La chiusura lampo della paura
Monica Capezzuto - 24-05-2012
Sono passati 20 anni da Capaci. Che cosa è cambiato? Hanno incarcerato i boss-che continuano a dirigere dal carcere-, trovato i mandanti, ma i veri responsabili dove sono? Le facce ai funerali dell'epoca erano le stesse di oggi: meno rughe ma sempre gli stessi gessati. Gli stessi colletti bianchi. In realtà siamo solo più vecchi di vent'anni, noi che abbiamo avuto la possibilità di invecchiare . E guardiamo quei volti per sempre giovani. Sorridenti. Chiedendoci come sarebbe stato se .
Se solo fossero sopravvissuti alle trame becere ed efferate di chi pensa che il paese, lo Stato, sia solo un optional. Non siamo una società civile. Perché non abbiamo la percezione di cosa significhi davvero Civiltà. Quella del rispetto, del senso dello Stato, di un ideale collettivo, immersi come siamo nell'individualismo sfrenato, nella cura degli interessi economici che sono al di sopra di tutto. Di tutti. Siamo una società che, al di là dei proclami, ha paura. Perché vogliono tenerci nella paura, paventando piani più o meno deviati che hanno di mira la destabilizzazione. Quale migliore collante? E' comodo, soprattutto in tempi di crisi, la chiusura lampo della paura: una società che trema, si rinchiude e rinuncia a vivere. Siamo un paese cristallizzato, incapace di rinnovarsi davvero dalle fondamenta. Perché la volontà è quella. Siamo in una finta democrazia, abbiamo una finta libertà, fingiamo di ricordare ma poi dimentichiamo annegati in sensazionalismi e gossip, facciamo finta che tutto va bene e cresciamo i nostri figli retoricamente consapevoli che la mafia va combattuta, il malaffare va combattuto ma gli forniamo solo armi spuntate. E non andremo da nessuna parte. Il passato è commemorazione. E il futuro ce lo hanno rubato. Anche la nostra stessa vita è solo un'utopia fatta di oggi. E seguendo la filosofia della sopravvivenza made in Naples si può dire che "A diman Dio pensa". Se un domani c'è.

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