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Assistenza a vita o integrazione degli immigrati ?
Giocondo Talamonti - 19-07-2012
Con l'approvazione della Consulta degli Immigrati, la città di Terni, e per essa i suoi rappresentanti nel Consiglio Comunale, ha dato forma a una delle misure più avanzate di integrazione in Italia.
Non a caso, i principi alla base della rappresentatività delle 79 etnie presenti nel nostro territorio sono stati accettati e sottoscritti da maggioranza e opposizione. I problemi connessi all'accoglienza e le potenzialità occupazionali, così come i sussidi per la soluzione di situazioni gravose e le opportunità per la migliore integrazione, hanno un comune denominatore: la dignità degli stranieri e la valorizzazione delle culture di cui ciascuno è portatore.
La Consulta, nel rispetto di principi costituzionali inderogabili, prevede la partecipazione di un rappresentante alla discussione consiliare di temi di diretta attinenza agli interessi degli immigrati, consentendo così di ascoltare, intervenire e valutare aspetti connessi alla migliore integrazione.
Nel riservare dignità agli stranieri, il Consiglio Comunale ha inteso riconoscere la validità del ruolo svolto da questi nell'economia cittadina e sottolineare il contributo culturale di cui la città può e deve giovarsi. La novità più avanzata, a livello nazionale, è l'incontro della Consulta con il Consiglio comunale due volte l'anno.
Contro questa visione osservante del diritto di uguaglianza fra tutti gli esseri umani, visione che riconosce il diritto di chiunque a vivere in qualsiasi angolo del mondo senza preclusioni o limitazioni, c'è un altro modo di confrontarsi con il problema: l'assistenza ad oltranza, l'elemosina istituzionale, il supporto a vita, l'annullamento della personalità dello straniero, con l'intento di ridurla a dipendenza sociale.
Questa linea progettuale consente di disporre della volontà del postulante, di fiaccarne gli stimoli, di pesare sulla società, di disporre di risorse finanziarie da distribuire secondo criteri di presunta equanimità.

Maggiore è il numero degli stranieri dipendenti dal giogo psicologico-sociale, maggiore è la forza di chi si è autonominato a rappresentarli.
A sostegno di questa ultima scelta è nata una Contro-Consulta che scalpita, sbraita e reclama diritti confondendoli con doveri e coinvolgendo nel disegno assistenziale organizzazioni che dovrebbero valutare con più razionalità il loro ruolo dando più credito alla funzione socio-umanitaria che svolgono.
Considerato che gli immigrati nella nostra città sono circa 14.000, vale a dire il 15% della popolazione residente, 20.000 nell'intera provincia e niente, più dei numeri, è utile per valutare l'entità di un fenomeno; con l'attivazione della Consulta così come deliberato dal Consiglio comunale e come riportato nell'atto di indirizzo allegato al Bilancio, si favoriscono i rapporti tra le varie etnie e si agevola il lavoro insieme su progetti condivisi.

Pertanto occorre procedere speditamente all'attivazione della Consulta, alla messa a disposizione di una "casa dell'amicizia" e all'organizzazione di una conferenza cittadina sull'immigrazione nella consapevolezza che investire nell'integrazione costa molto meno che privilegiare forme di assistenza e di mantenimento passivo.

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