Utopie europee, miopie italiane
Francesco di Lorenzo - 23-01-2015
In attesa di notizie più certe e sicure su questa attesissima 'buonascuola', è il ministro (la ministra) Giannini a tenere banco. Oddio, banco forse è un po' troppo, oscurata com'è dal parolaio magico e da tutta una serie di personaggi che sulla scuola intendono mettere mano o bocca, come se fosse una novità: perché sulla scuola, è risaputo, hanno sempre parlato e sparlato tutti.
Comunque, il campo nel quale il ministro Giannini si sta ritagliando, in questo momento, un suo specifico fare, è quello della legalità in generale, ma in particolare lei interviene sul versante delle multiculturalità. Infatti, ha accompagnato in visita a Cracovia e ai campi di Auschwitz e Birkenau un gruppo di studenti italiani, e nell'occasione ha annunciato (solennemente?) che il tredicesimo punto o capitolo della riforma della scuola tratterà di integrazione e di multiculturalità. Non si è capito, però, se questo tredicesimo capitolo o punto sarà scritto perché mancava, o se è solo una buona intenzione, che poiché è buona e voluta da tutti, non è neanche il caso di scrivere. Chissà?
Intanto addirittura Amnesty International ha chiesto al ministro Giannini di ritirare - o far ritirare - una circolare che aveva emanato l'assessore all'Istruzione della Regione Veneto, Elena Donazzan. Nella circolare, tra le altre indicibili cose, l'assessore si cimentava in una interpretazione dell'Islam che a suo dire sarebbe 'una cultura che predica l'odio verso la nostra cultura, la nostra mentalità, il nostro stile di vita, fino ad arrivare all'estremo gesto terroristico'.
Parole che più che altro aiutano a fare chiarezza sulla assoluta stupidità e incompetenza e ignoranza di chi le ha pronunciate, oltre ad agevolare la confusione delle idee proprio nel momento in cui ci sarebbe bisogno di analisi serie e approfondite, quindi di altro tipo di parole (oltre che di idee).
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Italia-Germania, nel calcio una volta vincevamo facile e ancora adesso ce la possiamo giocare, ma sulla scuola, a leggere le notizie che circolano, perdiamo nettamente. Il dato forse più allarmante è che loro, in pochi anni, in merito all'abbandono scolastico sono scesi dal 9,9% al 5,9%. Noi stazioniamo da tempo su livelli vicini al 17%. Noi, per esempio, proponiamo le tre i (di Berlusconi), vale a dire Inglese, Informatica e Impresa; loro , ma da qualche decennio, parlano di educare alla cittadinanza, al lavoro e all'innovazione. Il problema vero è che, loro, non solo dicono cose, le fanno anche. Quando decidono qualcosa, tutti si impegnano affinché le parole diventino realtà nella scuola, in tutte le scuole. Noi, dopo le enunciazioni, i proclami solenni, le svolte epocali, pensiamo di aver già svolto il compito e che possiamo passare ad altro, dimenticandoci promesse, impegni, responsabilità. Diciamo la verità, di educazione alla cittadinanza nella nostra scuola si parla solo nelle carte. E ci basta. Si riempiono formulari, si fanno progetti, ma si lavora sulla professionalità e sull'impegno di pochi, senza alcun supporto e soprattutto senza prospettiva. Solo per dire, ma in Germania per educare ai valori della cittadinanza, si sono mossi insieme e in sinergia lo stato federale, le regioni, la scuola, le fondazioni politiche e quelle private, investendo 300 milioni di euro all'anno e per più anni. Per non parlare del settore specifico degli investimenti (settore a noi sconosciuto): la Germania per il 2015, ha investito in scuola e ricerca complessivamente 15,5 miliardi di euro.
Ora, senza voler copiare altri modelli, senza fare sempre gli esterofili e anche senza snaturare quelle che sono le nostre caratteristiche (idealismo, Croce, Gentile e i loro epigoni di destra e di sinistra), si può cominciare a pensare che per stare veramente in Europa qualcosa della nostra cocciuta mentalità dobbiamo cominciare a cambiarla? Possibile che il mondo si trasformi e noi abbiamo, a intervalli regolari di dieci anni, la solita discussione tra chi è favorevole e chi è contrario al liceo classico? Cioè la scuola che secondo i suoi sostenitori ci ha dato la classe dirigente che ci dirige? E che dovrebbe continuare a dirigerci.

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