La competizione senza limiti di velocità
Francesco di Lorenzo - 13-02-2015
I giovani passano più ore su internet che a scuola. Una ricerca condotta su ottomila studenti italiani conferma questa ipotesi (o realtà) già avvertibile da chiunque e comunque verificabile perché sotto gli occhi di tutti. Li vediamo che smanettano in qualsiasi luogo si trovino, in ogni momento e naturalmente anche in classe. E se per collegarsi alla rete il 95% riceve uno smartphone già all'età di tredici anni, il 98% degli intervistati lo usa regolarmente. Per fare che cosa? Per giocare, comunicare con gli amici tramite social network o sciogliere dubbi legati al sesso.
Ma proprio l'estrema facilità di comunicazione porta con sé dei rischi, infatti il 40% delle ragazze dichiara aver ricevuto proposte, messaggi o immagini indesiderate, mentre tra i ragazzi il rischio è quello di entrare in contatto con gruppi di persone che mettono in atto comportamenti illegali. Naturalmente tutti si lamentano di essere presi in giro o di mira dai coetanei, e vorrebbero una maggiore tutela dagli episodi di cyber-bullismo che si susseguono senza fine. La conclusione è che il 49% dei ragazzi non ha mai avuto la possibilità di seguire a scuola lezioni che parlassero di web o di social-network, e il 65% di loro vorrebbe parteciparvi.
Ecco, più che le richieste fatte attraverso i questionari, il ministero dovrebbe utilizzare informazioni come queste, coniugarle con un po' di buon senso e provare ad aggiornare materie, didattica e mentalità. Tanto più che le richieste vengono dai diretti interessati. Rottamare per innovare non deve valere solo quando uomini e idee del passato si trovano davanti, quando intralciano il nostro cammino, ma appena ci sono accanto o dietro, chi se ne frega. Cambiare verso vuol dire intercettare le esigenze del momento: i giovani hanno chiesto qualcosa. Che qualcuno almeno provi a rispondere.

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Succede anche questo nella scuola italiana. Anzi, ci sono tutte le premesse perché fatti del genere succedano sempre di più. In breve, la scuola media Cavalcanti di Sesto Fiorentino accusa il Comune di favorire un'altra scuola situata sullo stesso territorio comunale, e precisamente la scuola media Pescetti.
Secondo l'accusa il Comune pubblicizza la Pescetti presentandola come scuola tecnologicamente all'avanguardia, in linea con i tempi e dandole ampio spazio sul proprio sito. E ciò avviene proprio nel periodo critico delle iscrizioni. Logico che agli insegnanti della Cavalcanti questo non vada giù. Fanno da sempre le stesse cose, hanno anche più riconoscimenti dei concorrenti da istituzioni ed enti, ma si vedono scavalcati dai colleghi più intraprendenti e mediatici, in una corsa - una competizione - a cui loro non hanno scelto di partecipare.
Ecco cosa può succedere, anzi succede, quando per anni abbiamo sentito parlare e sparlare di sana competizione tra scuole e altre amenità del genere. Ecco come la decantata sana competizione copra solo un gruppo di insegnanti intraprendenti e un sindaco o un assessore poco attenti.
E così, quando arriva la risposta del Comune alle accuse della Cavalcanti si ha la conferma del tutto. In breve il Comune si difende dicendo che ha solo dato seguito agli inviti rivolti loro dalla scuola Pescetti. Come a dire, dovevate farlo anche voi. È evidente che in fondo la competizione non è sulla qualità della scuola ma nell'intraprendenza, nella casualità, nella fortuna di incontrare sindaci e assessori 'stupidini' o buoni a nulla. Quindi, cosa resta se non augurare e augurarci, buona fortuna?

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La notizia che l'ex ministro Gelmini per non pagare la multe della sua auto usava escamotage del tipo, ' violazioni commesse nell'adempimento del dovere', è veramente incommentabile. Pensate, metteva a rischio la vita dei cittadini, superando i limiti di velocità, per affossare la scuola italiana. Che tristezza!


Tags: competitivit, social-network, cyber-bullismo, Gelmini


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 Mariella Marras    - 21-02-2015
Francesco, col benficio della buona fede agli amministratori, mi viene da osservare che bisogna che le scuole sappiano oggi rappresentarsi all'esterno utilizzando anche gli strumenti che la tecnologia mette oggi a disposizione.La comunicazione è sempre stata importante ma oggi lo è più che mai. Non basta più la consapevolezza del proprio valore, bisogna anche saperlo rappresentare in modo convincente e questo non per imbonire ma per informare sinceramente delle cose belle ma ignorate dai più che accadono dentro le scuole.Dei successi infatti nessun media si prende la briga di parlare mentre ogni aspetto negativo della scuola o dei comportamenti degli insegnanti è amplificato a dismisura.Nelle situazioni di reale competitività poi l'azione di promozione è d'obbligo col vantaggio io credo però anche di un complessivo miglioramento del servizio che deriva non solo da una sana competizione ma anche dalla cooperazione fra istituzioni