Franco Labella - 18-02-2013 |
Sottoscrivo in toto il commento di Dore ed aggiungo un solo elemento che non mi pare di contorno. Maranzana mi pare confonda due temi diversi. Il primo è la tendenza diffusa ed agita dalla quasi totalità dei DS (per lo meno quelli che direttamente ed indirettamente conosco e sono veramente tanti) a confondere autonomia con anomia. Lo so che le generalizzazioni sono stupide ma in questo caso vedo, leggo e sento pochi distinguo. Il secondo tema è la oggettiva necessità di un quadro normativo coordinato e comunque diverso da quello attuale. Ma il 24 ed il 25 si vota anche per questo con la speranza che ci siano cambiamenti di rapporti di forza e che prevalgano forze poco parolaie e molto pragmatiche relativamente al mondo della scuola. Come ha scritto Pascuzzi in un altro post le premesse non paiono esaltanti ma si spera ci sia un contributo di quelli che si battono e sperano in cambiamenti non di facciata. Ci risentiamo il 26. |
Enrico Maranzana - 18-02-2013 |
Ringrazio per i commenti e preciso. Il modello organizzativo scolastico non è affine a quelli richiamati da Franco Dore: la disposizione di legge che ho citato separa la funzione politica da quella dirigenziale e colloca la struttura decisionale in uno spazio tridimensionale. Inoltre, per quanto riguarda l’università: non si possono e non si devono comparare due istituzioni aventi mission profondamente differenti. Il commentatore non considera che nella scuola è il consiglio di Istituto, organo strategico, a essere elettivo. Sarebbe stato necessario porsi la questione: perché i dirigenti scolastici non hanno mai inserito all’ordine del giorno adempimenti obbligatori e vitali quali ad esempio “l’elaborazione e l’adozione degli indirizzi generali” da esprimere in termini di capacità e di competenze generali? [i riferimenti che avevo proposto giustificano l’asserzione]. L’argomentazione sull’autonomia, inoltre, poggia su un’idea personale in quanto essa “si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione”. Franco Dore offusca la domanda: perché non si trova una scuola dal cui POF emerge la sua maturità, il superamento lo stato di dipendenza che l’ha sempre caratterizzata? Concordo con l’asserzione di Franco Labella sull’anomia la cui conseguenza è l’elusione del quadro normativo vigente che ha carattere unitario, finalizzato, sinergico, coordinato, controllato. Lo scritto “valutare la democraticità di una scuola” dovrebbe imbarazzare gli operatori scolastici. Concludo dicendo che discutere dell’eleggibilità del dirigente altro non è che mettere fuori scena il bubbone che infetta la scuola. |
Riccardo Mauri - 19-02-2013 |
Ho l'impressioni che i commenti critici si riferiscano solamente al titolo dell'articolo. L'argomentazione sviluppata nello scritto non è intaccata dalle osservazioni fatte. |