Quando l'ingiustizia diventa legge, la resistenza è un obbligo morale
Maria Palumbo - 09-05-2015
I docenti del liceo classico statale Adolfo Pansini di Napoli dichiarano di astenersi dallo svolgimento delle prove INVALSI previste per il 12/05/2015, come atto di protesta e di disobbedienza civile nei confronti di un disegno di legge che rappresenta la morte della scuola pubblica e CHIAMANO ALL'IMPEGNO SOLIDALE TUTTI I COLLEGHI D'ITALIA.
Se l'INVALSI è la via per imporre il pensiero unico e spogliare la scuola della sua natura umana, bisogna togliere il proiettile dalla pistola prima che spari. Chiediamo a tutti i lavoratori della scuola di non essere complici e conniventi di questo suicidio dell'istruzione pubblica e di condividere la nostra protesta.
La scuola italiana, ormai da anni, subisce un attacco indiscriminato da parte dei governi di ogni colore politico. Tutte le sedicenti riforme della scuola, dalla "Moratti" alla "Giannini", hanno avuto come unico obiettivo lo smantellamento dell'istruzione statale, laica, democratica, pluralista, aperta a tutti, in palese violazione dell'art. 3 della Costituzione.
Intendiamo contestare un modello di scuola che, ormai, tiene conto esclusivamente delle esigenze di un mercato del lavoro orientato a formare, per lo più, quadri dirigenti, ma che, contemporaneamente, genera una forza lavoro dequalificata, intercambiabile, poco specializzata e, soprattutto, priva dei necessari strumenti critici.
Non a caso, il progetto di legge si serve di un omologante sistema di valutazione, affidato essenzialmente alla somministrazione di test, proprio mentre in ambito europeo si dubita fortemente della validità pedagogica di tale strumento di verifica.
Queste prove sono state presentate negli anni come uno strumento per monitorare "la qualità dei sistemi scolastici", ma in realtà in che modo sono state utilizzate per migliorare effettivamente la qualità dell'istruzione e quali interventi ha svolto il Miur, se non quello di sottrarre risorse e di creare una divaricazione sempre più forte tra i programmi svolti e le prove somministrate? E come coniugare allora i test INVALSI con la didattica delle competenze? Se costituiscono solo un monitoraggio, perché nelle scuole medie sono di fatto una prova d'esame? Tali test, piuttosto, risultano destabilizzanti per uno studente che si trova ad essere valutato più volte con modalità diverse.
I docenti del Pansini, per questi motivi, DICONO DI NO ad una riforma che decreterebbe la fine della scuola dell'inclusione, della solidarietà, dell'uguaglianza, della laicità e della democrazia. Non sarà, infatti, più possibile formare menti critiche, teste pensanti, valorizzare il pensiero divergente, combattere le disuguaglianze sociali. Le prove INVALSI, avvalorando la falsa convinzione che di fronte ad un problema ci sia una ed una sola soluzione possibile, sono strutturate per testare capacità ed abilità meccanico/ripetitive che poco hanno a che fare con l'intelligenza e la consapevolezza critica.
Il governo Renzi, dopo l'indiscusso successo dello sciopero del 5/5, che ha visto l'adesione pressoché unanime del mondo dei lavoratori della scuola come non accadeva da anni, continua a mostrarsi sordo alle critiche che pure piovono da ogni parte nei confronti della riforma "Giannini", dimostrando di non voler tenere in considerazione il parere di chi nella scuola pubblica lavora ormai da anni, spendendosi con cura e dedizione, spesso non riconosciute né valorizzate.
Se la "buona scuola" diventerà legge, la disparità tra Istituti, privi di quei sacrosanti finanziamenti che lo Stato dovrebbe garantire, nel rispetto del dettato costituzionale, sarà gravemente accentuata, acuendo in modo irreversibile le disparità di ordine geografico, sociale, economico e culturale che già deprimono il nostro Paese. La frammentazione dei percorsi di istruzione seguiti nelle singole scuole italiane sarà ulteriormente accentuata dal ruolo eccessivamente gerarchico attribuito al dirigente scolastico. L'assoluta libertà di insegnamento sarà, poi, condizionata dall'eventuale presenza di sponsor privati, portatori di interessi propri, che entrano in contrasto con la libertà dei fini tipica dell'insegnamento laico. La stessa possibilità, per alcuni Istituti scolastici, di usufruire del 5 per mille avvantaggerà soltanto quelle scuole che operano in quartieri più abbienti.
Ribadiamo, pertanto, con forza la nostra opposizione al DDL cosiddetto "la buona scuola", di cui chiediamo il ritiro immediato.
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 Carlo Palermo    - 10-05-2015
Commento del solo titolo - "Quando l'ingiustizia diventa legge..." è un'affermazione che, almeno sotto il profilo concettuale, contraddice i principi fondamentali della nosta Costituzione in materia legislativa. Un de profundis per l'educazione alla Legalità fino ad oggi predicata nelle nostre scuole, basata su assiomi, puramente teorici, come: la legge è legge e va rispetata, le sentenze non si commentano, gli avvisi di garanzia non sono sentenze di colpevolezza... e via dicendo. Soprattutto si pone l'interrogativo etico per il cittadino che deve scegliere se vivere resistendo o partecipando.
Forse dobbiamo chiarirci un po' le idee in proposito per non sembrare opportunisti o faziosi in questo clima politico-sociale sempre più disgregato in cui la lotta di classe è soppiantata dal tutti contro tutti, persino nelle famiglie.

 Stefano de Stefano    - 10-05-2015
Bravissimi! Siete un esempio luminoso per tutti i docenti. Al di là delle quisquilie argomentative sulle parole, voi avete dimostrato, con i fatti, che contro governi autoritari, com'è quello Renzi, c'è un'unica scelta: la lotta e la disubbidienza civile. Siete un'avanguardia, per ora: non mollate!