Meritocrazia senza merito, governance vs insegnamento-apprendimento
Cosimo De Nitto - 12-01-2016
Buona e in larga parte condivisibile la riflessione di Cinzia Mion.
Suggerisco di leggere il suo interessante articolo per gli spunti pedagogici e per le implicazioni politiche nel definire "Meritocrazia, meritorietà, merito e scuola".
Nella sostanza, senza mai essere troppo esplicita nel chiamarla con nome e cognome demolisce la "filosofia" della "Buona Scuola" e la L. 107 in cui essa si sostanzia. Attacca radicalmente e capovolge le basi culturali e pedagogiche su cui si fonda sostenendo che una strada per risolvere i problemi centrali della scuola è esattamente quella che va in direzione opposta. Come darle torto?
La scuola è diventata "da parecchio tempo" con tutte le riforme e riformicchie imposte "un'istituzione senz'anima".
"La scuola non ha bisogno di competitività", non ha bisogno di capi ma di "leader for learning", ha bisogno di "passione", di "motivazione", di "meritorietà" e "merito" non di "meritocrazia". La scuola ha bisogno soprattutto di "pensiero riflessivo" e di "pensiero riflettente" non di "riflesso condizionato" e passivo, non di test standardizzati.
La scuola ha bisogno "di tempi più ampi di non-insegnamento per permettere i famosi dialoghi di riflessione all'interno della comunità di pratica.", quindi, si potrebbe dire, la scuola ha bisogno di tempo pieno, relativamente alla quantità di ore a disposizione, e di tempo vuoto, rispetto all'accanimento iperdidatticista, iperprogettista (progetti che affannano, ma il cui risultato è assai dubbio).
La scuola ha bisogno di "partecipazione", "cooperazione", di "confronto fermentativo", di "intersoggettività" non di esclusione, selezione, competizione.
L'articolo è uno stimolo a superare certe timidezze nella denuncia della L. 107 da parte di alcuni che per posizione che occupano nell'amministrazione, per "partito" preso o per altro, pur convinti dei buchi di contenuto e di indirizzi della legge non riescono a passare dalla posizione critica alla denuncia e dalla denuncia alla lotta e alla "contrastività".
Scrive Mion: "La recente legge di riforma parla di innovazione ma quella che mi interessa non è tanto quella organizzativa, pur necessaria, ma quella che avviene all'interno del rapporto insegnamento-apprendimento."
A mio avviso non c'è una "riforma organizzativa" che nella scuola non influenzi e determini pesantemente il "rapporto insegnamento-apprendimento". Sarebbe un grave errore declassare la L. 107 ad una riforma puramente "organizzativa" anche se è pur vero che essa si occupa in sostanza solo di governance e di organico. E' anche vero, però, che essa rinvia la vera riforma dei contenuti a decreti che delega al solo esecutivo ponendo la vera riforma fuori dal controllo parlamentare e democratico. Il problema è proprio qui, infatti è previsto che la riforma sia spezzettata in tante sotto-riforme che dovranno essere coerenti con lo spirito e con la lettera della legge "organizzativa" e col suo principio di governance eretto a filosofia che ispira, guida, fissa i paletti per ogni intervento nella scuola che riguarderà e determinerà ruoli e funzioni dei soggetti e la relazione insegnamento-apprendimento che è il nucleo di senso dell'intero sistema scolastico.
La battaglia per una scuola buona non può non passare attraverso la critica radicale alla L. 107 e attraverso una lotta culturale, politica, sindacale, contro di essa che sia altrettanto radicale.
Non c'è spazio per coloro che si professano né con la L. 107 né contro di essa. Non c'è spazio per sospensioni di giudizio che sarebbero molto sospette. Non c'è spazio per posizioni del tipo «non aderire né sabotare».
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 Paolo Silveri    - 17-01-2016
E' una riforma per premiare i lacchè del Dirigente, con il metodo Renzi: circondarsi di lacchè mediocri che non hli facciano ombra e siano disposti a tutto! Vergogna!