breve di cronaca
Alunna islamica discriminata
Repubblica (Cronaca di Bologna) - 24-09-2001
Minacce per telefono e per email, bambini discriminati a scuola, insulti per strada. Paura e preoccupazione di essere accerchiati da giudizi ingiusti e di veder svanire un lavoro di anni. «È un momento difficile, traumatico anche per la nostra comunità bolognese e emiliana. L'attacco terroristico all'America ha avuto un solo obiettivo: lo scatenamento dell'odio tra i popoli e le religioni, il contrario di quello che vuole l'Islam e che quindi vogliamo anche noi. Siamo seriamente preoccupati di vedere distrutti l'amicizia e la convivenza che abbiamo costruito». Radwan Altoungi, il presidente del Centro di cultura islamica di Bologna, che ha sede nella moschea storica di via Massarenti, lancia l'allarme. L'attacco a New York che ha cambiato il mondo ha cambiato in peggio anche la vita dei musulmani di Bologna. Non è un bel clima, per loro, in questi momenti. «Abbiamo ricevuto parecchie telefonate di minacce. Ci hanno dato degli assassini e dei terroristi. Abbiamo ricevuto email dello stesso tenore. Con chi ci conosce non abbiamo problemi, io continuo a aiutare aziende italiane a esportare nei paesi arabi. Ma sentiamo tra gente che non ha cultura e non ci conosce crescere l'ostilità nei nostri confronti. Questo è ciò che volevano ottenere i terroristi, chiunque essi siano. Molti dei nostri fedeli temono anche che qualcuno possa farci del male, che possano attaccarci». Gli uomini della moschea non hanno comunque avvertito la Questura, mentre sono aumentati i contatti da parte dei servizi segreti, «come è normale in questi momenti e fa parte del doveroso lavoro delle forze dell'ordine».
Altoungi condanna senza mezzi termini gli atti terroristici in Usa, «fatti apposta per creare odio, crimine peggiore della morte, per l'Islam». Critica anche l'atteggiamento del governo Usa «di vendetta a tutti i costi, che farà morti innocenti e aumenterà sofferenze e miserie nei paesi arabi già duramente colpiti». Critica anche, tornando ai confini locali, le dichiarazioni del cardinal Giacomo Biffi, «che non sono degne di un uomo di chiesa del suo livello. Altri dicono cose ben diverse. Dice che dobbiamo integrarci. Ma che cosa significa questo nella sua mente? Che dobbiamo indossare un croce sul petto? Che dobbiamo mangiare maiale e bere alcolici come fanno i cattolici? Con Biffi abbiamo cercato di parlare, di farci capire, ma non ci ha mai voluto ricevere».
Gli islamici di Bologna sono preoccupati anche della «campagna di odio» sui mass media, che portano al rischio di discriminazione: «Stiamo valutando anche un episodio segnalatoci in una scuola elementare, dove una bambina è tornata a casa in lacrime perché la maestra in aula ha attaccato indiscriminatamente i musulmani per le stragi americane». Hosni Bozo, un altro dirigente della moschea, ricorda l'urlo che ha fatto quando in auto ha appreso dei kamikaze alle Twin Towers, «non solo per un crimine di dimensioni incalcolabili, ma anche perché ho capito che questo delitto era stato concepito per seminare discordia». Così, «chiederemo ora aiuto alle forse politiche e civili che hanno maturità affinché non cessi quel rapporto di amicizia che abbiamo sempre avuto con i bolognesi e gli italiani».
Clima preoccupato, dunque. Ad aggravare la situazione è arrivata anche la notizia dell'arresto a Londra di Aouni Bechir, un algerino ritenuto in contatto con i terroristi del Gia, che tre anni fa viveva a Bologna ed era stato scarcerato, come tutti gli altri della cellula che si era costituita sotto le due torri.
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