Discutere è possibile e necessario - 1
Fuoriregistro - 24-11-2002
RIFORMA: TAVOLO DI DISCUSSIONE



 Quali sono, a suo avviso, i principi e le motivazioni che guidano i cambiamenti che la legge delega intende attuare?

Roberto Maragliano
Per quanti sforzi io faccia, vedo prevalere su tutte le altre l'esigenza politica di contrapporsi ai cambiamenti prospettati dalla riforma messa in campo dal centro-sinistra. Così la parzialità dellanuova operazione si aggiunge alla parzialità dell'operazione che l'ha preceduta. Tutto ciò contribuisce a diffondere disinteresse, sfiducia, qualunquismo. Ai no di ieri si accumulano quelli odierni. Questa scuola dei no sembra irriformabile.

Francesco Speciale
Il disimpegno dello Stato dal sistema scolastico pubblico

Antonio Gentile
Principi e motivazioni di fondo sono chiaramente espressi nell'incipit delle ultime dichiarazioni del Ministro Moratti sul Corriere della sera di ieri, 5 novembre : "Caro direttore,il punto di partenza della riforma del sistema di istruzione e di formazione in discussione oggi al Senato ruota intorno a un pilastro fondamentale: non esiste sviluppo economico possibile senza «capitale umano» che si traduca poi in «capitale sociale”. E' fin troppo evidente il presupposto della 'vision' e del linguaggio del"tempio dell'economia" che si presenta come orizzonte unico per determinare le questioni di senso, di valore, di prospettiva, di significazione stessa l'orizzonte di riferimento e i termini - dico proprio le parole- che dovrebbero consentire di porre il problema del cambiamento della scuola rispetto ai cambiamenti sociali e culturali, sono gia segnati in partenza.Tutto si incardina entro una cornice concettuale che di fatto nega autonomia alla ricerca culturale e alla possibilità di pensare possibilità diverse per un futuro della scuola che non sia subalterno alla richieste del mercato ma contribuisca a creare "società della conoscenza", società capace di disegnare valori, libera ricerca, cultura solidale ed appartenenza etica; un'altra scuola possibile, radicata nella sua tradizione culturale ed aperta a diversi scenari del futuro, di "mondi possibili", insomma, e non ridotta in modo ancillare e miope ad essere subordinata , finanche nellaproduzione di linguaggio, ai dettami dello scambio economico.

Michele Prospero
La cornice culturale della riforma non sembra molto coerente. E' una confusa mescolanza di velleità aziendalistiche e di nostalgie confessionali. Mercato e famiglia trovano comunque un punto di sintesi nel bersaglio comune prescelto: la scuola pubblica. La scelta è quella di una marginalizzazione della qualità del pubblico in un gratuito investimento sulla virtù salvifica del privato. Il chiacchiericcio sulle sinergie tra pubblico e privato è solo un po’ di falsa coscienza per coprire una deriva strategica del pubblico e per affidare al privato la gestione dell'alta qualità. Nel contesto italiano questa retorica della modernizzazione è solo cattiva ideologia che produrrà la drastica caduta delle capacità del sistema educativo. Il privato non è certo più attento del pubblico alle necessità della ricerca, della innovazione, della formazione.

Osvaldo Roman
E’ certamente vero, come è stato lamentato da più parti, il fatto che l'iter parlamentare della legge delega non sia stato accompagnato dal coinvolgimento e dal contributo del mondo della scuola e della cultura. Ma domandiamoci: quanti anche a sinistra hanno preso per buone le chiacchiere della Moratti sulla scarsa partecipazione e discussione che aveva accompagnato la riforma Berlinquer. Pochi hanno denunciato apertamente l’illegalità del blocco della legge 30 pochi anche hanno ricordato che per arrivare a quella legge c’era stato un documento preparatorio, che si erano tenuti nelle scuole centinaia di incontri, che si era pronunciato il CNPI, che si era coinvolta una Commissione vastissima e rappresentativa di esperti non solo scolastici, ed infine che in oltre un anno di dibattito parlamentare il testo iniziale aveva subito consistenti modifiche. Inoltre c’erano state due mozioni di indirizzo dei due rami del Parlamento preparate con una relazione articolata e ricca di documentazione. Oggi qualcuno in buonafede, limitatamente per ora all’aspetto della partecipazione democratica, può paragonare gli stati generali della Moratti, la Commissione Bertagna e i lavori degli incappucciati che hanno preparato i documenti per la cosiddetta sperimentazione a quella vicenda? Qualcuno può oggi ignorare come sono stati trattati i pareri radicalmente critici del CNPI sulla legge delega, sulla riforma degli OO.CC e sulla sperimentazione? Il Ministro che invocava pretestuosamente le mancata partecipazione se ne infischia degli orientamenti espressi dal massimo organo istituzionale consultivo! Si vuole infine paragonare cosa racconta il patto per l’Italia sulla scuola rispetto alle scelte agli impegni, poi tradotti in legge, del Patto del lavoro sottoscritto dai sindacati con il Governo di centro sinistra?Molti oggi possono alzare le spalle di fronte a questi ovvi confronti eppure spesso sono gli stessi che hanno nel passato dichiarato una sorta di equidistanza anche rispetto al momento elettorale tra il centrosinistra e la destra. Tornerò in seguito sulla specifica domanda che ripropone questo tema a mio parere decisivo.Molti oggi si domandano in che modo la proposta di riforma Moratti andrà ad incidere sull'assetto del nostro sistema scolastico. Si domandano se essa corrisponde ad un disegno compiuto di nuovo sistema scolastico.Credo che in questa occasione si possa solo sintetizzare una risposta a questi importanti interrogativi evidenziando innanzitutto che anche nello schieramento di destra esistono concezioni molto diverse di sistema di istruzione complessivo.
Sul piano istituzionale innanzitutto:

1) quelle ultraliberiste (tipo Liberal di Adornato e Cominelli) che pensano ad un buono scuola di sistema che smantella la scuola pubblica, sostituisce tutto l’assetto esistente e consegna alle famiglie la scelta scolastica e il relativo finanziamento, supera le riforme, la partecipazione democratica, ecc. con il ricorso al mercato e con la leva della concorrenza tra le scuole, essenziale al suo interno per il raggiungimento di una qualità ( molto presunta);

2) quelle vetero-democristiane, sostenuta anche dalla maggioranza della gerarchia ecclesiastica, che pensano ad un buono scuola assistenziale, cioè ad una spesa aggiuntiva a quella attuale per ottenere un impegno finanziario pubblico rivolto a sostenere non solo il diritto allo studio ma le spese di funzionamento di tutte e le scuole paritarie;

3) quelle leghiste che, previo smantellamento dell’attuale impianto costituzionale, puntano a realizzare in sede regionale indifferentemente l’uno o l’altro disegno.Sul piano delle finalità generali dell’istruzione, con la rivalutazione della centralità del principio di una forte selezione sociale, sembrano sparite dall’orizzonte di quello schieramento gli obiettivi, nel passato sostenuti da settori non marginali di quella Confindustria che sottoscriveva il patto per il lavoro, di riqualificazione del sistema pubblico nel suo complesso, considerato come leva per sostenere e rilanciare l’economia nazionale nella fase attuale della competizione internazionale. Anche sul piano dei contenuti culturali e delle finalità della formazione le posizioni sono molte ed articolate probabilmente non basterà una legislatura per portarle a sintesi unitaria. Ricordiamoci che sono le stesse forze, con l’aggiunta dei postfascisti che si sono reciprocamente bloccate sul tema della scuola al tempo del centro sinistra craxiano. Oggi c’è il decisionismo e il potere berlusconiano sulla coalizione, che non è poco certamente ma che potrebbe non costituire la condizione necessaria e sufficiente per una così complessa operazione. Nella destra alle grottesche ambizioni revisioniste dei post fascisti (basti per tutte quella richiesta di eliminare dai libri il termine “Imperialismo” pronunciata da un tal Valditara nel dibattito al Senato sulla legge delega) si accompagnano le velleità riformistiche prive di progetti e di finanziamenti. Ad es. parlano di inglese e licenziano i maestri specialisti, parlano di informatica e da due anni non finanziano di una lira i progetti ( i finanziamenti in atto risalgono alla finanziaria 2001). Segnalo il sopraccitato dibattito al Senato perché documenta in maniera significativa le pulsioni reazionarie della destra e la pochezza di idee del ministro Moratti.In definitiva la destra appare avere un unico e chiaro progetto colpire e smantellare la scuola pubblica nelle sue strutture materiali, personale e ordinamenti e creare le condizioni per una crescita quantitativa del settore privato. L’obiettivo, si vada a vedere, era del resto esplicitamente enunciato nel DPEF dello scorso anno.Per perseguirlo essa ha bisogno di smantellare innanzitutto l’ordinamento costruito nella scorsa legislatura: dai cicli e dall’obbligo scolastico, agli organi collegiali territoriali e di istituto, dalla struttura del ministero e della Dirigenza scolastica, al reclutamento e agli organici del personale. Anche l’Autonomia viene aggredita. Con maggiore cautela e con azioni indirette perché si sa che è la riforma più conosciuta e apprezzata nelle scuole.


Francesco Paolo Catanzaro
Sono sicuramente manifesti i principi e le motivazioni che guidano i cambiamenti che la legge delega vuole attuare dal momento che lo stesso ministro Moratti parla di sviluppo economico impossibile senza “capitale umano” che si trasforma in capitale sociale”. Ecco, dunque, la parola chiave che racchiude motivazioni, principi e teorie di quest’azione: continua TRASFORMAZIONE da utenza scolastica e, quindi “esseri umani in crescita”, a “ capitale sociale”, privo di identità ma numero di una società multietnica ed informatizzata, oserei dire, globalizzata.
Ha ragione Michele Prospero quando dice nel suo intervento: “E una confusa mescolanza di velleità aziendali e di nostalgie confessionali”. Disorientamento della scuola pubblica a beneficio del privato. Ma il privato , ci chiediamo, è sempre di qualità? O è l’inizio di un precipizio ideologico, culturale, sociale verso il baratro della non- educazione?
E’ mancato un parere del mondo della scuola. Una riforma, falsamente socializzata, ma voluta come manovra politica antitetica a quelle del passato, dimentica delle sperimentazioni attuate e dei risultati ottenuti ma orientata verso una nuova sperimentazione che è convinzione solo degli “ esperti”. Esperti di che cosa, ci chiediamo?
E’ una riforma di destra, che tende al conservatorismo borghese medio alto, dialoga con esso e dimentica l’efficacia e la necessità di indirizzare gli sforzi verso gli altri ceti sociali più bisognosi di cultura ma essi stessi promotori di una cultura “altra” non sempre apprezzata dal revisionismo ideologico vincente in questo tempo.


gli altri punti del dibattito:
la necessità
la continuità
il doppio canale

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