L'Italiano non serve a niente?
Edizioni Alma Firenze - 31-01-2014
Abbiamo ricevuto questa lettera da uno studente.


Gentile ALMA Edizioni,

ho visto sul vostro sito che state organizzando un grande evento ... sulla lingua italiana. La mia domanda è: perché? Che utilità ha oggi studiare l'italiano?
Da molti anni l'italiano non è più la lingua di cultura che io ho conosciuto quando ho cominciato a studiarla.
Dove sono oggi i Dante, i Leonardo, i Michelangelo, i Galileo, che hanno fatto così bella la vostra lingua, la vostra arte e la vostra cultura?
E dove sono le meravigliose città, la bella costiera amalfitana, le cinque terre che ho visitato 15 anni fa? Ora si trovano solamente grandi palazzi che rovinano le coste, frane che distruggono le montagne e rifiuti nelle strade che, una volta, erano le più belle del mondo.
Anche i giovani italiani più intelligenti scappano. E nessuno vuole studiare una lingua che non conta più niente nel mondo, la lingua di un Paese che peggiora ogni giorno.
Insomma, io ho studiato l'italiano per anni, una lingua che però oggi non è più né di cultura, né di lavoro.
Ditelo ai vostri studenti quando cominciano: studiare l'italiano non serve a niente.
Meglio scegliere un'altra lingua più utile e spendere i soldi per farsi una bella vacanza in un Paese civile!

Uno studente deluso



Volevamo rispondere, ma poi abbiamo deciso di chiedere a voi di rispondere e di premiare le risposte migliori.

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 Ennio Mosci    - 02-02-2014
Lettera di una persona che si dice delusa. Fotografa, purtroppo, la situazione italiana di oggi. Forse mischiare la storia d'Italia, dalle sue origini, che nessuno può toglierci, neanche il più becero individuo al mondo, con una situazione politico economica come l'attuale, rende questo apparente grido di dolore falso, pretestuoso.
Forse, lo studente deluso, che non ha il coraggio di mostrare il suo nome, e questo la dice lunga sulla sua personalità, ha voluto semplicemente dare sfogo al suo, molto probabile, fallimento.
Dimentica, o forse non sa, che la nostra tanto bistrattata lingua (da lui certamente) è studiata all'estero molto più di quanto immagina, in Paesi molto più avanzati del nostro (attuale), forse non sa, o dimentica, che la nostra cultura è "invidiata" dagli altri, invidiata perché abbiamo fatto la storia del mondo, e possiamo insegnare ancora al mondo, anche attraverso la nostra lingua. Forse non lo sa, o, forse, la sua rabbia per non essere in grado di confrontarsi con il mondo esterno, gli fa scrivere quel che ha scritto. Posso consigliare a questo signore uno specchio a grandezza naturale, si guardi, non solo fuori, ma anche dentro, e poi decida se è in grado di affermare ciò che scrive.
Gli auguro un buon esame.

 Pier Luigi    - 02-02-2014
Fermo restando che i grandi eventi finiscono sempre per diventare una sterile passerella, che sono d’accordo con le critiche e capisco la profonda delusione dello studente ritengo tuttavia che il vero atto rivoluzionario sia oggi quello di apprendere bene la propria lingua o se si preferisce, una lingua a piacere, ma che sia fatto bene, con impegno e con passione, perché come diceva Don Milani “…solo la lingua rende uguali perchè ogni parola non imparata oggi è un calcio in culo domani.”

 Annetta Fazio    - 13-02-2014
Concordo con PierLuigi. Penso che lo "studente deluso" lo sia anche perché pensava di lavorare qui... Forse non serve per lavorare, non ci sono più i grandi autori (quando diventano grandi? e chi lo decide, il mercato?), ma permette di leggere e scambiare idee con le persone vere, comuni, tutti i giorni. Appena uscita dall'università ricevetti un volantino politico in greco moderno: beh, lo capii quasi tutto, anche se avevo solo studiato e tradotto il greco classico... più lingua morta di così! (non lo penso io). Forse quello studente non potrà/vorrà tornare, ma anche indignarsi per quello che non siamo stati capaci di proteggere è una buona cosa... è riuscito a scriverci, no?