Ministri dispersi e urgenze reali
Francesco Di Lorenzo - 31-05-2014
Il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini se non è proprio sparita, diciamo che è data per dispersa, per usare un termine più attinente, e sono tutti alla sua ricerca. Il responso delle urne di domenica scorsa l'ha di certo ridimensionata (qualcuno dice l'ha sgonfiata del tutto) e già si parla di sostituirla. Se è così, e sembra che sia proprio così, che lo si faccia presto senza perdere altro tempo. Ci sono cose che si fanno velocemente, e questo governo che della velocità ha fatto un marchio, non indugi, se è diverso non perda tempo.

Intanto, per restare nell'ambito della dispersione, si apprende che la VII Commissione (Istruzione e Cultura) della Camera, sta procedendo con le audizioni relative, appunto, al tema in questione. Si parte da questo dato: dei quasi 600mila ragazzi che cinque anni fa si iscrissero alla prima classe delle scuole superiori, 170mila non sono arrivati in quinta, vale a dire che il 28% si è perso per strada. Naturalmente la percentuale maggiore di 'dispersi' si è avuta negli Istituti Tecnici e Professionali.

Questo è il dato, che non è molto cambiato negli ultimi tempi. Resta solo da capire dopo le audizioni che cosa si ha intenzione di fare e che cosa ci si aspetta di sapere ancora.

No, perché, è bene saperlo, dopo le audizioni che non sono certo una novità, in passato non si è mai fatto niente di concreto, e le poche volte che ci sono stati esperimenti seri e positivi, vedi la lotta alla dispersione scolastica a Napoli e Palermo negli anni novanta, gli interventi sono stati subito aboliti. Poiché davano risultati soddisfacenti, era il caso di eliminarli. Questa è la logica.

In tutto ciò, naturalmente, il ministro Giannini non c'entra niente, ha le stesse colpe di tutti gli altri (le colpe di ognuno di noi), è solo capitata lì nel momento sbagliato. Si è dispersa nella dispersione: se qualcuno la vede, avvisi subito.

...

È uscito in questi giorni il Report sull'andamento delle iscrizioni per l'anno scolastico 2014-15. I dati riportati mettono in rilievo alcune questioni interessanti e propongono qualche riflessione. Il primo e forse uno dei punti fondamentali su cui riflettere è che quattro famiglie su dieci preferiscono il tempo pieno per i figli che frequentano la scuola primaria.

Nonostante tutti i tentativi del ministro Gelmini di eliminarlo, o perlomeno di ostacolarlo, le famiglie italiane vogliono più ore di scuola per i loro figli.

Ricordiamoci che nel periodo del ministro Gelmini venne reintrodotto il maestro unico, e il tempo pieno subì varie complicazioni, ad esempio, le scuole dovevano garantire per tale opzione un numero stabilito di iscrizioni. Così, i dati delle regioni per il 2009 riportarono allora che erano restati fuori dal tempo pieno 100mila bambini (con la previsione che nel 2010 sarebbe successa la stessa cosa per un numero di bambini ancora maggiore).

Naturalmente la Gelmini contestò tali cifre e contemporaneamente soppresse la pubblicazione 'La scuola in cifre' a cura del suo ministero, in modo che non si potesse controllare, o perlomeno fosse più difficile farlo. (Per dovere di cronaca, bisogna dire che uno dei primi atti del suo successore, Profumo, fu quello che ripristinare la pubblicazione e la diffusione di tale rivista).

Ma la riflessione quasi spontanea, come per la questione della dispersione, è che non c'è bisogno di attendere ulteriori consultazioni o audizioni, ci sono richieste talmente esplicite che attendere significa perdere solo tempo: le famiglie italiane chiedono più ore di lezione per i propri figli. Si diano, quindi, piuttosto delle risposte, finanche sbagliate, ma è del tutto inutile continuare a compulsare un corpo malato sperando che nel frattempo, per miracolo, si sia ripreso da solo.

Per il resto, il Report conferma alcune tendenze esplicitate negli ultimi anni: la scelta dei licei come prima opzione, gli istituti tecnici più scelti al Nord, il trend positivo dell'Alberghiero nei professionali. E anche questi sono dati che non possono essere contestati, semmai indicano la strada che il ministero dovrebbe intraprendere, lì dove tra quiz, prove, audizioni, cantieri, consulte e costituenti si continua come se nulla fosse.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Elio Bergantino    - 01-06-2014
Penso che vadano ripresi e aggiornati i progetti tempo lungo e
quelli legati all'integrazione del sistema formativo allargato.
Firenze e la Toscana docet, insieme a Bologna e l'Emilia Romagna Reggio e Modena non stanno a guardare.
Chiamatevi a Roma, i direttori e i presidi ed assessori alla PI comunali delle esperienze territoriali più innovative chiedete loro come si propongono modelli di qualità allungati. Cioè che vanno dalle 32 alle 40 ore e l'offerta arricchita per dare senso al tempo allungato.

 Francesco Di Lorenzo    - 04-06-2014
Esatto, per fare bene non bisogna aprire grandi cantieri, basta avere in mente quello che si vuole fare. Ma sta proprio qui il problema...