Quando l'immigrato fa bene alla scuola
Francesco di Lorenzo - 19-12-2015
Gli studenti immigrati fanno solo del bene alla scuola italiana. Infatti, la scuola che accoglie gli alunni immigrati riesce a far migliorare il livello delle competenze di tutti. È quanto emerge dall'ultimo rapporto Ocse su "Scuola e migrazione, facilitare il viaggio dell'integrazione". Quindi, con dati alla mano, si riescono finalmente a sfatare mille paure immotivate: il grande afflusso degli alunni immigrati, aumentato negli ultimi anni, non ostacola l'apprendimento degli alunni non immigrati, che anzi, come è documentato, è sempre di più migliorato. Insomma, quando esiste e va in porto la vera integrazione, aumenta in generale il livello delle conoscenze di tutti. E se resiste un gap, è quello che dura da sempre, indipendentemente dalle provenienze, ed è lo svantaggio economico-sociale. Ciò che fa la differenza quindi, non è la provenienza, bensì la condizione sociale ed economica in cui vive lo studente .
Naturalmente, il rapporto descrive in modo negativo le scuole (chiamandole 'scuole enclave') che hanno un'alta concentrazione di immigrati nella stessa classe, e che si trovano principalmente in Italia, Canada e Grecia.
Il rapporto Ocse fornisce anche delle indicazioni sulle politiche educative da adottare per facilitare il processo di integrazione. Per aiutare i ragazzi immigrati e favorire il loro successo formativo, la prima cosa da fare è fornire assistenza linguistica. E questo va fatto il prima possibile. Magari accoppiando l'apprendimento della nuova lingua con i contenuti, rendendo così più efficace e interattivo lo studio. L'ultima raccomandazione del Rapporto è rivolta gli insegnanti, che devono prepararsi ad affrontare i problemi degli studenti immigrati. In poche parole, un po' di formazione e di aggiornamento su queste tematiche non guasterebbe.

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Gli studenti diventano critici teatrali: un progetto nato dalla collaborazione tra giornalisti e insegnanti che si chiama Onda Critica, partito da Genova, ora si sta estendendo anche in Lombardia. Un modo per interessare gli studenti al mondo del teatro, dello spettacolo dal vivo, e che nello stesso tempo diventa anche una palestra di scrittura. Le recensioni che vengono elaborate dagli studenti sotto la guida degli insegnanti, prima di essere pubblicate su riviste specializzate online come Sipario.it o Teatro.it, devono passare al vaglio di un gruppo di critici. Insomma, un modo per imparare ad esprimere le proprie opinioni anche in vista della prima prova dell'esame di maturità, che prevede proprio la possibilità di scrivere un articolo di giornale. Naturalmente, gli studenti interessati sono quelli delle superiori, i quali sono tenuti a rispettare alcune regole precedentemente stabilite. Una è quella di motivare sempre ciò che si pensa, senza lodare troppo o insultare gratuitamente, che così sarebbe troppo facile. Insomma, una palestra di scrittura che cerca attraverso il teatro di riscattare un modo nuovo di impegnare gli studenti e orientandoli verso la realtà che ci circonda.

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Secondo l'ultimo rapporto di AlmaDiploma, gli studenti che si sono diplomati quest'anno risultano essere informati, intelligenti e consapevoli di quello che hanno fatto negli anni trascorsi a scuola. Inoltre, hanno un'idea precisa delle difficoltà che li aspettano, di conseguenza sono molto poco 'schizzinosi'.
L'indagine condotta su 40mila diplomati di 250 istituti, ci dice alcune cose che andrebbero ri-guardate meglio. Rileva alcune contraddizioni che andrebbero 'attenzionate', prese come segnali su cui, magari, cercare di porre rimedio. Il 46% dei nostri diplomati dichiara, ad esempio, che si è pentito della scuola scelta a 14 anni. Di questi il 12% ripeterebbe il corso ma in altra scuola, l'8% resterebbe nella propria scuola ma cambiando corso o indirizzo, il 27% cambierebbe sia indirizzo che scuola.
La quota di quelli che sono si sono pentiti della scelta è più elevata tra i diplomati alle professionali, ma anche tra tecnici e liceali la questione non cambia. Molti si lamentano delle infrastrutture, della mancanza di laboratori o di aule, di palestre e impianti sportivi.
Resta confermato il fatto che i diplomati con i genitori laureati frequentano il liceo (il 38%), l'istituto tecnico (il 12%), e in ultimo il professionale (il 6% ). Insomma, il solito schema che non è cambiato perché nulla si è mosso finora per farlo cambiare. Di buono c'è che tutti i diplomati, sia soddisfatti che pentiti, non si scoraggiano e dichiarano di voler continuare a formarsi per aumentare le loro opportunità di lavoro.

Tags: Immigrati, Ocse, buonascuola, teatro, critica, articolo di giornale


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