Scuola: i sintomi del malessere
La Redazione - 30-11-2012
Non è ancora un movimento forte e compatto e manca, per ora, un coordinamento. Protesta spontanea, quindi, ma anche significativi sintomi di un malessere autentico, che mette seriamente in discussione, nonostante la costante e disdicevole disinformazione della stampa mainstream, la politica miope, ambigua e iniqua di Monti e dei suoi sempre più inadeguati prefessori.
Noi ci limitiano per il momento a fare da notai: registriamo, ringraziamo che ci fornisce notizie e com'è naturale offriamo il tutto alla riflessione dei lettori e alle valutazioni dei colleghi. Di nostro, solo un commento: con la scuola s'è davvero scherzato troppo. Se ci sono limiti e carenze il personale della scuola non ha timore di mettersi in discussione. Chiede, anzi ormai pretende, interlocutori all'altezza della sistuazione, non allievi stregoni e sedicenti scienziati.

Fuoriregistro


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Documento dei docenti del Liceo Pilo Albertelli contro l'art. 3 della Legge di Stabilità 2013, approvato all'unanimità al collegio del 15/10/2012.

I docenti del Liceo Pilo Albertelli denunciano la grave situazione che si verrà a creare nella scuola italiana qualora venisse approvato l'articolo 3 della legge di stabilità 2013, attualmente in discussione nelle Commissioni di Camera e Senato. L'articolo in questione aumenta di un terzo l'orario di lavoro dei docenti a parità di salario. Si tratta nel metodo e nel merito di un provvedimento sbagliato e iniquo. Nel metodo perché, in assoluto spregio al diritto e alla Costituzione della Repubblica, si interviene su una materia che è regolata da contratti liberamente sottoscritti fra le parti e si impongono dall'alto prestazioni di lavoro che non sono previste nel CCNL attualmente in vigore: si tratta di un pericoloso precedente che mortifica la civiltà del lavoro e delinea un paradigma autoritario e illiberale di relazione stato-cittadino. Neanche nei modelli totalitari lo stato interveniva a stabilire i tempi di lavoro e persino lì si preservavano le apparenze della contrattazione fra le parti. Ma il provvedimento è anche sbagliato nel merito. Chiunque operi nella scuola, infatti, sa bene che le ore di lezione frontali sono soltanto una parte dell'attività di un docente, che spende la propria professionalità anche nella preparazione delle medesime, nella predisposizione e nella correzione dei compiti in classe, nei ricevimenti delle famiglie, nella programmazione e nelle attività collegiali. Occorre poi sottolineare con chiarezza che l'aumento dell'orario di lavoro non si tradurrà in un incremento delle ore di lezione impartite in una singola classe (che anzi sono state notevolmente diminuite dalla Riforma Gelmini), ma in un numero maggiore di classi per singolo docente, il che tenderà a indebolire l'aspetto relazionale della didattica, a spersonalizzarla e ad allontanarla dalle esigenze e dai bisogni dello studente, che invece sarebbe doveroso valorizzare nella sua individualità. Occorre poi dire con chiarezza che docenti italiani hanno un carico settimanale di ore di lezione in classe - che, lo ripetiamo, sono solo una parte del totale - superiore alla media europea, sia nella scuola primaria (22 contro 19,6) sia nella secondaria superiore (18 contro 16,3) e praticamente identico nella scuola media (18 contro 18,1). Alcuni esempi concreti possono chiarire ciò di cui stiamo parlando: un docente francese a inizio carriera, abilitatosi con l'agrégation, ha 15 ore di lezione frontali a settimana per circa 2500 euro di stipendio, mentre il suo omologo italiano ne lavora 18 (oltre a tutto il carico supplementare di lavoro a casa di cui abbiamo parlato) per circa 1300; ora gli si chiede di lavorarne 24, andando di fatto a ridurre il suo stipendio orario. L'effetto di questo provvedimento sarà devastante in termini sociali: se il nostro orario aumenterà di un terzo, una cattedra su quattro sarà assorbita da chi già lavora; secondo alcune stime si perderanno circa 30 mila posti di lavoro. Ancora una volta, dopo la soppressione di 87 mila cattedre per effetto della riforma Gelmini, dopo il blocco degli scatti di anzianità e la mancata firma dei contratti di lavoro, scaduti da anni, è la scuola a pagare la crisi. In Italia come in Europa i debiti sovrani vengono garantiti dal sacrificio dei lavoratori e dal taglio del welfare, mentre ingenti risorse vengono dirottate sulle banche e su quei soggetti che sono responsabili della crisi, con un tasso di iniquità sociale che non ha precedenti dalla fine della seconda guerra mondiale. A perdere il lavoro saranno quei giovani docenti, che il Ministro dice di voler tutelare: un massacro generazionale, dunque, oltre che sociale; i giovani insegnanti, che lavorano da anni come supplenti reclutati dalle Graduatorie ad Esaurimento e assicurano con la loro professionalità e la loro competenza il regolare andamento dell'anno scolastico, vengono oratagliati come rami secchi, senza considerare che si tratta di abilitati vincitori di concorso, titolari in alcuni casi di dottorati di ricerca e di master; il massacro è dunque sociale, generazionale e cognitivo, ciò che la nostra comunità repubblicana non può permettersi in questo momento di gravissima crisi economica. C'è poi un altro aspetto: quest'ansia di misurare con parametri esclusivamente quantitativi il lavoro dell'insegnante nasconde un profondo disprezzo che vuol fare di lui non più un intellettuale che tramanda cultura e costruisce un'apertura di senso nel dialogo educativo con gli studenti, ma un guardiano a ore pagato per un parcheggio giornaliero e chiamato a impartire un sapere talmente elementare e meccanizzato che si possono aumentare a piacimento le sue ore di lavoro, senza che questo comporti un abbassamento del livello qualitativo. In realtà le cose non stanno così e la dequalificazione dell'insegnamento, la sua regressione a ripetizione sproblematizzata sarà inevitabile: parte del tempo che il docente impiega, nelle biblioteche o a casa, nella propria formazione, nello studio e nella selezione del materiale didattico verrà occupata dal carico di lavoro supplementare e la figura dell'insegnante-intellettuale (pensiamo che Pavese, Pasolini e molti altri sono stati all'inizio insegnanti di liceo!) verrà integralmente distrutta. Ma non c'è soltanto il mancato riconoscimento di questo ruolo; è in gioco anche un profondo disprezzo per il lavoro in quanto tale, il retro pensiero, neanche tanto celato, che il corpo del lavoratore sia una macchina che può esser fatta funzionare sempre più a lungo e alla quale si possono estorcere energie sempre maggiori - idea infondata tanto più quando il lavoro in questione è di tipo intellettuale e richiede lucidità e presenza a sé. Non si tratta soltanto della fatica fisica di fare lezione su argomenti eterogenei, complessi, che richiedono preparazione e studio continui - a un docente di filosofia e storia può capitare di far lezione nello stesso giorno sulla Deduzione trascendentale delle categorie in Kant, sulla guerra dei Trent'anni, sulla crisi del '29, sulla dottrina dei predicabili in Aristotele, sulla curva dei prezzi alimentari nel 1300, sull'epistemologia post popperiana - ma di un disegno che, aumentando le ore attraverso l'assegnazione di un maggior numero di classi, incide pesantemente sugli aspetti relazionali dell'insegnamento e sull'attività di ricerca correlata alla didattica e ad essa finalizzata. Questa barbarie che si sta perpetrando contro la civiltà del lavoro e la cultura ci spinge ad una resistenza non violenta, ma ferma e intransigente. È perciò che i docenti del Liceo Albertelli si costituiscono in assemblea permanente contro l'articolo 3 della legge di stabilità 2013, con lo scopo di promuovere la costituzione di una rete di scuole romane che vogliano impegnarsi in questa direzione, avviare una serie di iniziative che coinvolgano studenti e genitori, distribuire materiale informativo ed esporre una serie di segni che rendano visibile la loro protesta. È in gioco la dignità dell'insegnante, la civiltà del lavoro, il bene comune della scuola e il ruolo della cultura nella società. I docenti del Liceo Albertelli sono donne e uomini liberi che difenderanno tutto questo.

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DOCUMENTO DEI DOCENTI DEL LICEO PILO ALBERTELLI CONTRO L'ARTICOLO 3 DELLA LEGGE DI STABILITÀ 2013, APPROVATO ALL'UNANIMITÀ AL COLLEGIO DEL 15/10/2012
I docenti del Liceo Pilo Albertelli denunciano la grave situazione che si verrà a creare nella scuola italiana qualora venisse approvato l'articolo 3 della legge di stabilità 2013, attualmente in discussione nelle Commissioni di Camera e Senato.
L'articolo in questione aumenta di un terzo l'orario di lavoro dei docenti a parità di salario. Si tratta nel metodo e nel merito di un provvedimento sbagliato e iniquo. Nel metodo perché, in assoluto spregio al diritto e alla Costituzione della Repubblica, si interviene su una materia che è
regolata da contratti liberamente sottoscritti fra le parti e si impongono dall'alto prestazioni di lavoro che non sono previste nel CCNL attualmente in vigore: si tratta di un pericoloso precedente che mortifica la civiltà del lavoro e delinea un paradigma autoritario e illiberale di relazione stato-cittadino. Neanche nei modelli totalitari lo stato interveniva a stabilire i tempi di lavoro e persino lì si preservavano le apparenze della contrattazione fra le parti.
Ma il provvedimento è anche sbagliato nel merito. Chiunque operi nella scuola, infatti, sa bene che le ore di lezione frontali sono soltanto una parte dell'attività di un docente, che spende la propria professionalità anche nella preparazione delle medesime, nella predisposizione e nella
correzione dei compiti in classe, nei ricevimenti delle famiglie, nella programmazione e nelle attività collegiali. Occorre poi sottolineare con chiarezza che l'incremento dell'orario di lavoro non si tradurrà in un aumento delle ore di lezione impartite in una singola classe (che sono anzi state notevolmente diminuite dalla Riforma Gelmini), ma in un numero maggiore di classi per singolo docente, il che tenderà a indebolire l'aspetto relazionale della didattica, a spersonalizzarla e ad
allontanarla dalle esigenze e dai bisogni dello studente, che invece sarebbe doveroso valorizzare nella sua individualità.
C'è poi un altro elemento da considerare: i docenti italiani hanno un carico settimanale di ore di lezione in classe - che, lo ripetiamo, sono solo una parte del totale - superiore alla media europea, sia nella scuola primaria (22 contro 19,6) sia nella secondaria superiore (18 contro 16,3) e praticamente identico nella scuola media (18 contro 18,1). Alcuni esempi concreti possono chiarire ciò di cui stiamo parlando: un docente francese a inizio carriera, abilitatosi con l'agrégation, ha 15 ore di lezione frontali a settimana per circa 2500 euro di stipendio, mentre il suo omologo italiano ne lavora 18 (oltre a tutto il carico supplementare di lavoro a casa di cui abbiamo parlato) per circa
1300; ora gli si chiede di lavorarne 24, andando di fatto a ridurre il suo stipendio orario.
L'effetto di questo provvedimento sarà devastante in termini sociali: se il nostro orario aumenterà di un terzo, una cattedra su quattro sarà assorbita da chi già lavora; secondo alcune stime si perderanno circa 30 mila posti di lavoro. Ancora una volta, dopo la soppressione di 87 mila cattedre per effetto della riforma Gelmini, dopo il blocco degli scatti di anzianità e la mancata firma dei contratti di lavoro, scaduti da anni, è la scuola a pagare la crisi. In Italia come in Europa i debiti sovrani vengono garantiti dal sacrificio dei lavoratori e dal taglio del welfare, mentre ingenti risorse vengono dirottate sulle banche e su quei soggetti che sono responsabili della crisi, con un tasso di iniquità sociale che non ha precedenti dalla fine della seconda guerra mondiale.
A perdere il lavoro saranno quei giovani docenti, che il Ministro dice di voler tutelare: un massacro generazionale, dunque, oltre che sociale; i giovani insegnanti, che lavorano da ann come supplenti reclutati dalle Graduatorie ad Esaurimento e assicurano con la loro professionalità e
la loro competenza il regolare andamento dell'anno scolastico, vengono ora tagliati come rami secchi, senza considerare che si tratta di abilitati vincitori di concorso, titolari in alcuni casi di dottorati di ricerca e di master; il massacro è dunque sociale, generazionale e cognitivo, ciò che la nostra comunità repubblicana non può permettersi in questo momento di gravissima crisi economica.
C'è poi un altro aspetto: quest'ansia di misurare con parametri esclusivamente quantitativi il lavoro dell'insegnante, anziché qualitativi, nasconde un profondo disprezzo che vuol fare di lui non più un intellettuale che tramanda cultura e costruisce un'apertura di senso nel dialogo educativo con gli studenti, ma un guardiano a ore pagato per un parcheggio giornaliero e chiamato a impartire un sapere talmente elementare e meccanizzato che si possono aumentare a piacimento le sue ore di lavoro, senza che questo comporti un abbassamento del livello qualitativo. In realtà le cose non stanno così e la dequalificazione dell'insegnamento, la sua regressione a ripetizione sproblematizzata sarà inevitabile: parte del tempo che il docente impiega, nelle biblioteche o a casa,
nella propria formazione, nello studio e nella selezione del materiale didattico verrà occupata dal carico di lavoro supplementare e la figura dell'insegnante-intellettuale (pensiamo che Pavese, Pasolini e molti altri sono stati all'inizio insegnanti di liceo!) verrà integralmente distrutta.
Ma non c'è soltanto il mancato riconoscimento di questo ruolo; è in gioco anche un profondo disprezzo per il lavoro in quanto tale, il retro pensiero, neanche tanto celato, che il corpo del lavoratore sia una macchina che può esser fatta funzionare sempre più a lungo e alla quale si possono estorcere energie sempre maggiori - idea infondata tanto più quando il lavoro in questione è di tipo intellettuale e richiede lucidità e presenza a sé. Non si tratta soltanto della fatica fisica di fare lezione su argomenti eterogenei, complessi, che richiedono reparazione e studio continui - a un docente di filosofia e storia può capitare di far lezione nello stesso giorno sulla Deduzione
trascendentale delle categorie in Kant, sulla guerra dei Trent'anni, sulla crisi del '29, sulla dottrina dei predicabili in Aristotele, sulla curva dei prezzi alimentari nel 1300, sull'epistemologia post popperiana - ma di un disegno che, aumentando le ore attraverso l'assegnazione di un maggior numero di classi, incide pesantemente sugli aspetti relazionali dell'insegnamento e sull'attività di ricerca correlata alla didattica e ad essa finalizzata.
Questa barbarie che si sta perpetrando contro la civiltà del lavoro e la cultura ci spinge ad una resistenza non violenta, ma ferma e intransigente. È perciò che i docenti del Liceo Albertelli si
costituiscono in assemblea permanente contro l'articolo 3 della legge di stabilità 2013, con lo scopo di promuovere la costituzione di una rete di scuole romane che vogliano impegnarsi in questa direzione, avviare una serie di iniziative che coinvolgano studenti e genitori, distribuire
materiale informativo ed esporre una serie di segni che rendano visibile la loro protesta.
È in gioco la dignità dell'insegnante, la civiltà del lavoro, il bene comune della scuola e il ruolo della cultura nella società. I docenti del Liceo Albertelli sono donne e uomini liberi che difenderanno tutto questo.

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All'attenzione delle RSU e di tutti i docenti

L'assemblea dei docenti dell'Istituto Aldrovandi-Rubbiani riunitasi il giorno 17 Ottobre 2012 denuncia l'accanimento con cui il governo dispone che sia la scuola pubblica a dover pagare il prezzo della crisi. La legge di stabilità attacca direttamente la retribuzione e le condizioni di lavoro degli insegnanti, a partire dalla proposta incostituzionale di aumentare l'orario di lezione settimanale di un terzo a parità di salario nelle scuole secondarie. Il governo attacca così direttamente le fondamenta della scuola pubblica mentre conferma il sostegno finanziario alle scuole private.
Al fine di bloccare i provvedimenti compresi nella legge di stabilità che sarà discussa in Parlamento l'assemblea decide di appoggiare e promuovere ogni iniziativa della categoria, a cominciare dallo sciopero di Novembre che dovrà essere necessariamente unitario.

• CONTRO ogni aumento dell'orario di lavoro
• CONTRO l'espulsione dei precari dalla scuola
• PER il ripristino degli scatti di anzianità
• PER il rinnovo del Contratto Nazionale

Al fine di discutere insieme e progettare iniziative di lotta comuni nelle varie scuole promuove una Assemblea aperta invitando una rappresentanza dei colleghi docenti delle scuole di Bologna e provincia IL GIORNO GIOVEDI' 25 OTTOBRE ALLE ORE 14.00 presso l'Istituto Aldrovandi-Rubbiani in Via Marconi 40.

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Collegio dei docenti contrario all'unanimità sulla proposta di innalzamento dell'orario settimanale

Giovedì 18 ottobre 2012 il Collegio dei docenti del Liceo Classico Statale "G.B.Vico" di Nocera Inferiore (SA) all'unanimità si pronunzia decisamente contrario alla proposta di innalzamento dell'orario settimanale di lezioni a 24 ore avanzata dal Ministro Profumo, per i motivi di seguito specificati:

a) si tratta dell'ennesimo pesante e vessatorio "sacrificio" imposto a una categoria di dipendenti statali già umiliata da
uno stipendio tra i più bassi dell'UE;

b) dimostra scarsa conoscenza del carico di lavoro connesso alla professione docenti, che va già ben al di là delle 18 ore catt., dedicato a preparazione e correzione delle prove di verifica, alla programmazione, all'aggiornamento, alla predisposizione di percorsi individualizzati di apprendimento,...;

c) si pone in macroscopica contaddizione con il concomitante bando di concorso per il reclutamento di circa 12.000 nuovi insegnanti, provocando di fatto la perdita di 1 posto di lavoro ogni 4 docenti;

d) induce demotivazione e genera dequalificazione in una categoria di professionisti già non riconosciuti come tali sul piano sociale, eppure impegnati sul fronte educativo con un supplemento quotidiano di generosità e di passione.

Si porta a conoscenza di quanti vorranno riflettere, insieme ai docenti dello storico Liceo Classico "Vico" , sulle motivazioni sopra esposte che il presente testo è stato regolarmente verbalizzato nella seduta del Collegio dei docenti citata.

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L'assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici del Liceo Minghetti di Bologna, riunita in data 18/10/2012

denuncia il gravissimo attacco alla democrazia, portato dal "Disegno di legge di stabilità", in particolar modo all' art. 3, comma 45, comma 42 e comma 44,
in quanto, con atto unilaterale governativo, si sottrarrebbero all' istituto della contrattazione nazionale materie di sua esclusiva, fondamentale e prioritaria pertinenza, quali orario di lavoro e retribuzione.
Anche il successivo passaggio parlamentare costituirebbe comunque in sé una gravissima violazione del suddetto istituto, avvalorando un atto già in partenza totalmente in contrasto con i principali fondamenti della società democratica e con i diritti fondamentali, sanciti dalla Costituzione.

Se tale procedura venisse mantenuta in essere, costituirebbe un precedente acquisito che comporterebbe la totale perdita di valore di qualsiasi contrattazione nazionale per tutte le categorie di lavoratori/trici. Quindi, la stessa contrattazione non avrebbe più nessuna ragion d' essere, cancellando d' un solo colpo più di un secolo di conquiste democratiche.

Per tale motivo, vista l' estrema gravità della situazione, che costituisce un attacco senza precedenti alla vita ed alle istituzioni democratiche del Paese, l' assemblea impegna con forza le segreterie nazionali e locali di tutte le organizzazioni sindacali, firmatarie e non dei precedenti contratti, a denunciare tale attacco alla democrazia in modo chiaro, con forza e fermezza, ed a porre in essere concrete, unitarie e prolungate iniziative di lotta, preparate da una capillare campagna di informazione presso tutte le categorie di lavoratori/trici, al di là di qualsiasi distinzione ideologica o appartenenza politica.

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Documento dell'assemblea autoconvocata degli insegnanti di Genova e provincia.

In data odierna, 19 ottobre 2012, si sono riuniti in un'assemblea autoconvocata oltre un centinaio di docenti delle seguenti scuole di Genova e provincia:

1) L.s.s. Cassini; 2) L.s.s. Leonardo da Vinci; 3) L.s.s. Fermi; 4) L.s.s. M.L. King; 5) L.c. Doria; 6) L.c. Colombo; 7) L.c. Mazzini; 8) Convitto Colombo; 9) L.a. Klee-Barabino (diurno e serale); 10) L. Gobetti; 11) L. Pertini; 12) Marco Polo; 13) Rosselli; 14) Giorgi-Majorana; 15) V. Emanuele-Ruffini; 16) Einaudi-Casaregis-Galilei; 17) Marsano; 18) L.s.s. Nicoloso da Recco; 19) L.c. Da Vigo di Rapallo; 20) Gaslini-Meucci; 21) I. Nautico Calvino; 22) Linguistico Deledda; 23) L.s.s. Lanfranconi; 24) Firpo; 25) Odero; 26) Liceti (Rapallo); 27) Primo Levi (Ronco Scrivia); 28) Istituto Comprensivo S. Fruttuoso; 29) I.C. Oregina 30) I.C. S. Martino; 31) I.C. S. Francesco da Paola; 32) I.C. Rivarolo 33) I.C. San Teodoro; 34) I.C. Molassana; 35) I.C. Bogliasco; 36) I.C. Albaro; 37) I.C. Val Trebbia; 38) I.C. Barbino; 39) I.C. Pegli; 40) I.C. Lagaccio; 41) I.C. Teglia; 42) I.C. Foce; 43) I.C. Valpolcevera

Al termine dell'assemblea i presenti hanno votato all'unanimità il seguente documento. E le seguenti proposte.

Dopo i durissimi attacchi alla scuola statale dei governi precedenti, molti Docenti avevano sperato che un governo di professori avrebbe, finalmente, considerato la scuola fondamentale e centrale, e non solo a parole, per la ripresa del Paese. Purtroppo la speranza si è dimostrata nuovamente mal riposta. Ancora tagli agli organici. Otto anni di blocco sugli stipendi (con perdita dal 2006 del 25% del potere d'acquisto), senza più nemmeno l'indennità di vacanza contrattuale.
Un patente disprezzo per il quotidiano lavoro dei Docenti spinge la nostra classe politica e dirigenziale persino ad stabilire, senza nessuna consultazione né trattativa ed in spregio al CCNL, un aumento secco di sei ore di insegnamento settimanale a parità di retribuzione, un'ipotesi assurda che non tiene assolutamente conto né di quello che significa insegnare, né della fatica intellettuale che questo comporta, sia in termini di preparazione di lezioni che di lavoro con gli studenti. Se tale scriteriata idea è stata partorita in base ad una logica puramente ragionieristica, ciò significa che essa ha come scopo solo lo smantellamento della scuola statale. Il tutto sembra rientrare nella tecnica tutta politica di depauperare i lavoratori e di togliere ai giovani finanche la speranza di trovare lavoro. Mentre si confermano gigantesche spese militari e privilegi per le caste di potere, non vi sono patrimoniali eque e non viene risolto il problema dei cento miliardi annui di evasione fiscale.

Ciò nondimeno, la nostra preoccupazione di Docenti della Repubblica va soprattutto alla prossima trasformazione in legge del Ddl 953 (ex disegno di legge Aprea) sulla "Autonomia statutaria delle Istituzioni Scolastiche": legge che molto probabilmente verrà varata, grazie all'inusitata armonia bipartisan tra partiti apparentemente avversi su tutto, tranne che sulla distruzione della Scuola Statale istituita dalla Costituzione.

Questa legge prevede la creazione di un «consiglio dell'Autonomia» al posto dell'attuale Consiglio d'Istituto, organo di indirizzo della scuola. Non ne farà più parte il personale non docente della scuola, al posto del quale troveremo invece «membri esterni, scelti fra le realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi, in numero non superiore a 2 [...]» (art. 4), i cui dubbi criteri di individuazione hanno solo una certezza: un regalo di potere ideologico e finanziario al localismo territoriale. La logica della convenienza privata e della clientela si sostituirà così al controllo democratico dell'interesse collettivo, perché ogni scuola sarà esposta ai poteri forti presenti nel territorio. Ogni Consiglio dell'Autonomia elaborerà uno «Statuto autonomo», diverso per ciascuna delle diecimila scuole italiane, che regolamenterà (normalizzandole) l'amministrazione dell'Istituto, la strutturazione degli organi interni, nonché le delicate relazioni tra le diverse componenti che ne fanno parte: materie finora regolate da una normativa unitaria per tutto il territorio nazionale. Lo Stato, insomma, non garantirà più le pari opportunità degli studenti nell'esercizio del diritto allo studio.

Inoltre lo Statuto definirà in ogni scuola le regole secondo cui studenti e genitori avranno il diritto di partecipare; cancellando così il Decreto Legislativo 297/94 (Testo Unico sulla scuola) che finora dettava le norme sugli organi collegiali. Quei decreti delegati, conquista di dignità e di democrazia, che hanno dato voce a tutte le componenti della scuola.
E non è tutto: lo Statuto autonomo di ogni singola scuola scavalcherà le competenze didattiche dei Docenti e la loro libertà di insegnamento, perché stabilirà «la composizione e le modalità della necessaria partecipazione degli alunni e dei genitori alla definizione e raggiungimento degli obiettivi educativi di ogni singola classe (art. 6 c. 4)».

Verrà istituito un «nucleo di autovalutazione» con il compito di giudicare la "qualità" della scuola (art. 8)». Ne faranno parte uno o più membri esterni, che giudicheranno in collaborazione con l'Invalsi e sulla base dei suoi famigerati quiz.
L'articolo 10 prevede l'opportunità di «ricevere contributi da fondazioni finalizzati al sostegno economico delle loro attività», rimarcando che queste «possono essere soggetti sia pubblici che privati, fondazioni, associazioni di genitori o di cittadini, organizzazioni no profit (art. 10 c. 2)».

Tali soggetti avrebbero il proprio posto nel Consiglio dell'Autonomia, implicitamente condizionandone le scelte, secondo criteri altri rispetto a quelli della libertà di ricerca, di pensiero, di insegnamento, di apprendimento, sancita dalla Costituzione repubblicana.

Pertanto, noi sottoscritti Docenti delle scuole di Genova e provincia , nella piena consapevolezza dei nostri diritti, delle nostre prerogative in ambito pedagogico-didattico e, soprattutto, della nostra dignità, rifiutiamo con forza la politica governativa sulla Scuola, e invitiamo i Colleghi di tutte le Scuole d'Italia a respingere con tutte le proprie forze il Ddl 953 (ex disegno di legge Aprea) sulla "Autonomia statutaria delle Istituzioni Scolastiche", nel nome della Costituzione, delle leggi tuttora vigenti, della libertà di insegnamento, della libertà di pensiero, della libertà di apprendimento.

Rifiutiamo la logica, neoliberista ed antiliberale, che ha spinto il Presidente del Consiglio a tagliare ulteriori fondi alla Scuola Statale e a dichiarare, nell'agosto scorso, che «Il governo non farà mancare alle scuole non statali, cui riconosce una essenziale funzione, il necessario sostegno economico». Se questa logica prevalesse, se fosse varata la controriforma che il Ddl 953 prefigura, noi Docenti non saremmo più liberi di decidere che cosa insegnare e come (con gravissimo pregiudizio per il progresso culturale e civile di questo Paese); il potere discrezionale dei Dirigenti Scolastici aumenterebbe enormemente (alla faccia della "autonomia"); la didattica verrebbe decisa non più dai Docenti, ma dai privati esterni.

Invitiamo tutti i lavoratori della Scuola ad adottare ogni possibile e legale forma di lotta per impedire che questo scempio della comune libertà avvenga; a restituire le tessere di quei sindacati e di quei partiti politici che questo scempio non respingeranno esplicitamente e fattivamente. Invitiamo sempre le forze sindacali tutte a proclamare un vero sciopero generale di tutti i lavoratori della scuola, non depotenziato in partenza dalla scelta del sabato, quando le scuole primarie e medie sono chiuse come del resto gran parte delle scuole superiori.

Invitiamo i genitori e i cittadini a sostenerci e a difendere con noi la Scuola Statale. Altrimenti, il destino delle nostre scuole e dei nostri figli sarà in balia di poteri economici e dei loro ricatti clientelari. Inoltre, le scuole dei territori più poveri verranno ulteriormente impoverite, perché lo Stato non sarà più il principale finanziatore dell'istituzione scolastica.

Invitiamo gli studenti, nostri alunni e nostri figli, a sostenerci e a difendere con noi la Scuola Statale: per non avere Docenti ricattati, demotivati e costretti a diventare trasmettitori di quanto imposto da forze esterne;; per far valere ancora le proprie ragioni nei Consigli di Classe; per impedire che ogni scuola abbia il proprio regime, e che i diritti degli studenti non siano più garantiti.

I docenti riuniti in assemblea propongono a tutti i colleghi e ai lavoratori delle scuole genovesi le seguenti forme di lotta ( da adottare in toto o solo in parte):

1) blocco delle attività extracurricolari (cordinamento di classe e di dipartimento, progetti, commissioni, uscite e viaggi di istruzione, e tutto quanto non espressamente previsto dal CCNL);
2) blocco delle nuove adozioni dei libri di testo;
3) organizzare una giornata o più giornate di autogestione delle scuole insieme agli studenti, durante le quali i docenti svolgano attività didattica alternativa spiegando agli studenti e alle famiglie la gravità dell' attacco in corso alla scuola pubblica e l' importanza della sua difesa;
4) non partecipare al Festival della Scienza;
5) valutare la possibilità di un ricorso al TAR;
6) blocco degli scrutini del primo quadrimestre e finali;
7) rifiuto di collaborare ai test INVALSI;
8) organizzare una manifestazione cittadina insieme a studenti, genitori e cittadini in occasione della giornata inaugurale del "Salone dell'orientamento".

Invitiamo le forze sindacali tutte a proclamare un vero sciopero generale di tutti i lavoratori della scuola, non depotenziato in partenza dalla scelta del sabato, quando le scuole primarie e medie sono chiuse come del resto gran parte delle scuole superiori.

Chiediamo, inoltre, a tutte le organizzazioni sindacali di sostenere e fare proprie queste nostre proposte, altrimenti ci vedremo costretti a restituire le nostre tessere e revocare l'iscrizione al sindacato.

I docenti presenti hanno anche deciso di riconvocarsi in assemblea in data 5 novembre p.v. alle h. 14.30.

Genova, 19/10/2012

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Al Dirigente Scolastico I.I.S. Antonio Cederna - Velletri; Agli Studenti e alle loro famiglie; Al Personale ATA; Ai cittadini;
Per conoscenza:
Al Presidente della Repubblica; Ai Presidenti di Camera e Senato; Al Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca; Alle Direzioni di Partito; Alle Sedi Sindacali; Al Sig. Sindaco di Velletri; Al Vescovo di Velletri; Ai Ricercatori; Ai Docenti di ogni ordine e grado

I Docenti dell'Istituto d'Istruzione Superiore "Antonio Cederna" (ex-Via Novelli) di Velletri (Roma), riuniti in Assemblea straordinaria in data odierna,

• in merito agli ennesimi tagli proposti dal Governo dalla cosiddetta legge di stabilità, che vanno ad aggiungersi a quelli già effettuati dalle precedenti leggi finanziarie;
• in merito alla proposta di Legge Aprea già in esame al Parlamento, che tende a ridurre drasticamente la partecipazione democratica nella scuola, tentandone la privatizzazione;
• in merito al fatto che senza alcuna concertazione con le parti sociali e con i rappresentanti di categoria, violando le norme contrattuali (C.C.N.L. 2009), sia stato proposto un aumento delle ore di insegnamento frontale (da 18 a 24 ore senza alcun aumento di stipendio) che toglie ulteriori speranze di lavoro a migliaia di precari e che tradisce così il "patto di fiducia" Stato-Cittadino-Lavoratore;
• in merito ai continui tagli lineari su istruzione, ricerca e politiche giovanili che, oltre a mortificare docenti e ricercatori, non mostrano capacità di "visione" (VISION) per il futuro e di "missione" (MISSION) istituzionale e non lasciano prospettive né progettualità ai nostri giovani;
• in merito alle modalità di reclutamento del personale docente previste dal nuovo Concorso Nazionale, che non rispetta la reale situazione dei precari e dei precedenti vincitori di concorso a cattedre ancora pendenti nelle graduatorie;
DICHIARANO
uno "stato di agitazione" che si concretizza attraverso le seguenti iniziative:
a. Blocco delle attività progettuali
b. Previsione di blocco di tutte le attività non previste dal Contratto C.N.L.
c. Confronti a livello locale e nazionale tra docenti, studenti e genitori e convocazione di un'Assemblea cittadina per i docenti, studenti e genitori
d. Momenti di protesta e disobbedienza civile
e. Interpellanze istituzionali
I docenti dell'I.I.S. "Antonio Cederna" consapevoli di creare difficoltà all'interno dell'istituzione scolastica ritengono però che sia giunto il momento di esprimere il loro totale dissenso circa le attuali politiche governative che pregiudicano sempre più l'offerta formativa italiana.
1) La situazione economica della scuola pubblica e della ricerca è già stata decisamente provata e risulta non adeguata ad una vera innovazione di strutture, processi e programmi e talvolta anche al funzionamento ordinario. La continua manipolazione e mistificazione dei dati europei ha il solo scopo di effettuare tagli lineari senza i veri investimenti che gli altri Paesi europei fanno per le future generazioni di cittadini e lavoratori..
2) Nonostante l'immagine negativa del sistema d'Istruzione italiano, esso rappresenta uno dei pochi "veri" spazi di libertà di pensiero e di democrazia presenti in Italia. Dobbiamo difenderlo. Tutti: laici, cattolici, credenti di tutte le confessioni! La legge Aprea vanifica il frutto di anni di sacrifici e di lotte che hanno portato alla creazione degli Organi Collegiali con la conseguente maggiore partecipazione di docenti, genitori e studenti alla gestione della cosa pubblica: Bene Comune.
3) L'orario di lavoro dei docenti è ben superiore alle 18 ore che costituiscono solo l'insegnamento frontale, mentre molte di più sono le ore dedicate ad altre fasi dell'insegnamento. Inoltre tante altre attività si avvalgono e si basano su buona volontà, sacrificio e spirito di adattamento dei docenti. (Si ricorda che la media europea è 16,3 ore settimanali)
4) La politica di soli tagli non permette di adeguare la nostra scuola agli standard europei e annulla tutte le prospettive dei nostri giovani. E questo, valido per la scuola, lo è in realtà in tutti i campi (vedi aumento tasse, riduzione detrazioni, IMU, carenza di politiche di sostegno alla famiglia e alle disabilità, ecc.).
INNOVARE SI PUÒ E SI DEVE, CONSERVANDO PERÒ DEMOCRAZIA, PARTECIPAZIONE, LIBERTÀ E DIGNITÀ.
Velletri, 19 ottobre 2012.

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Al liceo scientifico Leonardo da Vinci di Firenze, il Collegio dei docenti ha deliberato (con un unico voto contrario) di congelare e sospendere le attività non didattiche e che eccedono le 18 ore frontali (programmazione, progettazione, funzioni strumentali, coordinamenti e segretariati dei c.di classe, attività dei dipartimenti, disponibilità a tenere corsi di recupero, gite e uscite didattiche, produzione di materiali didattici...). I docenti si sono poi riuniti in assemblea aperta ai genitori per informarli sulla loro protesta.

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A Roma nel liceo Kant, un docente ha deciso di interrompere l'ordinaria attività didattica senza indicare una data per la ripresa: starà in classe senza fare lezione. Il collega ha anche rassegnato le sue dimissioni da funzione strumentale; oggi pomeriggio un altro gruppo di insegnanti si recherà a Montecitorio per correggere in piazza i propri compiti in classe; i docenti si riuniranno poi in assemblea sindacale e seguiranno quotidianamente al termine delle lezioni l'evoluzione della vicenda del collega che ha interrotto l'attività didattica; hanno inoltre sottoscritto poi un documento proveniente da un altro liceo in protesta, il Mamiani, e si uniranno anche alle proteste del CPS di Roma attualmente in occupazione nella sala rossa del X municipio.

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Documento dell'assemblea sindacale dei docenti del L.s.s. Leonardo da Vinci di Genova, riunitasi in data 19 ottobre 2012.

Dopo i durissimi attacchi alla scuola statale dei governi precedenti, molti Docenti avevano sperato che un governo di professori avrebbe, finalmente, considerato la scuola fondamentale e centrale, e non solo a parole, per la ripresa del Paese. Purtroppo la speranza si è dimostrata nuovamente mal riposta. Ancora tagli agli organici. Otto anni di blocco sugli stipendi (con perdita dal 2006 del 25% del potere d'acquisto),
Un patente disprezzo per il quotidiano lavoro dei Docenti spinge la nostra classe politica e dirigenziale persino ad stabilire, senza nessuna consultazione né trattativa ed in spregio al CCNL, un aumento secco di sei ore di insegnamento settimanale a parità di retribuzione, un'ipotesi assurda che non tiene assolutamente conto né di quello che significa insegnare, né della fatica intellettuale che questo comporta, sia in termini di preparazione di lezioni che di lavoro con gli studenti. Se tale scriteriata idea è stata partorita in base ad una logica puramente ragionieristica, ciò significa che essa ha come scopo solo lo smantellamento della scuola statale. Il tutto sembra rientrare nella tecnica tutta politica di depauperare i lavoratori e di togliere ai giovani finanche la speranza di trovare lavoro. Mentre si confermano gigantesche spese militari e privilegi per le caste di potere, non vi sono patrimoniali eque e non viene risolto il problema dei cento miliardi annui di evasione fiscale.

Ciò nondimeno, la nostra preoccupazione di Docenti della Repubblica va soprattutto alla prossima trasformazione in legge del Ddl 953 (ex disegno di legge Aprea) sulla "Autonomia statutaria delle Istituzioni Scolastiche": legge che molto probabilmente verrà varata, grazie all'inusitata armonia bipartisan tra partiti apparentemente avversi su tutto, tranne che sulla distruzione della Scuola Statale istituita dalla Costituzione.
Questa legge prevede la creazione di un «consiglio dell'Autonomia» al posto dell'attuale Consiglio d'Istituto, organo di indirizzo della scuola. Non ne farà più parte il personale non docente della scuola, al posto del quale troveremo invece «membri esterni, scelti fra le realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi, in numero non superiore a 2 [...]» (art. 4), i cui dubbi criteri di individuazione hanno solo una certezza: un regalo di potere ideologico e finanziario al localismo territoriale. La logica della convenienza privata e della clientela si sostituirà così al controllo democratico dell'interesse collettivo, perché ogni scuola sarà esposta ai poteri forti presenti nel territorio. Ogni Consiglio dell'Autonomia elaborerà uno «Statuto autonomo», diverso per ciascuna delle diecimila scuole italiane, che regolamenterà (normalizzandole) l'amministrazione dell'Istituto, la strutturazione degli organi interni, nonché le delicate relazioni tra le diverse componenti che ne fanno parte: materie finora regolate da una normativa unitaria per tutto il territorio nazionale. Lo Stato, insomma, non garantirà più le pari opportunità degli studenti nell'esercizio del diritto allo studio.
Inoltre lo Statuto definirà in ogni scuola le regole secondo cui studenti e genitori avranno il diritto di partecipare; cancellando così il Decreto Legislativo 297/94 (Testo Unico sulla scuola) che finora dettava le norme sugli organi collegiali. Quei decreti delegati, conquista di dignità e di democrazia, che hanno dato voce a tutte le componenti della scuola.
E non è tutto: lo Statuto autonomo di ogni singola scuola scavalcherà le competenze didattiche dei Docenti e la loro libertà di insegnamento, perché stabilirà «la composizione e le modalità della necessaria partecipazione degli alunni e dei genitori alla definizione e raggiungimento degli obiettivi educativi di ogni singola classe (art. 6 c. 4)».
Verrà istituito un «nucleo di autovalutazione» con il compito di giudicare la "qualità" della scuola (art. 8)». Ne faranno parte uno o più membri esterni, che giudicheranno in collaborazione con l'Invalsi e sulla base dei suoi famigerati quiz.
L'articolo 10 prevede l'opportunità di «ricevere contributi da fondazioni finalizzati al sostegno economico delle loro attività», rimarcando che queste «possono essere soggetti sia pubblici che privati, fondazioni, associazioni di genitori o di cittadini, organizzazioni no profit (art. 10 c. 2)». Tali soggetti avrebbero il proprio posto nel Consiglio dell'Autonomia, implicitamente condizionandone le scelte, secondo criteri altri rispetto a quelli della libertà di ricerca, di pensiero, di insegnamento, di apprendimento, sancita dalla Costituzione repubblicana.
Pertanto, noi sottoscritti Docenti del L.s.s. Leonardo da Vinci di Genova, nella piena consapevolezza dei nostri diritti, delle nostre prerogative in ambito pedagogico-didattico e, soprattutto, della nostra dignità, rifiutiamo con forza la politica governativa sulla Scuola, e invitiamo i Colleghi di tutte le Scuole d'Italia a respingere con tutte le proprie forze il Ddl 953 (ex disegno di legge Aprea) sulla "Autonomia statutaria delle Istituzioni Scolastiche", nel nome della Costituzione, delle leggi tuttora vigenti, della libertà di insegnamento, della libertà di pensiero, della libertà di apprendimento.
Rifiutiamo la logica, neoliberista ed antiliberale, che ha spinto il Presidente del Consiglio a tagliare ulteriori fondi alla Scuola Statale e a dichiarare, nell'agosto scorso, che «Il governo non farà mancare alle scuole non statali, cui riconosce una essenziale funzione, il necessario sostegno economico». Se questa logica prevalesse, se fosse varata la controriforma che il Ddl 953 prefigura, noi Docenti non saremmo più liberi di decidere che cosa insegnare e come (con gravissimo pregiudizio per il progresso culturale e civile di questo Paese); il potere discrezionale dei Dirigenti Scolastici aumenterebbe enormemente (alla faccia della "autonomia"); la didattica verrebbe decisa non più dai Docenti, ma dai privati esterni.

Invitiamo tutti i lavoratori della Scuola ad adottare ogni possibile e legale forma di lotta per impedire che questo scempio della comune libertà avvenga; a restituire le tessere di quei sindacati e di quei partiti politici che questo scempio non respingeranno esplicitamente e fattivamente.
Invitiamo sempre le forze sindacali tutte a proclamare un vero sciopero generale di tutti i lavoratori della scuola, non depotenziato in partenza dalla scelta del sabato, quando le scuole primarie e medie sono chiuse come del resto gran parte delle scuole superiori.

Invitiamo i genitori e i cittadini a sostenerci e a difendere con noi la Scuola Statale. Altrimenti, il destino delle nostre scuole e dei nostri figli sarà in balia di poteri economici e dei loro ricatti clientelari. Inoltre, le scuole dei territori più poveri verranno ulteriormente impoverite, perché lo Stato non sarà più il principale finanziatore dell'istituzione scolastica.

Invitiamo gli studenti, nostri alunni e nostri figli, a sostenerci e a difendere con noi la Scuola Statale: per non avere Docenti ricattati, demotivati e costretti a diventare trasmettitori di quanto imposto da forze esterne;; per far valere ancora le proprie ragioni nei Consigli di Classe; per impedire che ogni scuola abbia il proprio regime, e che i diritti degli studenti non siano più garantiti.

I docenti del L.s.s. Leonardo da Vinci propongono a tutti i colleghi e ai lavoratori delle scuole genovesi le seguenti forme di lotta:
1) blocco delle attività extracurricolari (cordinamento di classe e di dipertimento, progetti, commissioni, uscite e viaggi di istruzione, etc.);
2) blocco delle nuove adozioni dei libri di testo;
3) organizzare una giornata comune di autogestione delle scuole, durante la quale i docenti svolgano attività didattica alternativa spiegando agli studenti l' attacco in corso alla scuola pubblica e l' importanza della sua difesa;
4) organizzare una manifestazione cittadina insieme a studenti, genitori e cittadini in occasione della giornata inaugurale del "Salone dell'orientamento".
chiediamo, inoltre, a tutte le organizzazioni sindacali di sostenere e fare proprie queste nostre proposte.
Genova, 19/10/2012 Presenti n. 46 Favorevoli n. 45

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Scuola: a Roma docenti Liceo Talete contro Profumo, profondo dissenso

19 Ottobre 2012 - 19:28

(ASCA) - Roma, 19 ott - I professori del Liceo Scientifico Statale Talete di Roma hanno avviato una dura protesta esprimendo ''grave preoccupazione, indignazione e profondo dissenso nei confronti delle scelte politiche del Ministro dell'Istruzione Profumo e, piu' in generale, del Governo, fortemente punitive della Scuola Pubblica''. ''Queste - spiega il Collegio dei docenti - sono caratterizzate da tagli di risorse e personale, attuati in forme diverse e non sempre trasparenti, nonche' da una martellante svalutazione della professionalita' e della liberta' di insegnamento''. Il Collegio Docenti del Liceo romano esprime, dunque ''netta contrarieta''' ai provvedimenti all'ordine del giorno dell'agenda politica del governo. Il Collegio Docenti e la componente ATA del Liceo Scientifico Statale Talete, in collaborazione con altre scuole del distretto e con il Coordinamento Cittadino delle Scuole di Roma, ha indetto il blocco di tutte le attivita' del Piano dell'Offerta Formativa (POF): funzioni strumentali, dipartimenti, coordinamenti di vario tipo, consigli di classe, blocco dei viaggi di istruzione e delle uscite didattiche, blocco di tutte le attivita' extracurricolari, antimeridiane e pomeridiane, adozione dei libri di testo e una settimana di ''didattica essenziale'' dal 22/10/2012 al 27/10/2012 con sospensione delle verifiche scritte e orali. Il personale ATA si atterra', come azione di protesta, al rispetto rigido del mansionario previsto dalle norme.

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Scuola, sit-in domenicale dei prof al Miur
"Contro l'aumento a 24 ore dell'orario"
Traffico bloccato a Trastevere. Centinaia di professori sono scesi in strada di domenica con cartelli che spiegano come le ore di lezione sono solo una parte del lavoro svolto. Carote di protesta

di Viola Giannoli

Bersani: "Il governo sia disponibile a sostanziali modifiche del Ddl Stabilità"
Protestano di domenica centinaia di professori che hanno organizzato oggi a Roma un flash mob davanti al ministero dell'Istruzione contro l'aumento a 24 ore dell'orario previsto dalla legge di stabilità.

Ieri sera i docenti che vengono da tantissime e diverse scuole della capitale hanno iniziato a inviarsi sms con il cellulare per autoconvocare la protesta. Così, con il passaparola, sono diventati più di un centinaio. Dopo le 11 è scattato il flash mob: i prof hanno attraversato la strada da un lato all'altro di viale Trastevere proprio davanti al Miur bloccando di fatto tutto il traffico nonché le rotaie del tram. Senza simboli politici o di sindacati, i docentihanno raggiunto la scalinata del ministero con cartelli che spiegano come le ore di lezione sono solo una parte del lavoro svolto. Non sono mancate le ''carote di protesta'' a ricordare la manifestazione della scorsa settimana degli studenti.

Prof di domenica sotto il Miur
Viale Trastevere "occupato" dai docenti

La protesta è continuata senza alcuno slogan politico né bandiere di sindacati. L'iniziativa, hanno spiegato alcuni docenti, è stata convocata in maniera spontanea per ''sensibilizzare tutti sulla difficoltà del nostro lavoro, che non è fatto solo di ore in classe, ma di tante attività che si devono svolgere a casa durante tutta la settimana, sabato e domenica compresi''. "Avevamo pensato di fare un flash mob battendo le mani sulla scalinata, poi spontaneamente ci è venuta l'idea di occupare viale Trastevere" spiega Alessandro Nicolini, docente a Centocelle, mentre lascia il presidio alle 12.30 dopo un'ora e mezzo di protesta.

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Dal Mamiani al Talete, gli appelli dei prof

Al grido di "Scuola pubblica, Scuola pubblica" si è così sciolto il sit-in e il blocco del traffico che stava paralizzando viale Trastevere. "Una protesta contro chi vuole distruggere la scuola pubblica - hanno spiegato gli organizzatori del flash mob - che abbiamo convocato con un semplice giro di sms. Una protesta nata dalla base, perché non ci sentiamo rappresentati dai sindacati".

Due insegnanti sono stati identificati dalle forze dell'ordine, ma la mobilitazione non si ferma. "Domenica prossima saremo di nuovo qui, e saremo migliaia" promettono i prof che hanno intenzione di trasformare l'appuntamento in un evento stabile. La manifestazione sarà anticipata da altre due convocazioni: l'assemblea indetta dagli universitari giovedì alla Sapienza in vista del "No Monti day" di sabato 27 e la riunione del Coordinamento scuole secondarie di Roma al "Cielo sopra l'Esquilino" venerdì alle 16.30.

La protesta ha mandato in tilt la circolazione nell'area intorno al Miur. Alcune linee bus hanno subito delle deviazione, come ha riferito l'Agenzia per la Mobilità, ma al termine del flash mob è tornato regolare il precorso dell'H-780 direzione Trastevere e il tram 8, dopo uno stop tra Bernardino da Feltre-Argentina.
(21 ottobre 2012)

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Documento Liceo Mamiami di Roma

"Dopo i durissimi attacchi dei Governi Berlusconi alla Scuola Statale, molti Docenti avevano sperato che, con il Governo del Professor Monti, la professionalità dei suoi Colleghi dei vari ordini di Scuola sarebbe stata finalmente riconosciuta, rispettata, onorata. Purtroppo la speranza si è dimostrata ancora una volta mal riposta. Ancora tagli agli organici. Otto anni di blocco sugli stipendi (con perdita dal 2006 del 25% del potere d'acquisto), senza più nemmeno l'indennità di vacanza contrattuale. Un patente disprezzo per il quotidiano lavoro dei Docenti spinge la nostra classe politica e dirigenziale persino ad ipotizzare un aumento secco di sei ore di insegnamento settimanale, un'ipotesi assurda che non tiene assolutamente conto né di quello che significa insegnare, né della fatica intellettuale che questo comporta, sia in termini di preparazione di lezioni che di lavoro con gli studenti. (Questa ipotesi sarà estesa anche ai docenti universitari? O è un regalo solo per chi insegna negli ordini di scuola precedenti alla formazione universitaria? E il Ministro pensa che l'insegnamento in questa fase sia una trasmissione pedestre? L'opera di catechizzazione era del regime fascista, e ci risulta che questo sia stato superato e che la nostra Costituzione affidi alla scuola ben più alti compiti.... Ma non dobbiamo essere certo noi a spiegarlo ad un Ministro della Repubblica...). Se tale scriteriata ipotesi è stata partorita in base ad una logica puramente ragionieristica, ciò significa che essa ha come scopo solo lo smantellamento della scuola statale. Come potranno infatti i Docenti (cui in pratica ormai si chiede di dover lavorare quasi gratis) sostenere almeno quarantotto-cinquanta ore effettive di lavoro a settimana, essere obbligati a correggere ogni anno centinaia di compiti e verifiche in più, a preparare molte più lezioni, a ricevere molti più genitori, a curare la crescita e l'educazione di molti più alunni, senza contare la moltiplicazione di riunioni e la partecipazione agli organi collegiali? Si tratta di una Soluzione Finale, per stroncare chi è di ruolo e per risolvere drasticamente il problema del precariato? Il tutto sembra rientrare nella tecnica tutta politica di depauperare i lavoratori e di togliere ai giovani finanche la speranza di trovare lavoro. Mentre si confermano gigantesche spese militari e privilegi per le caste di potere, non vi sono patrimoniali eque e non viene risolto il problema dei cento miliardi annui di evasione fiscale. Ciò nondimeno, la nostra preoccupazione di Docenti della Repubblica va soprattutto alla prossima trasformazione in legge del Ddl 953 (ex disegno di legge Aprea) sulla "Autonomia statutaria delle Istituzioni Scolastiche": legge che molto probabilmente verrà varata, grazie all'inusitata armonia bipartisan tra partiti apparentemente avversi su tutto, tranne che sulla distruzione della Scuola Statale istituita dalla Costituzione. Questa legge prevede la creazione di un «consiglio dell'Autonomia» al posto dell'attuale Consiglio d'Istituto, organo di indirizzo della scuola. Non ne farà più parte il personale non docente della scuola, al posto del quale troveremo invece «membri esterni, scelti fra le realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi, in numero non superiore a 2 [...]» (art. 4), i cui dubbi criteri di individuazione hanno solo una certezza: un regalo di potere ideologico e finanziario al localismo territoriale. La logica della convenienza privata e della clientela si sostituirà così al controllo democratico dell'interesse collettivo, perché ogni scuola sarà esposta ai poteri forti presenti nel territorio. Ogni Consiglio dell'Autonomia elaborerà uno «Statuto autonomo», diverso per ciascuna delle diecimila scuole italiane, che regolamenterà (normalizzandole) l'amministrazione dell'Istituto, la strutturazione degli organi interni, nonché le delicate relazioni tra le diverse componenti che ne fanno parte: materie finora regolate da una normativa unitaria per tutto il territorionazionale. Lo Stato, insomma, non garantirà più le pari opportunità degli studenti nell'esercizio del diritto allo studio. Si arriverà ad una scuola asservita ai "cerchi magici" che ben abbiamo visto all'opera in questo ultimo ventennio. Inoltre lo Statuto definirà in ogni scuola le regole secondo cui studenti e genitori avranno il diritto di partecipare; cancellando così il Decreto Legislativo 297/94 (Testo Unico sulla scuola) che finora dettava le norme sugli organi collegiali. Quei decreti delegati, conquista di dignità e di democrazia, che hanno dato voce a tutte le componenti della scuola. E non è tutto: lo Statuto autonomo di ogni singola scuola scavalcherà le competenze didattiche dei Docenti e la loro libertà di insegnamento, perché stabilirà «la composizione e le modalità della necessaria partecipazione degli alunni e dei genitori alla definizione e raggiungimento degli obiettivi educativi di ogni singola classe (art. 6 c. 4)». Verrà istituito un «nucleo di autovalutazione» con il compito di giudicare la "qualità" della scuola (art. 8). Ne faranno parte uno o più membri esterni, che giudicheranno in collaborazione con l'Invalsi e sulla base dei suoi famigerati quiz. L'articolo 10 prevede l'opportunità di «ricevere contributi da fondazioni finalizzati al sostegno economico delle loro attività», rimarcando che tali fondazioni «possono essere soggetti sia pubblici che privati, fondazioni, associazioni di genitori o di cittadini, organizzazioni no profit (art. 10 c. 2)». Tali soggetti avrebbero il proprio posto nel Consiglio dell'Autonomia, implicitamente condizionandone le scelte, secondo criteri altri rispetto a quelli della libertà di ricerca, di pensiero, di insegnamento, di apprendimento, sancita dalla Costituzione repubblicana. Alla gravità del progetto si aggiunge la gravità del metodo usato per farlo diventare legge dello Stato. Infatti il 4 aprile 2012 la Camera ha trasferito il testo unificato alla VII Commissione Cultura in sede legislativa. Di conseguenza, il testo unificato sarà reso legge a tutti gli effetti dalla Commissione e non dall'intera Assemblea, perché subordinato alla procedura riservata ai progetti di legge privi di speciale rilevanza di ordine generale, o che rivestono particolare urgenza. Dunque, nonostante esso rappresenti uno stravolgimento della Costituzione, è stato trattato come una questione di eccezionale urgenza, senza pubblico dibattito e, spiace dirlo, con la complicità di tanti blasonati media che preferiscono non disturbare le cordate di "tecnico" affossamento della Scuola Statale. Tanto scomoda, perché l'unica libera, e ultimo baluardo di resistenza di formazione critica. Viene il sospetto che il famigerato disegno Aprea, bocciato nel 2008/09 dal grande movimento di contestazione di opinione pubblica, sia stato adesso rimesso in carreggiata con la segreta e malcelata speranza che i Docenti non se ne accorgessero, o che credessero alle imbarazzate giustificazioni di quei politici che, quasi in camera caritatis, surrettiziamente sovvertivano i principi su cui si basa la Scuola istituita dalla Costituzione della nostra Repubblica (democratica e fondata sul lavoro). Ma i Docenti se ne sono accorti; dimostrando di non essere inquadrabili nel cliché ufficiale, comodo per la parte governativa, che da decenni cerca di squalificarli in ogni modo, nel delirio di una Brunetteide di regime che avrebbe voluto dipingerli come incompetenti, ignoranti e fannulloni."

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Al Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Casalecchio, il Collegio Docenti ha deliberato quasi all'unanimità (1 solo voto contrario, ma con voto favorevole della Preside che ha aderito alla protesta) la sospensione di OGNI attività aggiuntiva oltre le 18 ore per protesta contro il progetto di estendere a 24 ore settimanali il nostro lavoro.
Questa sospensione blocca la nomina delle funzioni strumentali, dei vari progetti che erano stati presentati, dei coordinatori, di tutte le gite e visite guidate, del ricevimento settimanale dei genitori e di ogni altra attività delle commissioni.
Venerdi prossimo, al momento delle elezione dei genitori per i consigli di classe, nessun docente si presenterà per la riunione preliminare e contemporaneamente si riuniranno in assemblea sindacale.
L'unica attività approvata, doverosa, è la scuola ospedale per due alunni gravemente malati.
Il ricevimento generale, già approvato, verrà suddiviso in più giorni al fine di creare una forma di disagio.
E' stata scelta la formula SOSPENSIONE e non bocciatura in attesa di nuovi eventi.

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Nel Liceo Classico Colletta di Avellino la settimana scorsa è stato prodotto, come stanno facendo molti Collegi in Italia, un documento approvato all'unanimità in Collegio, contro il provvedimento. Il documento è stato pubblicato su molti giornali locali.

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Un'ASSEMBLEA è stata indetta per MERCOLEDI' 24 alle ore 16.00 all'AUDITORIUM dell'Istituto IMBRIANI di AVELLINO, a cui stanno aderendo in moltissimi anche fuori provincia ed è stato aperto anche un gruppo facebook sul tema (No alle 24h di insegnamento! è il nome) che in 3 giorni ha raggiunto i 630 membri da tutta Italia. Il gruppo sta diventando un laboratorio in cui confrontare proposte operative di mobilitazione e protesta. Ne vorremmo fare uno strumento per coordinare le iniziative sparse sul territorio.

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Ecco un modello di Mozione che circola sul web:

MOZIONE COLLEGIO DOCENTI

(PROLUNGAMENTO ORARIO, DDL 953 E SCATTI DI ANZIANITA')

Il Collegio Docenti della scuola_______________________________ esprime grave preoccupazione, indignazione e profondo dissenso nei confronti delle scelte politiche del Ministro Profumo e più in generale del Governo fortemente punitive verso la scuola pubblica, caratterizzate da tagli di risorse e personale, attuati in forme diverse e non sempre trasparenti. nonchè da una martellante svalutazione della professionalità e della libertà di insegnamento.

Il Collegio Docenti della scuola____________________________________esprime netta contrarietà ai seguenti provvedimenti all'ordine del giorno dell'agenda politica:

- ddl 953 ex Aprea, il progetto di riforma degli organi collegiali che restringe gli spazi di democrazia, aprendo la strada all'autonomia statutaria di ogni singola scuola, la conseguente messa in discussione di un sistema nazionale pubblico dell'istruzione e la pericolosa accelerazione sul ruolo dei soggetti privati che avranno la possibilità di entrare a far parte degli organi collegiali e in ragione del loro finanziamento esterno influenzare pesantemente il Piano dell'Offerta Formativa.

- il Decreto Stabilità che aumenta l'orario di lavoro settimanale da 18 a 24 ore, con 6 ore in più non retribuite in cambio della possibilità di usufruire di 15 giorni in più di ferie da maturare nel periodo estivo: un vero e proprio scippo alle prerogative del CCNL 2006/09, un provvedimento che avrà forti incidenze negative sulla didattica e l'apprendimento e che chiuderà, al pari del concorso a cattedre appena bandito dal Ministero, la porta all'insegnamento a circa 30.000 precari inseriti nelle graduatorie;

Inoltre, dopo la rottura del tavolo tra Miur e Organizzazioni Sindacali lo scorso 11 ottobre sul pagamento degli scatti di anzianità per l'anno scolastico 2011/12, il Collegio Docenti della scuola___________________________chiede con forza al Ministero di stanziare subito tutte le risorse utili alla copertura totale degli scatti senza ulteriori decurtazioni dal bilancio della scuola pubblica, anche e soprattutto alla luce degli ultimi stanziamenti ad hoc per il comparto della scuola privata.

Il Collegio Docenti della scuola____________________________, infine, a riguardo ogni forma di contrasto e resistenza a tali scelte politiche e provvedimenti, anche in collaborazione con le altre componenti (ATA, studenti, genitori) e con altre scuole del territorio.

Per salvaguardare la conoscenza quale bene comune e per restituire dignità al lavoro dopo anni di tagli e assenza di progetto educativo complessivo.

Luogo, data e numeri approvazione

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"Il Collegio Docenti della SMS "S. di Giacomo", Qualiano (Na), riunitosi in data 23.10.2012,
ritiene che la proposta di innalzare l'orario di lavoro degli insegnanti a 24 ore settimanali, contenuta nell'art. 3 della Legge di Stabilità 2012, costituisca una vessazione
che dequalifica la professionalità degli insegnanti e impoverisce la scuola nel suo complesso. In particolare, tale provvedimento risulta ancora più iniquo se
- si considera che l'orario di insegnamento in Italia è in linea con la media degli orari di lezione settimanali degli Stati aderenti all'Unione Europea, mentre non lo sono gli stipendi, generalmente più bassi e talvolta anche molto più bassi;
- si considera che l'orario di lavoro del personale scolastico è regolato da una norma contrattuale e non dalle legge;
- si considera che l'innalzamento dell'orario di lavoro colpisce in modo irreversibile gli insegnanti precari cui sono stati promessi, anche dal governo attuale, interventi diretti a favorire la loro immissione in ruolo.

Pertanto, il Collegio Docenti invita il governo a ritirare la proposta di innalzamento dell'orario di lavoro degli insegnanti a 24 ore; a procedere al pagamento degli scatti di anzianità dovuti; a procedere al rinnovo dei contratti nazionali e all'assunzione degli insegnanti precari, che garantiscono l'effettivo avvio dell'anno scolastico in molte province del Paese.
Infine, il Collegio Docenti sollecita tutti i sindacati affinché promuovano una mobilitazione unitaria ed efficace contro il provvedimento in esame e per un'evoluzione delle politiche scolastiche che rispetti il diritto allo studio, il lavoro e la dignità degli insegnanti, le attese e la fiducia delle famiglie.

Collegio Docenti S.M.S. "Salvatore di Giacomo", Qualiano (NA)".

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Documento del Liceo Scientifico "P. S. Mancini" di Avellino contro la proposta delle 24 ore

La legge di stabilità licenziata dal governo, che prevede un taglio dei trasferimenti alla scuola pubblica di 723 milioni di euro da realizzare anche mediante l'aumento di sei ore settimanali di lezione per gli insegnanti, rappresenta un gravissimo attacco non solo alla dignità dei docenti, ma anche e soprattutto alle regole fondamentali della democrazia, nella misura in cui viola unilateralmente e dall'alto norme definite da un contratto, peraltro congelato al 2007.
Dopo il blocco del rinnovo del contratto e degli scatti di anzianità, dopo la vanificazione delle aspettative pensionistiche di lavoratori con 40 anni di contributi, dopo ripetuti tagli degli organici che, oltre a impoverire l'offerta formativa, ignorano qualsiasi esigenza di continuità didattica e impongono alle scuole acrobazie circensi per la definizione delle cattedre,dopo un'operazione di denigrazione sistematica della figura del docente, mortificata sia sul piano economico sia su quello della rappresentazione collettiva, infine si impone agli insegnanti un pluslavoro didattico non retribuito, giustificato dalla leggenda di un millantato adeguamento agli standard europei, del tutto smentita dai dati ufficiali delle stesse agenzie europee.
Noi insegnanti siamo stanchi di ripetere dati immediatamente accessibili al più semplice buon senso, e cioè che il nostro lavoro non si esaurisce nelle 18 ore settimanali di didattica frontale né nelle 80 ore previste dal contratto per le attività collegiali né nell'impegno aggiuntivo per gli scrutini e per gli esami né nella preparazione e nella correzione delle verifiche scritte, ormai di fatto estese a tutte le discipline. Soltanto a chi non è mai entrato in un'aula scolastica può sfuggire il profilo intellettuale di una professione che richiede studio, aggiornamento, flessibilità, motivazione, pazienza e un'elasticità relazionale, senza le quali nessuna trasmissione di conoscenze può essere realizzata.
Ci chiediamo di quale credibilità possiamo ancora godere di fronte ai nostri allievi quando l'attacco alla scuola e ai suoi operatori muove direttamente dallo Stato e di fatto ci meravigliamo ogni giorno del rispetto che riusciamo a guadagnarci. Ma soprattutto ci chiediamo in che modo possiamo farci veicolo di un'educazione ai valori politici e civili che sono a fondamento del nostro comune ordinamento, se lo Stato per primo viola il principio fondamentale del contratto con i cittadini, "pacta servanda sunt", la cui obliterazione converte di fatto i cittadini in sudditi.
Ci chiediamo inoltre che senso abbia bandire un concorso a cattedre e avviare costosi corsi di abilitazione, se tutte le manovre messe in atto ai danni della scuola pubblica comporteranno l'ulteriore taglio di decine di migliaia di cattedre, con il conseguente licenziamento di migliaia di precari e l'espulsione di altrettanti docenti di ruolo.
Come cittadini e insegnanti, dunque, condanniamo con decisione tutte le politiche che debilitano il sistema dell'istruzione pubblica e dichiariamo la nostra disponibilità a forme di mobilitazione e denuncia finalizzate alla cancellazione di provvedimenti dannosi per la scuola e offensivi della dignità dei docenti.
Per questi motivi i docenti riuniti in assemblea il giorno 23.10.2012 decidono la sospensione di tutte le attività aggiuntive alle quali sono tenuti per contratto.

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DOCUMENTO APPROVATO ALL'UNANIMITA' DALL'ASSEMBLEA DEL
GIORNO 24/10/2012 DELL'ISIS ELENA DI SAVOIA DI NAPOLI
BASTA CON LA PERSECUZIONE

1) Otto anni di blocco degli stipendi con perdita del 25% del potere d'acquisto;
2) Stipendi tra i più bassi d'Europa con maggior numero di ore di lezione
settimanali rispetto alla media europea
3) Classi affollatissime con incidenza più alta d'Europa sullo stress correlato;
(sindrome di bornout)
4) Eliminazione dell'assicurazione obbligatoria per gli infortuni sul lavoro che
viene posta a carico dei lavoratori
5) Continui tagli di risorse al finanziamento ordinario delle scuole statali e
significativi aumenti alle scuole private
6) Continui tagli di posti di lavoro con espulsione dei precari
7) Unica categoria in cui si propone, senza precedenti, di aumentare di un terzo le ore di lezione a parità di retribuzione
8) Tentativo di privatizzazione della scuola con ingresso dei privati negli organi collegiali (DDL 953 ex disegno di legge Aprea sulla autonomia statutaria delle Istituzioni Scolastiche)
9) Membri di uno Stato in cui siamo in pochi a pagare le imposte più alte del
mondo
COSA ASPETTIAMO?
COSTITUIAMO COMITATI IN OGNI SCUOLA PER RESPINGERE
QUESTO ATTACCO SENZA PRECEDENTI ALLA SCUOLA PUBBLICA E
ALLA SUA DIGNITA', FORMIAMO UN COORDINAMENTO ED
ARRIVIAMO QUANTO PRIMA AD UNA ASSEMBLEA CITTADINA PER
DECIDERE INSIEME LE FORME DI LOTTA PIÙ INCISIVE
L'assemblea all'unanimità invita tutti i sindacati a rendersi disponibili ad anticipare la data dello sciopero attualmente previsto per il 24 novembre, in modo da renderlo più tempestivo ed efficace con una grande manifestazione nazionale unitaria per ottenere :
L'IMMEDIATO RITIRO DELL'AUMENTO DI SEI ORE SETTIMANALI
DELL'ORARIO DI LEZIONE
LO SBLOCCO DEI CONTRATTI E DEGLI SCATTI DI ANZIANITA'
IL RITIRO DEL DDL 953 (EX DISEGNO DI LEGGE APREA)

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L' assemblea dei docenti del Liceo Classico Statale 'Vittorio Emanuele II' di Napoli, riunitasi in data 24/10/12, ha ritenuto di produrre il presente documento al fine di denunciare la perdurante assenza di un progetto vero e profondo in grado di ridare centralità e valore all'Istruzione nel nostro Paese, e per affermare con chiarezza la propria posizione critica nei confronti di quello che appare con evidenza essere l'ennesimo colpo di mano inferto alla Scuola Statale, in una logica meramente di tagli e risparmio di spesa , di spicciola contabilità, contravvenendo a quanto, in merito ad Istruzione e a Formazione, è stato stabilito dall'Unione Europea. Appare evidente che, ancora una volta, si preferisce sacrificare un settore strategico per lo sviluppo del nostro Paese piuttosto che intervenire sui privilegi di pochi. Infatti, i provvedimenti riguardanti il Settore Scuola nel segmento medio e superiore, che sono inseriti nella cosiddetta Legge di Stabilità, se approvati, si ripercuoterebbero sui lavoratori senza la dovuta e necessaria contrattazione e andrebbero ulteriormente a ledere la qualità e la centralità dell'istruzione pubblica statale, già minate da quanto approvato dalla Spending Review e dalla prossima trasformazione in legge del Ddl 953 in materia di revisione degli organi collegiali.
I docenti del Vittorio Emanuele respingono tali provvedimenti, in particolare:
• l'aumento dell'orario di insegnamento a 24 ore senza aumento di retribuzione, con conseguente taglio di almeno 30.000 posti di lavoro
• il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità
• l'ingresso dei privati nel consiglio dell'autonomia
L'assemblea propone ai colleghi e colleghe di tutte le scuole di dichiarare la propria indisponibilità a:
• ricoprire cariche all' interno del Consiglio di Istituto
• effettuare viaggi e visite guidate
• scegliere libri di testo da adottare
come forma di protesta immediata in assenza di un ripensamento radicale da parte del Governo e del Parlamento e di una politica sindacale forte e indipendente, riservandosi di mettere in campo ulteriori e più incisive forme di lotta
Si auspica, infine, la formazione di una rete di scuole per operare una produttiva riflessione su un nuovo modello di scuola italiana, che sia propositiva di un ripensamento globale del fare scuola, affinché, lungi dall'adattarsi a modelli altri in Europa, si recepiscano le indicazioni dell'Unione in un'ottica di salvaguardia e potenziamento della propria specificità, e si attui il cambiamento di cui tutti gli operatori della scuola, gli studenti e le famiglie avvertono il bisogno, frutto maturo di un serio ed organico progetto e non di dissennati colpi di scure .
L' assemblea dei docenti del L.C.S.. 'Vittorio Emanuele II' - Napoli

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Il giorno 24 ottobre 2012 nell'aula magna dell'ITIS Marie Curie di Napoli alle ore 12 si è riunito in assemblea il personale docente e non docente dell'istituto per discutere dell'art3 del DDL di stabilità 2013.
I docenti dell' ITIS Marie Curie di Napoli denunciano la insostenibile situazione che si creerebbe nella scuola italiana e nella società, qualora venisse approvato l'articolo 3 del DDL di stabilità 2013, attualmente in discussione nelle Commissioni di Camera e Senato. L'articolo in questione aumenta di un terzo l'orario di lavoro dei docenti A PARITÀ DI SALARIO. Si tratta nel metodo e nel merito di un provvedimento errato ed iniquo.
Errato nel metodo perché, in assoluto spregio al diritto e alla Costituzione della Repubblica (art. 36: "il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla QUANTITA' e QUALITA' del suo lavoro"), si invade una materia che è regolata da contratti liberamente sottoscritti fra le parti e si impongono dall'alto, (governo, ministro non eletto!) ORARI di lavoro non previsti nel CCNL attualmente in vigore: si tratta di un pericoloso precedente che umilia la civiltà del lavoro e lo stato di diritto. Persino nei modelli di stato totalitari l'orario di lavoro veniva affidato, preservando almeno le apparenze, alla contrattazione tra le parti.
Errato nel merito, perché chiunque operi nella scuola, infatti, sa bene che le ore di lezione frontali sono soltanto una parte dell'attività di un docente responsabile (la punta di un iceberg, 1/10 del totale!), che spende la propria professionalità anche nella preparazione delle medesime, nella predisposizione e nella correzione dei compiti in classe e delle verifiche ordinarie e per classi parallele, nei corsi di aggiornamento per le TIC (o ICT), l'e-learning, nell'autoaggiornamento disciplinare svolto soprattutto con mezzi propri (propria linea ADSL , propri strumenti informatici, a casa propria!), nei ricevimenti delle famiglie, nella disamina dei libri di testo, nei corsi di recupero/potenziamento degli allievi, nella programmazione disciplinare e interdisciplinare, negli esami di stato (a giugno e luglio!) e nelle altre attività collegiali varie. Tutte attività funzionali all'insegnamento inquantificabili, per timore di chi le dovrebbe adeguatamente remunerare, crediamo! Un vero e proprio lavoro sommerso, svolto nelle ore e giorni più improbabili, a convenienza soprattutto di chi lo riceve e in fondo, in fondo, anche per chi lo rende, evidentemente per SPIRITO DI SERVIZIO!
Occorre poi sottolineare con chiarezza che l'aumento dell'orario di lavoro non si tradurrà in un incremento delle ore di lezione impartite in una singola classe (che sono anzi state notevolmente diminuite dalla Riforma Gelmini), ma in un numero maggiore di classi per singolo docente (almeno 2 in media, qualcuno anche 6!), il che tenderà a indebolire l 'aspetto relazionale della didattica, a spersonalizzarla e ad allontanarla dalle esigenze e dai bisogni dello studente, che invece sarebbe doveroso valorizzare nella sua individualità.
Sottolineiamo, inoltre, che -come si evince dal famigerato comma 42 dell'art 3 del DDL stabilità 2013- ciascun docente di sostegno e non di sostegno, potrà essere impegnato, nella scuola di titolarità, su spezzoni di 6 ore di tutte le discipline per cui ha il TITOLO DI STUDIO PER L'ACCESSO ALL'INSEGNAMENTO e NON SOLO su discipline per cui è abilitato. Ciò inevitabilmente provocherà un'ulteriore dequalificazione dell'insegnamento perché non svolto più da docenti precari abilitati e con esperienza pluriennale (provengono da G.E.) su specifiche discipline, ma da docenti di ruolo privi dell'abilitazione e dell'esperienza specifica e "decotti" per l'eccessivo carico di ore di lezione frontali, con danni nella formazione delle future generazioni (danni, a questo punto, probabilmente premeditati scientificamente!).
Ribadiamo, inoltre, con chiarezza che i docenti italiani hanno un carico settimanale di ore di lezione in classe - che, lo ripetiamo, sono solo una parte del totale - superiore alla media europea, sia nella scuola primaria (22 contro 19,6) sia nella secondaria superiore (18 contro 16,3) e praticamente identico nella scuola media (18 contro 18,1). Alcuni esempi concreti possono chiarire ciò di cui stiamo parlando: un docente francese a inizio carriera, abilitatosi con l'agrégation, ha 15 ore di lezione frontali a settimana per circa 2500 euro di stipendio, mentre il suo omologo italiano ne lavora 18 (oltre a tutto il carico supplementare di lavoro a casa di cui abbiamo parlato) per circa 1300; ora gli si chiede di lavorarne 24, andando di fatto a ridurre il suo stipendio orario. L'effetto di questo provvedimento sarà devastante in termini sociali: se il nostro orario aumenterà di un terzo, una cattedra su quattro sarà assorbita da chi già lavora; secondo alcune stime si perderanno circa 30 mila posti di lavoro di docenti precari (a tempo determinato da GaE e da Graduatorie d'istituto).
Ancora una volta, dopo la soppressione di 87 mila cattedre per effetto della riforma Gelmini, dopo il
blocco degli scatti di anzianità e la mancata firma dei contratti di lavoro, scaduti da anni, è la scuola a cui si vuol far pagare la "crisi". In Italia come in Europa i debiti sovrani vengono garantiti dal sacrificio dei lavoratori e dal taglio del welfare, della sanità, mentre ingenti risorse vengono dirottate sulle scuole PRIVATE, sulle banche e su quei soggetti che sono responsabili della crisi, con una iniquità sociale che non ha precedenti dalla fine della seconda guerra mondiale.
Coloro che perderanno il lavoro saranno quei giovani docenti, che il Ministro dice di voler tutelare: un massacro generazionale, dunque, oltre che sociale; i giovani insegnanti, che lavorano da anni come supplenti reclutati dalle Graduatorie ad Esaurimento e assicurano con la loro professionalità e la loro competenza il regolare andamento dell'anno scolastico, vengono ora tagliati come rami secchi, senza considerare che si tratta di abilitati vincitori di concorso, titolari in alcuni casi di dottorati di ricerca e di master; il massacro è dunque sociale, generazionale e cognitivo, ciò che la nostra comunità repubblicana non può permettersi in questo momento di gravissima crisi economica.
Evidenziamo poi un altro aspetto: quest'ansia di misurare con parametri esclusivamente quantitativi il lavoro dell'insegnante, anziché qualitativi, nasconde un profondo disprezzo che vuol fare dello stesso, non più un intellettuale che tramanda cultura e costruisce un'apertura di senso nel dialogo educativo con gli studenti, ma un ragazzi-sitter a ore pagato per un intrattenimento giornaliero e incaricato, in modo IMPIEGATIZIO, di impartire un sapere così elementare, meccanizzato e nozionistico, che si possono aumentare a piacimento le sue ore di lavoro, senza che questo comporti un abbassamento del livello qualitativo.
La realtà non è affatto questa, così la dequalificazione dell'insegnamento, la sua regressione a
ripetizione mnemonica sarà ineludibile. Parte del tempo che il docente impiega, nella propria formazione, aggiornamento, nello studio, nella ricerca e nella selezione del materiale didattico verrà occupata dal carico di lavoro supplementare e la figura dell'insegnante-intellettuale (Pavese, Pasolini e molti altri sono stati all'inizio insegnanti!) verrà integralmente distrutta.
Ma non c'è soltanto il mancato riconoscimento di questo ruolo; è in gioco anche un profondo disprezzo per il lavoro in quanto tale, il retro pensiero, neanche tanto celato, che il corpo del lavoratore sia una macchina che può esser fatta funzionare sempre più a lungo e alla quale si possono estorcere energie sempre maggiori - idea infondata tanto più quando il lavoro in questione è di tipo intellettuale e richiede lucidità e presenza a sé, molto alte nelle ore di lezione frontale, nelle classi di 27-30 adolescenti, spesso disagiati. Non si tratta soltanto della fatica fisica di fare lezione su argomenti eterogenei, complessi, che richiedono preparazione e studio continui - a un docente di materie tecniche-scientifiche può accadere di fare lezione nello stesso giorno sulla teoria della relatività di Einstein, sui rotismi epicicloidali, sulle equazioni differenziali, sulla trasformata ed antitrasformata di Laplace, sui frattali e la sezione aurea - ma di un disegno che, aumentando le ore attraverso l'assegnazione di un maggior numero di classi, incide pesantemente sugli aspetti relazionali dell'insegnamento e sull'attività di ricerca correlata alla didattica e ad essa finalizzata.
Questa barbarie che si sta perpetrando contro la civiltà del lavoro e la cultura ci spinge ad una resistenza non violenta, ma ferma e intransigente. È perciò che i docenti del ITI Marie Curie di Napoli manterranno alta l'attenzione contro l'articolo 3 della legge di stabilità 2013, e propongono le prime seguenti forme di proteste:
1. Sospensione da parte dei docenti da tutte le attività aggiuntive, non obbligatorie (coordinatori di
dipartimento, di classe, ecc.)
2. Sospensioni dalle funzioni strumentali
3. Blocco delle attività extrascolastiche (gite, viaggi di istruzione, stage in azienda ecc.)
4. Comunicazione ai partiti politici di non votare quegli esponenti che si assumono la responsabilità di approvare l'art 3 del DDL stabilità 2013 che innalza a 24 ore l'orario di servizio dei docenti.
È in gioco la dignità dell'insegnante, la civiltà del lavoro, il bene comune della scuola, il destino delle future generazioni e il ruolo della cultura e formazione nella società. I docenti dell'Itis Marie Curie si opporranno a tutto ciò.

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Assemblea docenti autoconvocati Napoli
I lavoratori del liceo classico "A. Pansini" di Napoli, riuniti in assemblea sindacale il giorno 25 ottobre 2012, propongono di costituire un coordinamento di docenti in difesa della scuola pubblica ed indicono un'assemblea per il giorno 5 novembre 2012 alle ore 16.30 presso la sede succursale di via Arno5/via Sangro 18. Per questioni di spazio è richiesta la partecipazione di una delegazione di max 2/3 docenti per scuola, possibilmente rappresentativi anche delle rivendicazioni dei docenti precari.
I docenti del liceo "Pansini"
Napoli, 25 ottobre 2012

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DELIBERA DEL COLLEGIO DEI DOCENTI DEL LICEO CLASSICO "FRANCESCO DURANTE" DI FRATTAMAGGIORE

Il Collegio dei docenti del Liceo Classico "F. Durante" esprime grave preoccupazione, indignazione e profondo dissenso nei confronti delle scelte politiche del Ministro Profumo e del Governo. Esse risultano essere profondamente penalizzanti e punitive per la Scuola Pubblica italiana, già massacrata da tagli feroci ed ulteriormente penalizzata dalla Spending Review. I Docenti non possono accettare in silenzio quest'ennesimo attacco rivolto contro la libertà e la qualità dell'insegnamento, contro il diritto allo studio, contro il diritto al lavoro dei docenti precari (interessatamente resi tali), contro la dignità dei docenti italiani tutti. Questi ultimi vengono rappresentati grottescamente e ignobilmente come professionisti privilegiati, impreparati, immeritevoli e fannulloni rispetto ai colleghi europei. Ma la verità è ben altra: la mesia europea è di 16,3 ore settimanali di insegnamento (rispetto alle nostre attuali 18), con stipendi che vanno ben oltre quelli italiani. Al danno, poi, si aggiunge la beffa: con uno scippo decretale il Governo vuole aumentare, a stipendio immutato, l'orario di lavoro dei docenti da 18 a 24 ore settimanali. Prima ancora che iniqua a livello sindacale e professionale, questa proposta è umiliante e punitiva per chi, oltre alle 18 ore di lezione frontale, dedica ore e ore del proprio tempo a tutte quelle attività (preparazione e correzione degli elaborati, preparazione delle lezioni, ricevimento genitori, programmazione, aggiornamento professionale) non riconosciute e non retribuite che fanno della nostra splendida professione una "professione esistenziale", che non si esaurisce solo nella fatica profusa in classe.
Estremamente pericolosi sono anche i contenuti e i risvolti della Legge Aprea, che esautora gli Organi Collegiali e vanifica il frutto di anni di sacrifici e di lotte, che hanno portato docenti, genitori e studenti ad una partecipazione più ampia e consapevole nella gestione della scuola.
A livello più generale, la Scuola italiana rappresenta un bene comune che tutti, senza steccati ideologici, devono difendere, in quanto, per dettato costituzionale, essa è e continua ad essere ancora uno dei pochi veri spazi di libertà, di pensiero e di democrazia, specie nel nostro martoriato Sud. A fronte di tali considerazioni, il Collegio dei docenti respinge con la più decisa e ferma opposizione gli irricevibili provvedimenti sopra esposti e propone forme di agitazione e di lotta che si concretizzeranno in modalità da definire successivamente.

P.S. (le forme di lotta saranno decise il giorno 30 ottobre, nel corso di un'assemblea sindacale). La delibera sarà inviata dal preside all'Ufficio scolastico regionale, a quello provinciale e al ministro.
25 ottobre 2012
25 ottobre 2__._,_.___
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I Docenti delle scuole della provincia di Bologna, 20 Istituti Superiori e 10 Istituti Comprensivi, riuniti in Assemblea, presso l'istituto Rubbiani, il 25 ottobre 2012,
considerati i recenti provvedimenti dell'attuale esecutivo, che si sommano ai danni procurati alla Scuola Pubblica anche dai governi precedenti

chiedono:

• Il ritiro del DDL 953, vera e propria controriforma delle istituzioni scolastiche
• L'abolizione di tutti i finanziamenti alle scuole private, compresi i recenti 223 milioni di euro
• Il rinnovo dei contratti, scaduti ormai da 3 anni
• Il ripristino degli scatti di anzianità, scippati dal precedente governo e non restituiti da quello attuale
• L'annullamento della farsa del prossimo concorso a cattedre, che chiude la porta in faccia a migliaia di colleghi precari
• L' assunzione di tutti i colleghi precari e il pagamento delle loro ferie non godute

• Lo stop ai tagli mascherati da "razionalizzazioni", che da anni stanno massacrando la Scuola Pubblica

Decidono, come iniziativa comune a tutti gli istituti, il blocco di tutte le attività aggiuntive, da mettere in atto con le forme e i tempi che le assemblee delle singole scuole riterranno più opportuni,
fino al ritiro completo e definitivo dei commi 42, 43, 44, 45 e 46 dell'art. 3 del DDL di Stabilità, che, considerando carta straccia il contratto di lavoro, porta a 24 le ore di lezione settimanale a parità di stipendio, preannunciando un radicale peggioramento delle relazioni didattiche e dell'apprendimento dei nostri studenti

L'Assemblea, che si organizzerà con un coordinamento cittadino e provinciale, propone due primi appuntamenti:

- Flash Mob in Piazza Maggiore, Domenica 28 ottobre, ore 11
- Assemblea cittadina di tutti i docenti e dei lavoratori della scuola, aperta a studenti e genitori, Martedì 30 Ottobre, ore 14.30, presso il Liceo Sabin, per definire tutte le prossime iniziative.

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L'assemblea dei docenti delle scuole di Bologna e provincia riunita il giorno 30/10/12 presso il Liceo Sabin ha deciso di:
a) estendere in ogni scuola di ogni ordine e grado forme di protesta che blocchino tutte le attività che vanno oltre le 18 ore che ogni scuola articolerà secondo le decisioni prese nelle assemblee e nei collegi
b) invitare tutte le scuole a convocare collegi docenti straordinari con all'odg ricadute del DDL stabilità sul P.O.F. (piano offerta formativa) e proporre forme di lotta adeguate contro il provvedimento
c) promuovere per sabato 10 una giornata di mobilitazione cittadina in difesa della scuola pubblica
d) aderire allo sciopero europeo contro le politiche di austerità previsto per il 14 novembre e di costruire una mobilitazione del mondo della scuola con una propria significativa presenza
e) riconvocarsi per giovedì 8 novembre alle 14,30 presso il Liceo Copernico via Garavaglia 11 Bologna

Erano presenti rappresentanti di 20 scuole superiori e 4 istituti comprensivi

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Chieti, 30/10/2012
Il Collegio Docenti dell'I.T.C.G. "Galiani - de Sterlich" di Chieti, in segno di protesta contro le norme contenute nel Decreto di Stabilità che attaccano la scuola pubblica ed i diritti dei docenti, degli studenti e di tutto il personale della scuola, ha sospeso
ALL'UNANIMITÀ
l'approvazione del POF, cioè del documento in cui si delineano tutte le attività svolte nell'Istituto, dai progetti ai
viaggi di istruzione, dagli stages ai corsi di recupero. Tutte queste attività, dunque, sono ora sospese.
Il Collegio, animato dalla convinzione che le proposte di legge presentate, per rispondere a mere necessità economiche (il taglio di risorse e di personale) infliggano alla Scuola Pubblica un ennesimo insensato duro colpo, ne CHIEDE CON FORZA il ritiro, a cominciare da quella che, prevedendo un aumento delle ore di insegnamento frontale di ogni docente, avalla la errata convinzione, ampiamente diffusa, che il lavoro dell'insegnante si riduca esclusivamente all'attività svolta in aula con gli allievi.
Il Collegio Docenti del "Galiani - de Sterlich" si opporrà strenuamente all'attuazione di tali scellerate scelte politiche allo scopo di salvaguardare la conoscenza, la cultura e la scuola quali beni comuni e per restituire valore e dignità alla professionedocente.
F.to
Il Collegio Docenti dell'I.T.C.G. "Galiani - de Sterlich" di Chieti

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L' assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici dell' Istituto Comprensivo- Bacoli-I.C.2-Plinio il Vecchio riunita in data 31ottobre 2012

denuncia

il gravissimo attacco alla democrazia, portato dal "Disegno di legge di stabilità", in particolar modo all' art. 3, comma 45, comma 42 e comma 44, in quanto, con atto unilaterale governativo, si sottrarrebbero all' istituto della contrattazione nazionale materie di sua esclusiva, fondamentale e prioritaria pertinenza, quali orario di lavoro e retribuzione, nonché il diritto ad usufruire di sei giorni di ferie durante i periodi di attività didattica, con le stesse modalità previste per i tre giorni di permesso retribuito per motivi personali o familiari, come invece previsto dal CCNL attualmente in vigore.
Anche il successivo passaggio parlamentare costituisce in sé una gravissima violazione del suddetto istituto, avvalorando un atto già in partenza totalmente in contrasto con i principali fondamenti della società democratica e con i diritti fondamentali, sanciti dalla Costituzione.

Si tratterebbe di un passo definitivo verso l'abolizione del valore delle contrattazioni nazionali, in aggiunta a quanto già avvenuto, in modo più o meno diretto, con articoli del Decreto 150/2009 o, in modo più esplicito, nell''art. 5 della L. 135/2012 (la cosiddetta "spending review").

Infatti, se tale procedura venisse mantenuta in essere, costituirebbe un precedente acquisito che comporterebbe la totale perdita di valore di qualsiasi contrattazione nazionale per tutte le categorie di lavoratori/trici. Quindi, la stessa contrattazione non avrebbe più nessuna ragion d' essere, cancellando d' un solo colpo più di un secolo di conquiste democratiche.

Inoltre, l'assemblea osserva che l'aumento dell'orario di lavoro non si tradurrebbe in un incremento delle ore di lezione impartite in una singola classe (che anzi sono state notevolmente diminuite dalla Riforma Gelmini), ma in un numero maggiore di classi per singolo docente, il che tenderà a indebolire pesantemente l'aspetto relazionale della didattica, a spersonalizzarla e ad allontanarla dalle esigenze e dai bisogni dello studente, che invece sarebbe doveroso valorizzare nella sua individualità, come invece previsto ed in contraddizione palese con le stesse indicazioni ministeriali in materia.
Tutto ciò rinforzerebbe ulteriormente la pratica del "teaching to test", ormai introdotta anche nel nostro sistema dai test Invalsi, più volte individuati come estranei alla concreta pratica didattica e fuorvianti rispetto allo sviluppo di reali competenze.
L'assemblea sottolinea i gravissimi effetti sul piano professionale e sociale che l'applicazione di queste norme determinerebbero, sia sul personale docente con contratto a tempo determinato sia su quello con contratto a tempo indeterminato, con la cancellazione di circa 30 mila cattedre tra "spezzoni orario" e posti di sostegno - operazione preceduta dalla recente soppressione di 87 mila posti in organico di diritto su tutto il territorio nazionale per l'applicazione della L. 133/08 - circostanza che determinerà non solo il venir meno di decine di migliaia di contratti di docenti precari con professionalità elevate, di cui anche il nostro Istituto e tutta l'Amministrazione scolastica si è avvalsa nel corso di questi anni, ma anche il probabile esubero di tantissime figure di docenti in ruolo con la conseguente interruzione della continuità didattica, nonché della mobilità spinta su tutto il territorio provinciale.
Si evidenziano quindi le possibili conseguenze su ulteriori, possibili tagli anche per il personale ATA.

A tutto ciò si aggiunge l'insopportabile, ulteriore regalo di centinaia di milioni alle scuole private, che sarebbero anche autorizzate a formare classi di otto alunni, a fronte di ulteriori, ennesimi tagli alla scuola pubblica statale !

L'assemblea individua tale attacco all'interno del già avanzato processo di destrutturazione della scuola pubblica statale, la scuola sancita dalla Costituzione,
che viene trasformata da Istituzione dello Stato in un servizio a domanda, secondo un evidente schema di privatizzazione.

In tale ottica, l'assemblea denuncia anche i contenuti della legge Ghizzoni/Aprea, già discussa in modo inopportuno solo a porte chiuse, in sede di Commissione Cultura della Camera, come se non si trattasse di una legge che trasformi radicalmente l'assetto giuridico dell'istituzione scolastica dello Stato, e attualmente al vaglio del Senato.
Se tale legge diventasse operativa, si aprirebbe definitivamente la porta al processo di privatizzazione della Scuola dello Stato, attraverso
- l' istituzione di singoli "statuti", differenti per ogni singola scuola;
- la presenza di soggetti privati esterni alla scuola;
- l' ambiguità dei compiti attribuiti al Collegio dei Docenti ed ai reintrodotti Consigli di Classe (addirittura aboliti nella stesura originale);
- il ruolo marginale riservato a componenti quali rappresentanze ATA, genitori e studenti all'interno del nuovo "Consiglio dell'autonomia ";
- il conseguente, eccessivo potere decisionale che verrebbe riservato ai singoli dirigenti.

Si sottolinea come, contemporaneamente alla discussione della suddetta legge, vengano riproposti da alcune parti politiche ulteriori contenuti quali la chiamata diretta da parte dei dirigenti, la cui applicazione è già stata tentata in via sperimentale in Lombardia.

Per tali motivi, vista l' estrema gravità della situazione, che costituisce un attacco senza precedenti non solo all' Istituzione scolastica dello Stato, figlia della Costituzione, ma innanzitutto alla vita ed a tutte le istituzioni democratiche del Paese, l' assemblea impegna con forza le segreterie nazionali e locali di tutte le organizzazioni sindacali, firmatarie e non dei precedenti contratti, a denunciare tale attacco alla democrazia in modo chiaro, con forza e fermezza, ed a porre in essere concrete, unitarie e prolungate iniziative di lotta, preparate da una capillare campagna di informazione presso tutte le categorie di lavoratori/trici, al di là di qualsiasi distinzione ideologica o appartenenza politica.

Approvato all'unanimità.

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TUTTA LA SCUOLA IN LOTTA!

•NO al ddl 953 (ex Aprea), che attraverso lo smantellamento degli organi
collegiali, tappe fondamentali del processo di partecipazione e gestione democratica della scuola pubblica statale, apre le porte alla sua futura e completa sottomissione agli interessi privati. Questo provvedimento pone fine alla scuola statale uguale per tutti e, in contrasto con i principi fondamentali della nostra costituzione, fa sì che le istituzioni
scolastiche siano più e meno prestigiose ed efficienti a seconda del territorio in cui si trovano, a seconda dei maggiori o minori investimenti che avranno e a seconda del reddito familiare degli alunni iscritti.
•NO ai provvedimenti sulla scuola contenuti nella legge di stabilità, che sottraggono 1 miliardo di euro alla scuola pubblica e finanziano di 223 milioni la scuola privata e che mirano all'abbassamento della qualità dell'insegnamento attraverso l'aumento di 1/3 dell'orario di lavoro degli insegnanti a parità di salario e senza contrattazione. Tale provvedimento che avrà come effetto immediato il licenziamento di 30.000 precari
della scuola; si cancellano così gli insegnanti più giovani che nella scuola ci lavorano e la fanno funzionare e si nega il futuro alle giovani generazioni, compresi gli studenti di oggi, togliendogli la possibilità di trovare lavoro in futuro.
•NO alle politiche di tagli alla scuola pubblica compiute negli ultimi anni, avallate e portate avanti dall'attuale Governo. Solo la spending review ha sottratto alla scuola 200 milioni di euro e ha comportato il passaggio forzato degli insegnanti considerati inidonei a funzioni amministrative, misura che avrà come conseguenza il licenziamento
dei precari del personale amministrativo che, insieme ai giovani docenti, sono stati già colpiti attraverso l'aumento dell'età pensionabile a 67 anni, legge che lede i diritti acquisiti dei lavoratori e li nega ai lavoratori futuri e verso la quale esprimiamo il nostro netto rifiuto.
•NO al concorso truffa, espediente unicamente propagandistico volto a mascherare i tagli e la mancanza di qualsiasi piano di assunzione a tempo indeterminato sui posti vacanti e disponibili (appena 11.000 posti messi a concorso a fronte di 120.000 posti vacanti e liste di precari che raggiungono ormai le 200.000 unità).
•NO al blocco dei contratti nazionali del personale della Scuola, fermi dal 2009 e per il riconoscimento professionale di tutto il lavoro svolto dai docenti fuori e dentro le classi e della nuova professionalità del personale ATA, che da anni è chiamato a svolgere delicate funzioni amministrative dopo lo smantellamento degli organi intermedi.
•NO al piano di accorpamento degli istituti, che significa di fatto nuovi tagli al personale e negazione del diritto allo studio (sono migliaia le scuole soppresse). Diritto allo studio e scadimento della qualità dell'insegnamento già pesantemente attaccati attraverso
l'aumento degli alunni per classe, la riforma Gelmini e i test INVALSI.
Manifestazione regionale della scuola sabato 10 novembre ore 14,30 - Piazza dell'Esquilino.

COORDINAMENTO DELLE SCUOLE DI ROMA
coordinamentoscuoleroma.wordpress.com
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 da l'Avanti    - 23-10-2012
La strada imboccata dal governo per riformare la scuola pubblica produrrà ancora disastri, aumenterà il precariato e abbasserà il livello di tutto il sistema formativo ed educativo italiano. Aumentare il numero di ore per gli insegnanti senza aumentare i salari e creare classi numerose e difficilmente gestibili è un segno di miopia, che avrà come unico risultato quello di peggiorare ulteriormente le condizioni per docenti e studenti.

La scuola pubblica è un bene comune, e obiettivo primario per il centrosinistra deve essere una riforma fondata sul merito e sulla qualità dell’istruzione. È il metro con cui si misura la capacità di crescita, sociale, culturale ed economica, di una nazione. E l’Italia, annunciando il sostegno alla manifestazione unitaria dei sindacati del prossimo 24 novembre, non può permettersi di tagliare il proprio futuro.

Pubblicato il 22/10/2012