Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori
Franco Buccino - 16-08-2015
"Uno, due, tre, quattro, ... ventinove, trenta e trentuno. Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori". Chi stava sotto, finito di contare, si girava e cercava di scovare i compagni nascosti. Una tragica moderna edizione del nascondino si sta svolgendo da qualche settimana. L'Amministrazione scolastica è sotto, ha contato dal 28 luglio alle ore 14 del 14 agosto. Poi, pronunciata la fatidica frase "Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori", si è girata e ha cominciato la caccia ai precari nascosti. I primi a essere presi prigionieri della tana saranno i precari in testa nelle graduatorie e nei concorsi. Neanche si sono nascosti, sicuri delle posizioni e dei punteggi; finiranno nella famigerata fase B. Ma poi l'Amministrazione passerà a snidare gli altri, quelli della fase C, la cui maggioranza non otterrà la provincia di residenza, nonostante le commoventi dichiarazioni degli esponenti di governo, madri e padri di famiglia, e le dotte spiegazioni degli esperti del Ministero, a metà strada fra la soluzione del teorema del cubo di Rubik e l'individuazione della carta vincente al gioco delle tre carte a piazza ferrovia. Anche i precari camuffati e mimetizzati nella loro provincia saranno catturati quando, dopo la fase di mobilità straordinaria, dovranno lasciare i posti occupati solo provvisoriamente.
Perché questo gioco dell'Amministrazione con i precari? Non per risparmiare: le supplenze saranno le stesse o aumenteranno. Non per svuotare le graduatorie: molti sono rimasti e in migliaia premono per entrare. Non per garantire la continuità di insegnamento agli studenti: comincerà una lunga fase di mobilità senza precedenti. Non per una vera riforma della scuola: l'organico potenziato si annuncia come un'armata Brancaleone. La verità è che il governo è stato costretto dalla sentenza della Corte europea a stabilizzare il maggior numero di precari. Ed ha proceduto senza neanche chiederglielo, potremmo dire. Obbligandoli, sotto ricatto, a fare la domanda, a scegliere tutte e cento le province (e se volevano rischiare chiedendone di meno?), a sottoporsi ad assegnazione di sede in modo del tutto innaturale, vale a dire a prescindere dal proprio punteggio, eccetto che per la prima preferenza espressa. In questo momento all'Amministrazione non interessa più di tanto il destino dei precari, interessano le insostenibili multe dell'UE.
Presidente, governo, Ministro, Ministero, per favore, dopo l'euforia di questi giorni, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi non dite che non immaginavate le conseguenze di questo marchingegno che avete costruito, perché ci dovevate pensare per tempo; non dite a ogni piè sospinto che è la legge che l'impone, perché questa legge l'avete voluta voi fortissimamente, a forza di maggioranza e di voti di fiducia; non dite che rimedierete agli errori perché alimentereste ancora e solo false speranze. Ma da subito non fate dire ai campioni di turno che, tutto sommato, settemila precari in fase B e settemila in fase C costretti ad emigrare sono poca cosa, così come ottomila che con sofferenza non hanno fatto la domanda consentono agli altri assunzioni più facili. In fine non vi permettete di fare gli auguri ai settantunomilaseicentoquarantatre precari che hanno presentato la domanda spesso con la morte nel cuore. Non potete prenderli in giro. Hanno la loro dignità.
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