TFA: la mensa a 4 euro non è una soluzione
Carlotta Cini - 30-01-2013
Il problema, gravissimo, del mancato contributo ai tirocinanti del TFA (il Tirocinio Formativo Attivo, ex SISS) in Toscana sta davvero diventando un'assurdità.
Siamo di fronte al non riconoscimento di un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione, quello allo studio e alla formazione. Infatti in Piemonte, diversamente da quanto avviene in Toscana, per il TFA la borsa di studio è riconosciuta: la formazione di docenti, d'altronde, è una risorsa importante per il Paese.
E' vero che in Toscana la tassa di immatricolazione è leggermente più bassa rispetto a quella di altre regioni, ma si tratta di ben poco rispetto all'aiuto che un tirocinante riceverebbe con una borsa di studio.
Ancor meno ci soddisfa la decisione dell'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio, che ha stabilito che i tirocinanti potranno consumare un pasto completo al prezzo di 4 euro nelle mense universitarie: uno sconto ridicolo, per un servizio del quale davvero i tirocinanti non hanno bisogno e che non hanno richiesto. E' lampante quanto poco questo sia a fronte delle spese che i tirocinanti dovranno affrontare e a fronte della negazione di un loro diritto: l'esempio del Piemonte salta agli occhi. Sono professionisti, lavoratori, adulti; hanno famiglie e non hanno bisogno di un "pasto completo": hanno bisogno che venga loro riconosciuto il diritto alla formazione. Non chiedono elemosina, e non ne accettano.
I tirocinanti chiedono di avere una riduzione sulle tasse d'iscrizione, come è garantito agli iscritti ai corsi universitari e come era garantito ai tirocinanti SISS, o in alternativa l'acceso a borse di studio (come avviene in Piemonte), o ancora a un supporto sotto forma di voucher da parte della Regione Toscana come previsto per dottorati e master: non è possibile che nessuno dei tre soggetti coinvolti (il Ministero, la Regione e l'Università) si faccia carico del problema.
Del resto dal comunicato della Regione Toscana si percepisce chiaramente che questa soluzione non è soddisfacente, infatti lo stesso comunicato preannuncia "che l'assessorato regionale all'Istruzione [...] sta cercando una soluzione più ampia, in accordo con università e Miur, per riconoscere i frequentanti il TFA come possibili beneficiari del diritto allo studio": speriamo davvero che una soluzione venga trovata al più presto. Come organizzazione sindacale abbiamo del resto il dovere di tutelare nelle sedi opportune i nostri iscritti e chiunque si senta leso da qualsiasi provvedimento che non risponda a un pieno riconoscimento del diritto allo studio.
Chiediamo su questo una risposta forte di civiltà, per scongiurare il rischio che un percorso formativo organizzato dal MIUR, dalle Regioni e dall'Università diventi un privilegio per pochi.
Ma questo non è l'unico problema riguardante l'avvio del TFA in Toscana: dopo la proroga del termine di pagamento per la prima rata (1.100 euro) da noi richiesta e ottenuta, ben poche sono le informazioni che sono state date ai tirocinanti: per intere aree mancano ancora i calendari delle lezioni, non si è ancora insediato il Consiglio di studio per cui non c'è ancora un organigramma ufficiale, non si è ancora capito esattamente quante saranno le ore effettive di tirocinio attivo e quante le ore di corso. A pochi giorni dall'inizio continua a regnare il caos: anzi, il fantomatico sportello virtuale, che prima della scadenza per il pagamento informazioni - seppur di una genericità imbarazzante - ha pensato bene di chiudere i battenti. E in tutto questo spuntano informazioni di ogni tipo, che non trovano riscontro sui canali ufficiali.
Chiediamo quindi all'Università di Pisa, oltre a una presa di posizione forte e ufficiale riguardo alla questione del diritto allo studio, che tutte le informazioni disponibili vengano pubblicate immediatamente sul sito di Ateneo e che quelle non ancora disponibili vengano rese tali nel più breve tempo possibile.


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