Segni, graffi e marchiature
Francesco di Lorenzo - 21-09-2013
Lo scorso anno sembrava che da questo settembre dovesse andare a regime la digitalizzazione del registro di classe, ora c'è stata la proroga di un anno. Si continuerà ancora con il vecchio registro cartaceo. I problemi che hanno determinato questa decisione sono di due ordini: il mancato potenziamento delle reti internet, per cui in alcune zone delle scuole la connessione salta o non arriva (in altre si deve ancora provvedere) e poi c'è l'aggravio di spesa a carico di ogni singolo insegnante, il quale per avere la firma digitale, la sola che darebbe valore legale a tutta l'operazione di svecchiamento, dovrebbe pagare di tasca propria. Insomma le cose lasciate a metà, come è costume e consuetudine, continuano ad essere il sale e l'essenza della nostra scuola. Oggi come ieri, il motivo di fondo che sta dietro questa estrema inconcludenza e che ne accresce la portata, è il ritmo accelerato con cui cambiano i ministri dell'Istruzione. Profumo la pensava in un modo, Carrozza in un altro. Ognuno vuole lasciare un segno (non solo gli ultimi due, naturalmente) ma questi invece di segni lasciano graffi, per di più su un corpo già malato. Pensiamo solo che gli ultimi due ministri dovrebbero collocarsi sulla stessa sponda politica, alle loro differenze e alle differenze tra loro ed eventuali altri ministri della parte politica opposta. Ci viene il mal di testa.
Quest'ultimo episodio è solo un piccolo esempio, forse neanche tanto importante, perché ormai è chiaro ed evidente - è esplicito - che senza una adeguata programmazione e senza un tempo necessario per portare a regime un programma non si va da nessuna parte. C'è bisogno di stabilità politica. È del tutto evidente che non si governa nulla con la pistola alla tempia e con l'orecchio attento a sentire il gong che segna la fine della partita. Ci vorrebbero solo dei pazzi per riuscirci. E da questo punto di vista, considerando il parterre a disposizione, forse, abbiamo buone chances. Per cui, alla fine, se non tutti i mali arrivano per...alcuni vengono almeno per farci ridere.

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Mentre c'è chi continua a dire di essere pronto (o pronta) a scommettere sulla scuola e chi vede nei provvedimenti ministeriali in atto inversioni di tendenza francamente impercettibili, incorporei e immateriali, c'è una scuola di frontiera che stranamente resta chiusa tra l'indifferenza generale. Succede a Napoli, nel quartiere Miano, a pochissima distanza da Scampia. Secondo le notizie riportate dai giornali, un plesso della scuola Salvo d'Acquisto, una delle scuole storiche di Napoli, situato in una zona di frontiera e che costituiva un avamposto importantissimo sul territorio pure per la funzione sociale e politica che esprimeva, anche per quest'anno resterà chiuso. E lo sarà per l'incuria del Comune e di altri enti preposti. Secondo la ricostruzione, l'istituto dotato di palestra con piscina olimpionica, di laboratori di informatica. linguistici e di una biblioteca, avrebbe dovuto essere messo in sicurezza e ristrutturato: qualcuno però ha pensato di muoversi con tutta calma, di avere a disposizione l'eternità e non ha chiesto alla regione i fondi in tempo utile, per cui tutto è stato rimandato a data da destinarsi. Con la scuola chiusa, c'è stata solo la disponibilità di un parroco sensibile che ha offerto alcune aule; ma restano fuori altre decine di ragazzi che avrebbero potuto sostenere meglio, dall'interno di un'istituzione scolastica, l'impatto sia della droga che della criminalità, realtà non astratte ma praticamente operanti nello stesso spazio.

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È impressionante ma è così. Tutti i maggiori quotidiani, ma anche parecchi di provincia, si sono concentrati negli ultimissimi giorni, per quanto riguarda le notizie relative all'Università italiana, su un unico tema: concorsi truccati e raccomandazioni.
Si legge di pasticci del ministero sui test di medicina, di varie denunce su concorsi truccati per entrare nelle specializzazioni, si passa per i racconti delle genuflessioni dovute ai professori per elemosinare un posto in istituto, si conclude con la storia di due studentesse che andranno via dall'Italia perché non ne possono più di questo schifo di corruzione.
Una domanda al ministro attuale anche perché competente di Università: si potrebbe fare qualcosa per ovviare al problema? O dobbiamo sopportare di essere additati come esperti di questo tipo di corruzione, come fosse un marchio inciso sulla pelle a vita?
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