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Il docente deve saper insegnare? Un dossier
Loredana Smario - 23-11-2002
A cura di Antonino Indelicato, Domenica Margarone, Loredana Smario, Calogero Virzì

Premessa


FORMAZIONE INIZIALE DEGLI INSEGNANTI E RIFORMA DELLA SCUOLA


Il 12 novembre '02 il Senato ha concluso la discussione del disegno di legge delega n. 1306 sulla riforma della scuola, approvandolo. La legge adesso seguirà il suo iter alla Camera e, successivamente, saranno emanati i decreti attuativi.
Questo momento merita l'attenzione di tutti: ciò che si deciderà influirà sul futuro non solo di chi nella scuola vive, studenti e operatori scolastici, ma dell'intero Paese.

Quale formazione per i futuri docenti prevede il testo licenziato al Senato?
L'art. 5 della legge delega n. 1306 cancella l'esperienza formativa delle SSIS, Scuole di Specializzazione per l'Insegnamento Secondario, all'interno delle quali da quattro anni si diventa insegnanti con un percorso formativo biennale, che vede una stretta interazione tra università e scuola. Secondo il testo della riforma approvata, scompare anche una nuova figura professionale, quella del supervisore di tirocinio, che, mediando tra scuola e università, accompagna gli specializzandi in questo impegnativo percorso formativo.
Si volta pagina, e questo nel silenzio più assordante: i giornali parlano solo di scontri tra precari e sissini per questioni di punteggio, ma di cosa siano le SSIS e soprattutto del progetto culturale da cui nascono non si parla.
Le Scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario, nel disegno di legge 1306, vengono sostituite da una laurea specialistica, che privilegia le conoscenze disciplinari (o.d.g. Valditara recepito nel testo della legge); il tirocinio, scorporato dal biennio di laurea, è successivo all'abilitazione e si attua all'interno di un contratto di formazione-lavoro.
Si interrompe così un processo virtuoso, quello che nelle SSIS coniuga i saperi, discplinari e pedagogico-didattici, la riflessione sul loro uso (quali i saperi da insegnare: i laboratori), con la loro messa in opera (come insegnare: il tirocinio); e si scardina la simultaneità di questi diversi momenti, proprio quella che li ha resi significativi sul piano della formazione professionale.

Ciascuna ipotesi formativa, diploma di specializzazione da una parte, laurea specialistica dall'altra, nasce necessariamente da un modo preliminare di intendere il profilo professionale e il ruolo del docente, pensati in relazione a modi diversi di concepire la scuola e la sua funzione educativa e sociale.
La società sempre di più chiede alla scuola competenze pedagogiche e didattiche alte: alla trasmissione di contenuti disciplinari elevati spesso, infatti, non corrispondono apprendimenti significativi e durevoli. Ma alla scuola si attribuisce anche il compito di accompagnare bambini e ragazzi lungo un percorso difficile, che li renda emotivamente competenti, padroni non solo degli "alfabeti disciplinari", ma di quelli affettivi .
Una scuola che sappia stabilire regole, educare ai valori ed, al contempo, mettere i ragazzi nelle condizioni di conoscersi per scegliere consapevolmente, ha bisogno di insegnanti competenti e vigili, che sappiano leggere i segni del disagio, che siano in grado di prevenire ed intervenire.
Ebbene, l’articolo 5 del disegno di legge 1306 creerà le condizioni per formare insegnanti siffatti?
In esso si propongono le lauree specialistiche "con preminente finalità di approfondimento disciplinare", e un tirocinio successivo che, per la propria collocazione temporale rispetto al percorso formativo, si configura chiaramente come semplice apprendistato: non sembra proprio la soluzione più adatta.

Rispetto a questo scenario, cosa possono fare gli insegnanti?
Fare sentire la propria voce, intervenendo in un dibattito che li ha visti scarsamente rappresentati. In discussione non sono questioni marginali, che possano essere lette guardando agli interessi di questa o di quella parte politica, di questo o di quel gruppo di persone: ciò che la scuola diventerà, infatti, dipende in buona parte da chi alle riforme dovrà dare gambe per camminare, gli insegnanti. E' compito del mondo della scuola mettere chi ha la responsabilità politica delle scelte che lo riguardano nelle condizioni di decidere conoscendo il pensiero di quanti, fuori e dentro la scuola, operano per la formazione.

Questo dossier vuole essere un contributo alla riflessione perché nessuno dica :
"Io non sapevo…"


Guida alla lettura


Il presente dossier/vuole richiamare l'attenzione di quanti lo leggeranno sul tema della formazione iniziale degli insegnanti, proprio nel momento in cui si diffonde la consapevolezza che questo sia un passaggio obbligato perché la nostra scuola acquisti credibilità nel Paese e nel confronto con gli altri Stati dell'Unione.

Un prospetto comparativo confronta le norme attualmente vigenti (prima colonna) e le modifiche introdotte dal disegno di legge approvato al Senato (seconda colonna), che presto arriverà alla Camera.
La comparazione viene accompagnata dalla riflessione di specialisti e gruppi rappresentativi del mondo della formazione in Italia (terza colonna).

I temi sui quali il dossier è stato articolato sono nell'ordine:

A. Come si diventa insegnanti - leggi -

B. Il curricolo per la formazione iniziale degli insegnanti - leggi -

C. Il contributo della scuola e dell'università - leggi -

D.L'intervento di nuove figure professionali: supervisori e tutor - leggi -

E. Come, quando e chi abilita il futuro insegnante - leggi -
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