonali portassero a un nuovo approccio nella formazione degli insegnanti e dessero avvio al cambiamento dell'intero sistema scolastico. Si legge sulla rivista on-line "Da Persona a Persona" - Rivista di Studi Rogersiani, nel 1991:

"Si tratta di un cambiamento sistemico che ipotizza una profonda evoluzione personale nell'insegnante, che coinvolge progressivamente l'intero sistema scolastico /.../ Il centro di interesse diventa la persona e la metodologia stessa si centra sulle strutture e sulle dinamiche attraverso le quali le persone possono arrivare ad autogestire il loro processo di sviluppo" .

Intanto la scuola è andata avanti, con il passare degli anni, modificando, innovando dove poteva, ma in fondo senza cambiare. Si è ragionato su metodi e strumenti didattici, sulla personalizzazione e attualmente, sulle competenze. Senza vedere chiara la meta da perseguire.
Questa mancanza di direzione di senso è stata immortalata, il 22 luglio, nell'incerto barcollare del diciottenne Ali Sonboly sul tetto del centro commerciale Olympia a Monaco di Baviera. Quel giorno, il ragazzo, vittima di bullismo a scuola, è arrivato, attraverso la svalutazione di sé, l'insicurezza, l'ansia e la depressione, a esprimere i suoi sentimenti di delusione e rabbia contro chi credeva colpevole per le proprie sofferenze. Si è vendicato, uccidendo ragazzi coetanei, presunti o potenziali bulli, ritenuti responsabili per il senso di frustrazione impossibile da gestire. Ha eliminato il problema di una comunicazione mancata, di relazioni precarie e sbagliate.
Un pezzo di verità che viene a galla proprio quando niente sembra avere più senso, e paradossalmente tutto riacquista il suo significato. L'importanza di una comunicazione efficace, di relazioni significative fondate sul rispetto, sull'accoglienza in una società pacifica e democratica è l'unica via per uscire dal caos contemporaneo.
Bisogna costruire ponti per comunicare e creare relazioni. Con pazienza e intelligenza. Nell'esperienza di vita di Ali Sonboly sono mancati i ponti: il tetto dell'Olympia è sospeso nel vuoto, è l'immagine di un'assenza o meglio, di assenze. Anche della scuola, che, in un "passato condizionale", avrebbe potuto aiutarlo a soddisfare i suoi bisogni, a sentirsi accettato, rispettato e amato, a realizzare le proprie potenzialità e diventare libero.

Tags: Scuola, Buonascuola, Indicazioni nazionali, concorso, precari


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