Ma che bella novità
Francesco Di Lorenzo - 29-03-2014
Una fra le tante novità che traspare dalle parole del ministro dell'Istruzione Giannini è la decisione di lottare contro l'obesità. Per la sua prima uscita in parlamento, il neo-ministro ha pensato di stupirci e ha parlato, infatti, di 'alfabetizzazione motoria e sportiva', specie per i più piccoli, in modo da contrastare il pericolo reale dell'obesità, visto che il 10 per cento dei bambini italiani che frequentano la scuola primaria è sovrappeso. Per le altre cose, ha detto: che quello attuale è il primo governo dal dopoguerra che mette al centro la scuola (forse al centro-destra?), che si impegna a risolvere il problema dei precari, che per quanto riguarda il merito ha in mente un sistema di autovalutazione (evidentemente ognuno si darà i voti in un apposito registro, magari elettronico), che ci sarà l'insegnamento dell'inglese in modalità Clil fin dalle scuole primarie, e poi...ha preso fiato, non voleva darci tutte le novità in una sola volta. Infatti, ha sciorinato, in ulteriori sue dichiarazoni, un'altra novità forte, vale a dire la sua intenzione di equiparare le scuole paritarie alle scuole statali. A questo punto, i rappresentanti del coordinamento nazionale dell'Unione degli Studenti hanno vivacemente protestato. Lo hanno fatto, però, dicendo le solite cose e cioè che a loro sembra indecente un' idea del genere, perché le scuole pubbliche frequentate da milioni di studenti sono dequalificate e sotto finanziate, e i soldi, casomai li si trovasse, dovrebbero servire solo a queste, alle scuole che abitualmente sono aperte a tutti i cittadini italiani (e non).
Ma si sa, gli studenti oltre a non accontentarsi mai, sono sempre lì a criticare, tanto che poi alla fine, vuoi o non vuoi, un ministro non li prende più in considerazione. È il loro destino, succede sempre così e non imparano mai.

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Mentre si discute sui piani di edilizia scolastica ideati da questo governo e della supervisione di grandissimi architetti, si legge la notizia che a cinque anni dal terremoto, seimila bambini dell'Aquila non hanno ancora una scuola vera. Frequentano scuole fatte di lamiera, entrano ogni mattina in dei container adibiti ad aule scolastiche. Una situazione che doveva essere provvisoria, rischia di diventare permanente. Qualcuno sta iniziando a protestare, e menomale. I soldi spesi per costruire questi surrogati di scuole sono stati distribuiti a 52 ditte appaltatrici e 154 ditte subappaltatrici, pensate un po'. Quella frase carpita la notte del terremoto e che risuona nelle orecchie di chiunque abbia un minimo di umanità, è cioè che quelle morti avrebbero portato soldi e arricchito qualcuno, ha fatto il suo corso, normalmente è diventata realtà. E la classe politica locale che ha permesso tutto questo, continua a presentarsi in pubblico come se nulla fosse.

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I neoborbonici e gli antiunitari del sud stanno avendo sul web il loro momento di notorietà. Speriamo che finisca presto. Intanto in un paesino della Calabria sono riusciti, minacciando proteste, a far annullare la presentazione di un libro scritto da un'antropologa le cui idee non sono in sintonia con le loro.
In pratica la dottoressa Maria Teresa Milicia, colpevole in più di avere origini calabresi, con il suo libro avrebbe smontato il mito di un personaggio caro ai neo-legittimisti del mezzogiorno. Si tratta di un signore chiamato Giuseppe Villella, vissuto nell'ottocento, trasformato dai nostalgici in mito ed eroe nonché vittima del colonialismo del nord. L'antropologa dimostra nel libro, partendo dal cranio di Villella esposto al museo Lombroso di Torino, che l'uomo in questione non era un patriota ma un sempliciotto, autore di piccoli furti. Qui però la situazione si complica, perché i nostalgici del sud se la prendono anche con il museo Cesare Lombroso di Torino, chiedendo la restituzione dei resti del loro mito, che lì sono custoditi.
Ora, al di là della notizia in sé, che però porta alla luce situazioni e condizioni particolari da approfondire e di cui la scuola dovrebbe farsi carico, con tutti i problemi che abbiamo, è proprio così impellente il bisogno di 'mistificare la realtà storica, cercando di istigare all'odio gli italiani?', si chiede l'autrice nella prefazione.

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