Obbligatorio per chi?
Cosimo De Nitto - 04-02-2015
"E' finita l'epoca in cui l'insegnante veniva assunto con un certo bagaglio di conoscenze e competenze disciplinari e didattiche che poteva, in TEORIA (il maiuscolo è mio), mantenere fino alla fine della sua carriera senza nessun aggiornamento di sorta."
Così Salvo Intravaia nel suo articolo sulla Repubblica "Buona scuola, cambio radicale per i prof: aggiornamento obbligatorio, poi saranno valutati"

Ecco proprio così Salvo Intravaia, in TEORIA. La pratica e l'esperienza dicono tutt'altro. Quando non si sono aggiornati gli insegnanti nella stragrande maggioranza dei casi è dipeso dal fatto che il governo ha ridotto sempre più i fondi per l'aggiornamento, quelle poche iniziative che ci sono state avevano due caratteri, 1) erano calati dall'alto; 2) non avevano alcuna attinenza con la metodologia, la didattica, le materie e le discipline insegnate. Non so se Salvo Intravaia si è aggirato mai dalla parti di una scuola primaria. Ecco se per avventura si trova nelle vicinanze entri e chieda al dirigente quanti fondi ha a disposizione per l'aggiornamento, poi gli chieda pure quanti insegnanti partecipano a quelle poche iniziative che si fanno, infine, se non ha troppa fretta, chieda anche chi e come decide i contenuti del corso e gli eventuali esperti che sono chiamati. Quando avrà fatto una breve indagine di questo tipo non scriverà più quelle sciocchezze che inducono alla falsa idea che gli insegnanti sono "allergici" all'aggiornamento e che ora finalmente è arrivato Renzi superstar che li mette in riga lui a colpi di decreti. Gli insegnanti VOGLIONO l'aggiornamento, che sia qualificato, che risponda alle esigenze reali della didattica, che abbia una testa e una coda, che sia svolto e gestito in modo da poter verificare l'impatto sulla didattica, non una sorta di mordi e fuggi e cioè un insieme di belle conferenze che saranno magari anche interessanti, ma che alla fine non lasciano niente dietro di sé. Infine, se proprio vuole iscriversi al partito dei perditempo, si faccia un giro presso i siti e blog che parlano di scuola e di didattica, chieda alle università quanti corsi di specializzazione organizzano anche on line e scoprirà che la "domanda" di aggiornamento è molto viva e che se c'una cosa che manca questa è la "offerta" sia in termini quantitativi che qualitativi.
Circa l'aggancio alla "progressione della carriera" Renzi e Giannini farebbero bene a ricordare la storia, Chiedano al loro predecessore,(Berlinguer) che fra l'altro e intanto è divenuto anche fan di Renzi, come e perché fallì il suo "aggiornamento obbligatorio" per accumulare punti per il "Concorsone".
" Chi dimentica la storia è costretto a riviverla" è scritto da qualche parte. Non vorrei che si fosse costretti, "obbligati", a riviverla.

Ben diverso è l'approccio della LIP che tratta il tema all'articolo 9. La LIP al secondo comma definisce sia la qualità dell'aggiornamento/formazione (secondo la metodologia della «ricerca-azione»), sia la sua obbligatorietà (sia per lo Stato, che garantisce risorse adeguate, sia per le singole istituzioni scolastiche), e definisce anche il ruolo che devono avere i docenti nel processo di scelta, indirizzo e partecipazione all'aggiornamento (I docenti e le docenti progettano e partecipano agli interventi formativi ritenuti collegialmente necessari).

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