di Salvatore Mazza
Roma. È una «sfida terribile» quella lanciata dal terrorismo «contro la nostra civiltà». Una civiltà «che siamo disposti a difendere con tutte le nostre forze», e la cui «difesa più forte» è «la conoscenza, il dialogo, la pratica delle virtù civili», a iniziare dalla solidarietà e dal dialogo.
La commozione ha incrinato la voce al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi mentre, ieri mattina all'Altare della Patria, si rivolgeva ai 1300 studenti giunti da tutta Italia per l'inaugurazione ufficiale del nuovo anno scolastico. Un inizio d'anno segnato indelebilmente dagli attentati di New York e Washington e dai sentimenti di «orrore e sdegno» suscitati da quanto accaduto. Ciampi, che aveva accanto il ministro della pubblica Istruzione Letizia Moratti e quello della Difesa Antonio Martino, non ha eluso i dubbi, gli interrogativi, le paure affastellatisi in questi giorni nelle menti di tutti; e parlando dal luogo in cui si celebra la Patria, non a caso scelto, per il secondo anno, come sede dell'inaugurazione del nuovo anno scolastico a sottolineare lo stretto rapporto tra scuola e Patria, il presidente ha rimarcato come proprio «la scuola è l'istituzione che più direttamente aiuta a costruire il futuro della nazione nella pace e nel progresso».
Nel suo discorso, i cui concetti fondamentali si ritrovano nel suo tradizionale messaggio indirizzato a tutti gli studenti italiani, Ciampi ha sottolineato come il clima determinato da quanto accaduto negli Usa domini sullo stato d'animo che solitamente accompagna la ripresa dell'anno scolastico: nostalgia delle vacanze, gioia di ritrovare i vecchi compagni, il rivedere («per lo più, ammettetelo, con affetto») gli insegnanti. E qui, ricordando con voce commossa le stragi di undici giorni fa, ha chiesto ai presenti un minuto di silenzio, che tutti hanno osservato. Riprendendo a parlare, il capo dello Stato ha quindi evidenziato come ci sia «un bisogno di Patria che unisce giovani, adulti, anziani». La libertà del popolo italiano, «la sua unità ed indipendenza», erano legate dai patrioti all'esigenza di liberazione degli altri popoli d'Europa, «in una prospettiva universale di conquista dei diritti civili». Aspirazioni che Ciampi vede oggi riflesse nei sentimenti «profondi di umanità» che crescono tra i giovani di tutto il mondo «sviluppato e democratico», come pure nella volontà di operare concretamente per i Paesi «dove non sono garantiti i diritti, la sicurezza, la salute, dove la scuola non c'è, la conoscenza non è raggiungibile, dove la fame e l'ignoranza sono un'unica disperata realtà».
In proposito Ciampi ha voluto ricordare la scritta che campeggia sull'Ara Pacis Mundi, il monumento eretto 50 anni fa sul Colle di Medea, a Gorizia: "L'odio produce morte, l'amore genera vita". Parole che sono l'espressione, è stato il suo commento, di quei sentimenti di libertà e solidarietà che «ci devono accompagnare in ogni momento», e di cui la scuola diventa il vero terreno di coltura. «Lo studio e il dialogo, tra voi e i vostri insegnanti - ha affermato Ciampi - sono la migliore risposta che voi potete dare a questa terribile sfida contro la nostra civiltà che siamo disposti a difendere con tutte le nostre forze».
Sulla stessa linea, il ministro Moratti ha osservato come in questo momento «non è facile tornare alla normalità», ma la scuola «è un'occasione importante per capire cosa è successo, rileggendo il nostro passato e traendo da esso riferimenti per un futuro fatto di speranza e giustizia». Il recupero della memoria, quindi, per poter «attraversare giorni difficili e confusi e realizzare ideali, costruirsi una personalità basata sulla libertà, sulla legalità, sul senso di giustizia». Abbiamo la fortuna di vivere in un'Europa, ha insistito il ministro, che ha saputo superare divisioni interne e guerre, costruendo un'unità fatta di «ricchezze delle differenze». E compito della scuola «è quello di mantenere viva questa memoria storica culturale e civile», ricordando come l'Europa sia stata costruita «sul valore classico e profondo dell'Umanesimo, che pone l'uomo al centro di tutta la società».
Nello stesso tempo però la scuola dev'essere il luogo «dove imparare a stare insieme, ad agire nel rispetto reciproco, per dare voci al desiderio di solidarietà». Di qui l'invito del ministro agli studenti a percorrere quella che definisce «solidarietà di banco», affiancando e sostenendo chi ha difficoltà materiali o intellettuali, scambiando esperienze «per favorire la reciproca comprensione attraverso la conoscenza di culture diverse». La mancanza infatti di educazione primaria «è una delle grandi ingiustizie sociali».