I fantasmi di una guerra senza nome
Laura Alberico - 23-05-2012
L'attentato alla scuola di Brindisi e le sue conseguenze ci fanno pensare che l'ultimo baluardo delle istituzioni civili è stato violentato senza pietà. La cultura, la scuola, quel territorio ricco di ideali e progetti per un futuro migliore sono diventati un bersaglio fragile e indifeso in un clima politico confuso e privo di certezze. Non esiste una guerra e una bandiera, un nemico riconoscibile e identificabile per poterlo combattere. Esiste ed è quasi tangibile l'istinto reazionario che vuol far tacere la libera espressione, le parole con le quali e sulle quali si costruisce il domani, la trasmissione della cultura che aiuta a comprendere il passato e da esso gli insegnamenti per il futuro.
La scuola è sempre stata un territorio libero, un'isola felice di condivisione e informazione, di dialogo e confronto sui grandi temi culturali e sociali con cui i nostri ragazzi si trovano quotidianamente a interagire, questa scuola che nonostante tutto continua a far crescere il pensiero critico, il senso di appartenenza e di legalità che su tutti gli altri fronti hanno perso di significato e di valore, la scuola in cui i diritti e i doveri rappresentano ancora la bandiera del progresso e del cambiamento. Per questa scuola tradita e impoverita, spesso ignorata e mal gestita continuiamo a combattere in nome di un futuro libero e migliore, quel futuro in cui non devono sopravvivere i fantasmi della distruzione e della morte, dell'ideologia e del terrorismo. Solo con questo desiderio il sacrificio di una vita potrà illuminare la strada, lunga e faticosa, che dobbiamo ancora percorrere imparando a riconoscere i volti senza nome, le tante e multiformi maschere di una guerra senza confini.

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