I media e la scuola
Cosimo De Nitto - 29-05-2012
Mentre leggevo l'articolo "Nessun abuso nell'asilo di Rignano. Gli imputati assolti con formula piena", la mente mi è tornata alla lapidazione mediatica cui maestre e bidella di quella scuola sono state sottoposte anni fa e per molto tempo. Cosa hanno provato a passare per mostri. Ricordo l'abominio e il disprezzo suscitato contro il più esecrando dei delitti, quello di chi viola dei bambini innocenti. Non c'era spazio per il dubbio. La giustizia sembrava troppo lenta e cauta con i mostri, occorreva un rogo purificatore di delitti, veri o presunti non importava, e soprattutto di coscienze. Si aveva terrore a sostenere che forse bisognava aspettare la giustizia, si rischiava di passare per simpatizzanti dei mostri, difensori di una categoria nella quale c'è tanto marcio, forse è tutta marcia. Un clima contro la scuola, contro gli insegnanti, a generalizzare si fa presto, a strumentalizzare ancora più presto, soprattutto da parte di coloro (Brunetta, Gelmini, Tremonti &C.) che si preparavano a sferrare un attacco alla scuola pubblica senza precedenti. Complici buona parte dei media, quasi silenzio da parte di chi avrebbe dovuto strillare, ribellarsi a tale abominio.

A volte odio il mondo dei media, di questi media che ci ritroviamo in Italia, senza fare di tutte le erbe un fascio ovviamente. Troppo compiacenti col potere, troppo in sintonia con gli orientamenti "culturali" e con gli indirizzi politici di chi governa. E lo stessa dicasi di tanti intellettuali che si prestano a lustrare, megafonare "le magnifiche sorti e progressive" di classi dirigenti come quelle che sono responsabili del degrado del nostro Paese. Penso allo scempio della scuola perpetrato in questi ultimi anni, alla demolizione dell'idea stessa di scuola, fatta passare come fonte di spreco e sperpero di risorse, divulgatrice di ignoranza, culla del bullismo e della maleducazione, covo di incapaci, falliti e fannulloni (insegnanti) ideologizzati sessantottini, resistenti ostinati contro "la cultura della valutazione", quella degli alunni e quella propria. Ricordo i peana entusiastici di tante belle penne sui principali quotidiani, i salotti "plastificati" di Vespa con tanti alunni e maestrine che si scioglievano allo struggente ricordo del "maestro unico", della disciplina di una volta, dei grembiulini tutti uguali, dei voti e della paura che infondevano come un rituale esoterico capace di salvare al solo evocarli, capaci essi stessi (i voti) di produrre conoscenze, educazione, competenze e soprattutto disciplina. Come non ricordare Vittorio Feltri che con lo sguardo adorante verso la Gelmini rivolto a Vespa diceva, ma perché ce l'hanno col maestro unico, io e te, Bruno, siamo stati col maestro unico e non siamo venuti poi così male (?). Come se l'Italia, il mondo, la storia si potessero fermare per decreto ai tempi di Vespa e Feltri. Una brutta pagina della nostra storia celebrata da questi cantori del potere, una storia che, purtroppo, è ancora presente e incombente.

E come quei che con lena affannata
uscito fuor del pelago a la riva
si volge a l'acqua perigliosa e guata,

così l'animo mio, ch'ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar lo passo
che non lasciò già mai persona viva.

(Scusami Divino Dante si ti tiro in ballo in contesti così "bassi")


Eppure quella devastazione antropologica, oltre che sociale e istituzionale, della scuola continua ancora oggi. La Gelmini e tutto quello che significava non è più ministro, ma è come se lo fosse. Profumo ne è il continuatore ostinato, ordinato, programmato, degno epigono. Eppure tante belle anime di "progressisti" "democratici" "riformatori" che pure hanno criticato radicalmente la Gelmini gli fanno credito, lo assecondano, lo giustificano con i loro se, forse, ma...ecc., sperano in improbabili "riforme" (cicli, curricolo verticale, obbligo ecc.).Tante anime belle di intellettuali e giornalisti frequentatori dei media non hanno il coraggio morale e civile di dire basta, stanno rovinando la scuola (Gelmini/Profumo), bisogna rifondarla nell'idea stessa, nel ruolo e funzione che ha nella società, nell'organizzazione, nei contenuti e nelle competenze che usa e che "produce". E prima di dare il via con un diverso e alternativo governo del Paese a questa rifondazione bisogna de-gelminizzarla, abrogando tutte le leggi e disposizioni, a cominciare da quelle che hanno colpito la scuola elementare, e quelle che stanno per colpirla con questo governo "tecnico" (DDL sul merito, Legge Aprea ecc.)
Basta col governo economico-aziendalistico della scuola. Basta con l'uso ideologico del "merito" della "valutazione". Tornino questi termini, merito e valutazione ad essere quello che nella scuola sono sempre stati, termini speciali e tecnici, pedagogici con i quali si intendono funzioni essenziali del rapporto insegnamento/apprendimento in un contesto e con finalità migliorative per tutti i soggetti della straordinaria avventura della conoscenza e della crescita delle persone. In un ambiente collaborativo, cooperativo, socializzante, gratificante, incoraggiante vengono fuori le eccellenze, non in ambienti concorrenziali, premiali per alcuni, frustranti per i più, intollerabili per gli svantaggiati.

Tags: media, scuola


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 piccì    - 03-06-2012
Adesso i sessantottini ormai credo siano mosche bianche nella scuola. Sono da valutare gli effetti di questa uscita dal servizio.