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Centri di permanenza temporanea
Stranieri.it - 22-11-2002
Con un documento comune, l 'Arci e la Cgil aderiscono alla manifestazione del 30 novembre a Torino contro i centri di permanenza temporanea, promossa dal Tavolo migranti dei fori sociali italiani.

Nel documento, Arci e Cgil definiscono la legge Bossi Fini uno "strumento di imbarbarimento del rapporto tra i migranti e lo Stato italiano" e ritengono che la regolarizzazione in corso, insieme alle precedenti, "dimostra che quasi tutti i migranti presenti in Italia sono stati almeno una volta irregolari o clandestini e che la condizione giuridica degli stranieri dipende poco da loro". " Molto più spesso l essere regolare o irregolare - osservano - dipende dalle politiche di chiusura dei governi, alle quali corrispondono periodicamente sanatorie più o meno ampie".

Per Cgil e Arci, l'apertura dei Centri di Permanenza Temporanea "segna un arretramento forte nelle garanzie dei luoghi di detenzione; da qui il dubbio, o forse la certezza, sull incostituzionalità di questi centri".

Affermando che "la battaglia contro la disuguaglianza di fronte alla legge tra cittadini italiani e stranieri in materia di garanzie giuridiche è una battaglia di civiltà", Cgil e Arci avvertono che "sui diritti umani non ci sono scorciatoie possibili". "Le politiche di repressione nei confronti dei migranti - osservano - sono il primo passo verso una diminuzione delle garanzie per tutti. Abbiamo denunciato nei mesi scorsi l ipocrisia di un Governo che mentre vota la legge sul legittimo sospetto e depenalizza il falso in bilancio, trasforma in criminali tutti i migranti che commettono reati di tipo amministrativo e non penale. Contro questa cultura antidemocratica saremo anche noi in piazza a Torino il 30 novembre".

Intanto c'è chi non si crea problemi.
"Dicono che non ci sono centri di accoglienza? Il carcere dell' Asinara è bellissimo, circondato dall' acqua, vuoto: che li portino la". Questa la ricetta del sindaco-sceriffo di Treviso Giancarlo Gentilini al problema degli sbarchi di clandestini in Italia.

Il primo cittadino leghista è stato l' unico tra i sindaci dei capoluoghi veneti a partecipare all' incontro organizzato in Prefettura dal sottosegretario all' interno Alfredo Mantovano per affrontare i problemi relativi all' iter di regolarizzazione previsto dalla legge Fini-Bossi.

"Non vorrei che questa legge - ha spiegato - fosse spalmata un' altra volta di buonismo. Tante accoglienze, tanti riguardi:quando uno perde il posto di lavoro va a casa - dice il sindaco - non gli si danno sei mesi per rubare nuovamente, per entrare nelle case, per rapinare". Per il sindaco di Treviso la legge deve essere applicata in maniera ferrea "e il buonismo buttato nel mare, perché altrimenti tra sei mesi o un anno ci troviamo nella stessa situazione di un anno fa". A chi gli faceva notare che sei mesi sono il termine previsto dalla Bossi-Fini,Gentilini ha risposto lapidario "si modificano le leggi. Quando uno perde il posto di lavoro non si può permettere che resti sul territorio per altri sei mesi".

Per Gentilini ci vuole "tolleranza zero anche su questo punto". I sindaco di Treviso ammette che vi sono stati imprenditori che hanno approfittato dell' offerta di lavoro irregolare ma ribadisce che questa situazione non può perdurare. "Sta crollando l' impero della Fiat - afferma - e quindi avremo un' ondata di ritorno di dipendenti italiani: dovremo dare la precedenza a loro rispetto a tutti gli altri".

Gentilini ha infine ribadito che l' Italia continua ad essere il ventre più molle dell' Europa rilevando che i clandestini non si avvicinano nemmeno alla Grecia con le loro carrette del mare.

(22 novembre 2002)


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