Diciotto ore: quanto costano?
Riccardo Ghinelli - 12-12-2002
Per ragioni delle quali non sto a disquisire, nella mia Scuola, un Istituto superiore, stiamo sperimentando le cattedre a diciotto ore per tutti. La “sperimentazione”, non ufficiale, ha avuto come effetto (o forse causa, non è ben chiaro) uno spezzettamento delle cattedre.
Chiaramente, questo è ovvio, sono saltate le continuità didattiche: gli studenti si possono trovare in cattedra un professore diverso e gli insegnanti possono ritrovarsi a lavorare con classi mai viste prima. Sappiamo tutti come questo comporti un periodo più o meno lungo di disagio, dovuto alla necessità da parte degli alunni di adattarsi ai metodi del nuovo insegnante e per l'insegnante alla difficoltà di raccordarsi con quanto fatto dal docente che lo ha preceduto. Questo, è chiaro, non solo sul piano dei contenuti, ma anche su quello, importantissimo, dei rapporti con la classe.
Inoltre, visto che il criterio è quello di tappare i buchi, un docente da sempre abituato a insegnare Italiano e Storia alle classi prime e seconde, può trovarsi da un giorno all'altro a preparare una quinta ad affrontare l'esame.
E questi sarebbero fatti già abbastanza gravi.
Ma quando lo spezzettamento delle cattedre è diffuso accadono altre cose alle quali non si pensa immediatamente.
I consigli di classe spariscono. Intendiamoci: il consiglio, poniamo, della III C esiste ancora, ma non è lo stesso della IV C o della V C. Nelle tre classi possono esserci due o tre insegnanti di matematica oppure due di Italiano e uno, diverso, che insegna Storia in una o due classi. Viene quindi a mancare la possibilità di instaurare rapporti stabili o di fare progetti a lungo termine. Un lavoro trasversale che è possibile in terza potrebbe essere arduo in quarta, oppure dovrebbe essere abbandonato l'anno successivo perché il collega con cui si era iniziato un lavoro ha cambiato corso e chi lo ha sostituito non è disponibile a collaborare.
Anche il più scalcinato dei consigli di classe, col tempo, può trovare un suo equilibrio, ma questo non è chiaramente possibile se ogni anno deve ricominciare con persone nuove.
Quindi gli alunni si trovano a dover fare i continuamente i conti, non solo con nuovi insegnanti, ma anche con un clima complessivo variabile e incerto.
Questo che si è detto per gli alunni vale anche per i rapporti con i genitori.
La Scuola, poi, non è fatta solo di lezioni.
In tutti gli Istituti le classi di uno stesso corso sono vicine. Da noi questo non ha più senso: nei corridoi gli alunni non incontrano più i loro insegnanti degli anni precedenti o di quelli futuri, ma una serie di sconosciuti. Idem dicasi per gli insegnanti che conoscono solo una parte dei ragazzi che ciondolano nel corridoio durante il cambio dell'ora. Quel minimo di controllo che era consentito dalla reciproca conoscenza salta, e il comportamento di ragazzi sta peggiorando vistosamente.
Due parole anche per l’orario: chiunque vi abbia posto mano sa che un docente su più corsi ne complica notevolmente la compilazione. Tutti, prima o poi, ci siamo sentiti dire che non è possibile accontentare tutti, ma nella nostra Scuola sembra proprio che siano riusciti nell’impresa opposta: hanno scontentato tutti.
Certo, per l’opinione pubblica non è bello sapere che qualche insegnante passa in aula qualche ora in meno dei colleghi e riceve la stessa paga.
Noi, gente della Scuola, sappiamo bene invece che le ore a disposizione hanno una loro utilità: possono essere utilizzate, ad esempio, per tenere aperta la biblioteca o per le sostituzioni. Alla prima esigenza si sopperisce, per ora, con uno di quegli insegnanti no più idonei all’insegnamento. Ma anche questo, lo sappiamo, è nel mirino della Moratti (e di Tremonti). Quanto alle sostituzioni è stata chiesta la disponibilità ai docenti a coprirle a pagamento, a carico del Fondo d’Istituto, s’intende.
Sembra quasi un gioco di prestigio: lo Stato risparmia, ma a spese delle Scuole, che dovranno sottrarre risorse probabilmente a progetti educativi o all’aggiornamento degli insegnanti.
Certamente il Ministro Moratti (e ancor più Tremonti) sanno qual è il risparmio consentito dalle cattedre a diciotto ore, ma forse non hanno preso in considerazione qual è il loro “costo” in termini di qualità della Scuola.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Franco Labella    - 15-12-2002
Le ottime considerazioni di un operatore della scuola credo che possano essere spedite (ma non in senso metaforico) ad esponenti della maggioranza come regalo di Natale.
Lo so che fino ad allora la Finanziaria sarà stata approvata ma per lo meno i "ragionieri commercialisti" che ci governano avranno di che riflettere.
Con la speranza che analoghe riflessioni facciano tutti gli operatori della scuola che hanno dato fiducia alla attuale maggioranza politica.

 elisa tetamo    - 16-05-2003
Perchè il decreto 18 ore è stato applicato tassativamente - alle superiori - solo per alcune classi di concorso (storia e filosofia, matematica e fisica)? Questo non produce una disparità discutibile e addirittura illegittima?
Aggiungo qualche considerazione alle osservazioni giustissime del tuo intervento. Per le mie materie (storia e filosofia) - ma credo che il discorso si possa estendere - il decreto produce una separazione concettuale e metotologica fra ambiti disciplinari sinora considerati prossimi, inoltre conosciamo tutti (studenti, insegnanti e genitori) i vantaggi di poter articolare le valutazioni a partire da due materie e non da una sola!