A scuola si cresce sicuri
Francesco di Lorenzo - 11-01-2014
Si sperava in un poco di buonsenso ma con tutta evidenza è finito - svaporato - anche questo. La consultazione tramite web proposta dal ministro Carrozza per riformare la scuola ne è la prova provata. Passi per il ministro che non ha idee sulla scuola (o almeno non ce le vuol dire) ma gli altri in consiglio dei ministri? E il presidente del consiglio? Lo ha rilevato acutamente come sempre il professor De Mauro (ex ministro dell'Istruzione, tra l'altro): l'Italia è l'unico paese in cui il capo del governo quando si insedia non propone ed espone la sua idea di scuola. Che sarà condivisibile o meno, ma c'è. Si pensi alla Merkel, ad Obama, a Blair e dopo Cameron, e ancora a Hollande e prima a Sarkozy. Ognuno, nel momento in cui si è insediato, ha illustrato il proprio programma sull'istruzione e ha esplicitato quale scuola avrebbe fatto funzionare, o aveva in mente di far funzionare. Da noi è tutto più confuso. I programmi dei capi di governo che si sono succeduti sono tutti uguali nella loro genericità, in pratica si tratta di una lista di buone intenzioni, di cose più non dette che dette, per non scontentare nessuno; in più c'è il 'must' di portare un computer in ogni aula, che va sempre bene ad uso e consumo di tutti e accontenta i benpensanti.
A tutto ciò si aggiunge una incompetenza di base che è a dir poco mostruosa. Proverbiale un dibattito televisivo di qualche anno fa in cui gli esponenti dei due schieramenti opposti si sfidavano sulla scuola accusandosi e litigando sul nulla, perché proferivano su cose inesistenti. Naturalmente il giornalista che li intervistava, anch'egli impreparato, nell'occasione non ha fatto una piega.

Ma viviamo questi tempi e bisogna attraversarli, lo si voglia o meno. Passi pure (nel senso di non soffermarsi) per non mettere il dito sulla piaga, la manfrina tra i ministri Carrozza e Saccomanni, sugli scatti persi, dati e di nuovo ripersi, e la cui discussione non giova veramente a nessuno, resta come notizia importante, invece, la pericolosità delle nostre strutture scolastiche.
Sembra uno scherzo del destino, ma le cose sono andate veramente così: mercoledì 8 gennaio una nota del Miur ci informa che in mattinata è stato firmato un protocollo per la formazione alla salute e alla sicurezza nella scuole. Il titolo del programma del Ministero è: 'A scuola si cresce sicuri'
Nelle stesse ore - la notizia è stata riportata il giorno dopo - un ragazzo di diciassette anni, Andrea De Gabriele, studente di un liceo di Lecce, durante l'orario scolastico precipita in un pozzo luce adiacente alla palestra della scuola e muore. Macabro scherzo del destino, mentre il sottosegretario parla e dice che bisogna formare il personale alla sicurezza delle nostre scuole perché diventino luoghi sicuri per i nostri figli, qualcuno non ha pensato che la copertura del pozzo luce del liceo di Lecce dovrebbe essere fatta con materiali più resistenti, per esempio al peso di un ragazzo. Tanto più, quando la copertura nasconde un precipizio di dieci metri.

A rincarare la dose è arrivato il rapporto sull' "Ecosistema Scuola" di Legambiente. Da esso si evince - in pratica si ribadisce - che il 40% degli edifici scolastici italiani sono privi di agibilità, mentre il 37% ha bisogno di manutenzione urgente. Come dire che due scuole su tre, frequentate tutti i giorni da qualche milione di bambini e ragazzi, sono a rischio di chi ci entra, cioè non sono sicure. Il rapporto mette in rilievo che a fronte di tre sole città che hanno gli edifici scolastici in regola, e che sono Trento, Prato e Piacenza, tutto il resto del territorio, naturalmente con il sud in trend negativo (sai la novità), è in condizioni disastrose. Il rapporto specifica, per chi non lo sapesse già, che gli investimenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria sono diminuiti sempre di più nel corso degli ultimi anni, e che proprio al sud, dove ci vorrebbero più interventi, sono calati gli investimenti. Interessante il fatto che la città di Roma nel dossier non è classificata perché da alcuni anni non si hanno i dati completi sul suo patrimonio scolastico. Cioè, Roma non fornisce i dati o li fornisce incompleti. Il che la dice lunga sulla questione dell'esempio da dare. Quando si dice...partiamo dalla capitale?
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 Concetta Centonze    - 12-01-2014
Credo che la morte atroce di Andrea de Gabriele esiga non certo un atto riparatore, poiché nulla può riparare alla morte di un giovane di diciassette anni ed al dolore dei suoi genitori, ma almeno un riconoscimento di responsabilità proprio per rispetto ai genitori che credono i loro figli al sicuro negli edifici scolastici.
Morte atroce quella di Andrea de Gabriele perché è atroce morire a diciassette anni; morire a diciassette anni per la trascuratezza di un edificio scolastico; trascuratezza di cui tale edificio nello specifico é a sua volta vittima dell'incuria in cui è abbandonata la scuola pubblica italiana. Chiedo, per tanto, che il ministro Carrozza senta il dovere di dare le dimissioni.
Se questo giovane ministro non scorge nel maltrattamento che opera nei confronti dei suoi i "dipendenti", nell'abbassamento del livello culturale imposto da opinabili scelte economiche, nella sua impreparazione a riconoscere le conseguenze nefaste della riforma Fornero per il comparto scuola - del cui dicastero è ministro - motivi adeguati e sufficienti per rimettere l'incarico, veda almeno in questa morte orribile un segnale per lasciare il suo incarico a persone, più adulte, più preparate, più umane di lei.