Sgozzato due volte
Gianfranco Pignatelli - 05-11-2012
Così è morto Carmine Cerbera. Una prima volta ci ha pensato la tagliola della Gelmini e di Profumo. La seconda volta la lama del suo coltello di casa. Lo hanno trovato disperato e dissanguato. Nelle pagine di cronaca Carmine Cerbera è stato definito un precario. Come se precario fosse un nome, una professione e non una condizione. Condizione che fa il paio con la disperazione, quella alla quale teste vuote e cuori aridi condannano centinaia di migliaia di docenti. Già, perché Carmine Cerbera era un docente. Si sentiva docente senza poterlo essere. Si migliorava per poterlo essere meglio ma non gli consentivano di farlo. Le teste vuote e i cuori aridi che governano il ministero dell'Istruzione, come dependance di quello delle Finanze, preferiscono più studenti per classe, meno tempo scuola per gli alunni e più ore di insegnamento per i docenti. Purché la partita contabile dia meno del meno. E che importa se fa meno sapere, meno formazione e meno istruzione. Che importa se ruba il presente agli insegnanti e il futuro ai giovani ed al Paese. L'essenziale e che le diarie ai politici non varino, che chi evade non sia scoperto e chi corrompe possa continuare a farlo dissanguando il Paese ed i suoi figli.

Carmine Cerbera, nonostante la laurea specialistica appena acquisita, si è reso conto che non avrebbe più insegnato. Lo aveva fatto, lo avrebbe voluto fare ancora. Avrebbe voluto ancora insegnare storia dell'arte, continuare a riempire gli occhi e nutrire la mente dei suoi ragazzi, educarli al vero, al buono e al bello. Carmine Cerbera, all'alba del due novembre, si è sentito inutile. Le teste vuote e i cuori aridi gli hanno fatto sapere che non sarebbe stato più insegnante e che in questo Paese non c'è più nulla di vero, di buono e di bello. Lo hanno fatto sentire inutile e fallito. Oramai il Paese è delle teste vuote e dei cuori aridi, a loro spetta il diritto di diseducare, descolarizzare e disoccupare. Costa meno, non fa pensare e fa più a lungo governare. Tutto troppo insopportabile per chi si ostinava a voler scrutare e mostrare il vero, il buono e il bello.

Gianfranco Pignatelli - prof. di storia dell'arte

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