Giorgio Napolitano, la nave greca
Giuseppe Aragno - 23-12-2014
Da un punto di vista etimologico, la parola nausea, deriva dalla greco ναῦς naus, che significa nave. Non a caso nausea in latino vuol dire mal di mare. La nausea, quindi, per estensione, è una reazione involontaria e molesta, che si manifesta con ingombro allo stomaco, si accompagna ad un'abbondante salivazione, è seguita non di rado dal vomito ed è causata da sentimenti di vivo disgusto e inarrestabile repulsione.
A rigor di logica, quindi, non è certo colpa mia - e non mi si può accusare di vilipendio - se, per insondabili meccanismi psico-somatici, Giorgio Napolitano ha sul mio organismo l'effetto involontario e tedioso del mal di mare; se, per esser chiari, contro la mia volontà, ascoltandolo, sento aumentare la salivazione, avverto un senso di vertigine, mi ricopro di un velo di freddo sudore e, come provassi un profondo disgusto, una inarrestabile ripulsa, divento vittima di un'invincibile nausea.
Lascio immaginare al lettore la condizione in cui mi trovo da quando, l'accoppiata mediatica Napolitano-Renzi, impazza sul piccolo schermo, sui giornali e su tutti i mezzi di comunicazione di massa. Malauguratamente sui rapporti tra vomito e pupo fiorentino mancano, per la cronica mancanza di fondi, ricerche adeguate, sicché non ho strumenti scientifici per spiegare e affrontare la nausea micidiale, ma posso garantirlo a chi legge: da quando il bipresidente l'ha imposto alla volontà del popolo sovrano, nonostante le mani lorde del sangue vivo di Enrico Letta, mi sto svenando per acquistare farmaci a base di pantoprazolo.

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