Giovani, uni e trini senza quattrini
Mauro Artibani - 04-02-2014
"Mi preoccupa che quasi un quarto dei giovani europei under-25 non riesce a trovare un lavoro. In Italia e Portogallo più di un terzo dei giovani sotto i 25 anni è disoccupato. In Spagna e Grecia sono più della metà".
Il tono affranto è quello di Christine Lagarde. Poverina.
Lei, a capo di quel Fondo Monetario Internazionale che concorre alla gestione dei processi economico/produttivi globali, si preoccupa.
Già, i Giovani, quegli uni e trini senza quattrini, ahi ahi ahi!!
Niente paura, è solo l'inefficienza del mercato.
Uni?
Sono quella categoria sociologica, concentrato di vigore e salute.
Trini?
Si, trini perchè:
Primo, sono istruiti come mai chi li ha preceduti;
Secondo, sono dotati di appannaggio relazionale come mai prima d'ora: software ed App che li connettono a tutti e tutto;
Terzo, l'Economia dei Consumi li arruola, il loro credo:"la vita spesa a fare la spesa". Ci credono, la fanno.
Eggià, capitale umano, sociale e di spesa a "più non posso".
Sono loro la più grande concentrazione di risorse del sistema economico.
Disoccupati, dissipano per intero quel capitale; si abbatte così la produttività di quel sistema.
Lecito chiedere conto ai governatori di tali processi per tanta insipienza: ben oltre il dirsi preoccupati, ben oltre i bonus.
Non è finita.
C'è di più e peggio: Sono i pensionati e gli over 64 a mantenere quasi invariato il livello di reddito in tempi di crisi economica mentre a soffrire di più sono i giovani con meno di 34 e i lavoratori autonomi.
Il Supplemento al Bollettino economico diffuso da Bankitalia sui 'Bilanci delle famiglie italiane nel 2012' evidenza come il reddito medio dei cittadini con più di 64 anni sia salito oltre quota 20.236 euro, contro 17.800 euro a persona. Rispetto all'ultima rilevazione del 2010, inoltre questa fascia d'età e' l'unica ad aumentare il proprio reddito (era 20.116 due anni fa). Parallelamente crolla il reddito delle generazioni più giovani, che scende intorno a 15.829 euro, quasi 1500 euro in meno l'anno rispetto alla rilevazione del 2010. Per i giovani inoltre, la Banca d'Italia rileva la condizione di vulnerabilità dovuta al mercato del lavoro che li penalizza in entrata e che distribuisce per questa classe di eta' stipendi più bassi.
Ad occhio e croce, insomma, ad insipienza si somma insipienza.
Raccapezziamoci: se la crescita economica si fa con la spesa e quei giovani prodighi hanno meno reddito per farla, rispetto agli attempati temperanti che già ne fanno meno, ci sarà ancora meno crescita.
Ricapitolando, quando lavorano hanno occupazioni impertinenti, precarie, mal retribuite che producono due invidiabili risultati:
Nel breve termine, meno spesa genererà invenduto che non farà riprodurre, mancherà il lavoro, l'occupazione ed il reddito;
Nel lungo termine, disporranno di meno contributi previdenziali e assistenziali, avranno da lavorare più a lungo con meno reddito, avranno pensioni da fame.
Eggià, nel lungo termine perchè con i progressi in campo medico, questi giovani così conciati avranno da vivere fino a cento anni.
Altolà, che nessuno provi ad imprecare contro l'iniquità per gli squilibri che qui si mostrano. Vi è di più, molto di più: trattasi della stupidità economica nell'utilizzo delle risorse produttive che oggi sottoutilizza e impoverisce i giovani, per poi domani impoverire tutti.
Si, tutti, proprio tutti!

Mauro Artibani

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