Orientamento
Giocondo Talamonti - 23-01-2016
Il ruolo della scuola, delle Istituzioni, delle associazioni e del Sindacato

Il ruolo precipuo della scuola è quello di formare individui che dovranno dare, con il proprio lavoro, il loro contributo allo sviluppo di una società. Uno dei principali obiettivi è di favorire la diffusione di cultura e di conoscenza e aiutare gli studenti ad esprimere i propri bisogni intellettivi, etici e umani e raggiungere i loro obiettivi scolastici attraverso "l'offerta formativa" che ogni Istituto predispone ciclicamente. Un punto qualificante di ogni offerta formativa è l'alternanza Scuola-Lavoro, introdotta dalla "buona-scuola", un modello didattico, diffuso in particolar modo in Germania, che si sta radicando sempre di più anche in Italia.
Con esso si intende fornire ai giovani, oltre alle conoscenze di base, quelle competenze necessarie a inserirsi, una volta terminato il ciclo di studi, nel mercato del lavoro. La strategia è quella di intercalare opportunamente le ore di studio in aula con ore trascorse all'interno delle aziende. Ciò consente di acquisire esperienze "sul campo" e superare il gap "formativo" tra mondo del lavoro e mondo scolastico. Uno scollamento in termini di competenze e preparazione che spesso ha caratterizzato il sistema italiano rendendo difficile l'inserimento lavorativo. Una fase importante di tale percorso è affidata all'orientamento nel momento di passaggio dalla scuola Media alla scuola Superiore.
Il compito di orientare è oggi spesso affidato ad un insegnante della scuola Media che non può disporre di tutti quegli elementi utili a portare lo studente ad effettuare una scelta corretta.
L'orientamento invece, dovrebbe coinvolgere, oltre alla scuola, una composizione di soggetti: le istituzioni che dovranno indicare i propri programmi di sviluppo economico, le associazioni (Confindustria, Confartigianato, CNA, Confapi...) che dovranno dire di quali figure il territorio ha bisogno e le Agenzie che conducono studi atti ad indicare le professionalità necessarie al Paese nell'immediato futuro.
Qualsiasi sia il percorso intrapreso l'obiettivo finale è il lavoro. La scelta della scuola superiore rappresenta, pertanto, una fase delicata per quei ragazzi che sono in procinto di lasciare la scuola media: pochi hanno le idee chiare sul percorso da seguire. Se da un lato l'offerta formativa è piuttosto ampia, tra licei, istituti tecnici e professionali, dall'altro la famiglia è dell'opinione che la scelta possa determinare il percorso e il futuro del proprio figlio.
Le stesse organizzazioni sindacali sono interessate alla formazione di figure adatte alle necessità richieste dalle aziende, dalle imprese, dal terziario e da un sistema che si evolve. Ecco allora che la formazione e l'orientamento sono fondamentali per ogni società organizzata che guarda al benessere e all'inclusione delle persone.
Orientare significa indirizzare la formazione professionale o l'istruzione verso settori lavorativi che, da analisi di mercato, studi sociologici, valutazioni economiche, programmazioni industriali e scelte politiche, fanno presumere potenzialità occupazionali, a breve o medio termine, fatta salva la libertà di ciascuno di intraprendere il corso di studi che ritiene più consono alle capacità e agli interessi personali. Orientare vuol dire quindi programmare, offrire garanzie di scelta e di realizzazione di aspirazioni personali.
Un buon orientamento è un risparmio di risorse economiche e finanziarie semplicemente irrinunciabili per l'intera comunità. Quando le scelte dei giovani seguono la moda del momento o si lasciano persuadere da professionalità poste in evidenza dai mass-media, equivale a costatare che non c'è orientamento.
Orientare è un compito difficile, necessita di coordinamento fra le istituzioni del territorio, impegna imprese, associazioni e agenzie: in studi di settore, in previsioni e programmazioni politiche ed economiche, in messa in campo di risorse umane e professionalità specifiche.
Cose che non si inventano e che necessitano di competenze e qualificazioni e che comportano, certamente, anche dei costi. Ma non si prenda questa ultima voce come la ragione dell'impedimento.
La verità è che i costi zero, con cui oggi la scuola (da sola) consiglia il corso di studi che il ragazzo dalla media inferiore dovrà affrontare, sono enormemente superiori, per i danni che crea, a quelli di un "orientamento serio".
Se è altamente probabile che fra tre o cinque anni si avrà necessità di mediatori linguistici o di programmatori informatici è perfettamente inutile consigliare le professioni che ora vanno più di moda. Aumenterà la disoccupazione in tal modo, aumenteranno le spese per la riconversione delle competenze, aumenteranno i ritardi nelle risposte al mercato, aumenteranno gli stress individuali e famigliari.
Alla luce di quanto sopra, pur rispettando le attitudini e i bisogni espressi dagli studenti, l'orientamento deve guidare l'allievo verso una scelta consapevole del proprio percorso educativo.

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