Forse la frase che meglio traccia un bilancio del Convegno "La Scuola del gratuito" è quella di uno dei relatori, Riziero Zucchi, che ha affermato "L'utopia può tornare". Concetto poi ripreso da Primo Lazzari, vice responsabile della "Comunità Papa Giovanni XXIII" dicendo che il Convegno ha intercettato un bisogno e che nel calcio intercettare vuol dire interrompere l'azione avversaria per poi ripartire all'attacco.
Senza dubbio l'adesione a un convegno di oltre 250 persone da tutta Italia che si sono trovate a Valdragone (Repubblica di San Marino) il 5 e 6 ottobre è un segnale della voglia di cambiamento e cose nuove che c'è oggi nella scuola italiana. Un risultato straordinario, anche considerano il fatto che "Comunità Papa Giovanni XXIII" e "Gruppo di ricerca per la scuola del gratuito" finora non sono stati nomi di spicco nel panorama dei gruppi e delle associazioni che si occupano di scuola.
Ma qual è stata la proposta che ha riscosso tanto successo? Una scuola che faccia a meno del voto, scommetta sulla motivazione e la responsabilità degli alunni, consideri un valore gli ultimi, dia alle famiglie il posto che meritano. Questi caposaldi esposti da Ferdinando Ciani hanno riscosso un forte interesse nei partecipanti, un pubblico quanto mai vario per provenienza. In questa linea non poteva che essere vista favorevolmente l'esperienza delle scuole libertarie, esposta da Irene Stella, dove gli alunni scelgono liberamente cosa, quando e con chi imparare. Si basano sul presupposto che "non si può imparare in modo efficace, o in effetti imparare alcunchè, se si eccettua il ripetere a pappagallo o l'addestramento brutale (ma in questo caso le conoscenze acquisite vengono prontamente dimenticate non appena superato l'esame), se non si risponde al bisogno, alla curiosità alla fantasia" (Paul Goodman). Se nell'intervento sulle scuole libertarie si è dato rilievo ai bambini, comunque con una forte partecipazione delle famiglie, Riziero Zucchi ha richiamato il ruolo forte dei genitori, che, una volta riconosciuto il proprio sapere, non possono essere considerate "clienti" concetto che richiama in sé un'idea di subordinazione. Per questo la pedagogia deve sviluppare percorsi educativi che partano dalla narrazione che i genitori fanno della loro esperienza educativa. L'attività della scuola si innesta poi in queste competenze educative. Ma tutto questo come si relaziona col mondo esterno? Interessante da questo punto di vista la finestra aperta da Leonardo Becchetti sull'Economia. Ha evidenziato come una economia basata sul profitto non sia altro che una riduzione dell'uomo alla sola dimensione del profitto individuale, mente ben più ricca e fertile è la visione dell'Economia civile, che tiene conto anche delle relazioni e del capitale sociale accumulato. La scuola del gratuito agisce in questo senso, educando alla gratuità delle relazioni in vista di un bene comune e non di un profitto immediato. Infine una scuola "organizzata" come ha ben sottolineato Andrea Canevaro: non basta la pulsione per agire, per essere efficace occorre che il volontariato si dia dei metodi e una organizzazione.
Conclusioni positive, dunque. Luca Ugolini, responsabile del Servizio scuola della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha sottolineato che l'elemento fondante non è un metodo, ma gli obiettivi, cioè il dialogo, la costruzione di un percorso educativo condiviso, la responsabilizzazione di tutte la componenti, il rispetto di un percorso di ciascun ragazzo. Su queste basi ha invitato tutti a sperimentare e trovare metodi. Il Convegno ha avuto un taglio esclusivamente propositivo, perché la gratuità costruisce una scuola più felice anche in presenza di fattori negativi. Luca Ugolini ha comunque denunciato con forza, nelle conclusioni, l'aumento degli alunni per classe, la carenza di risorse per l'integrazione, l'assenza di programmazione nell'edilizia scolastica, la mancanza di una linea pedagogica chiara e rispettosa della persona.
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