La paralisi dell'intelligenza critica
Giuseppe Aragno - 07-05-2012
La scuola, L'Europa, il voto

In inglese, che, com'è noto, da novembre è la lingua ufficiale del governo italiano, si dice "spending review". Non è una novità del tecnici. Sta per l'ormai politicamente scorretta "razionalizzazione" e nel linguaggio corrente di chi non conosce gli agi della "Bocconi" e l'oro di Banca Intesa, significa semplicemente "tagli". Per l'ex ministro Gelmini - che delle sforbiciate di Tremonti fu la spietata esecutrice, la scuola non è in grado di sostenerne di nuovi, ma il governo è di parere contrario. Trincerandosi dietro cortine fumogene e miserevoli giochi di parole, dichiara di voler "valorizzare le risorse", ma si prepara di fatto a tagliare, dimenticando la sbandierata "centralità dell'istruzione".
Nessuno è in grado di prevedere quanto ancora durerà la paralisi dell'intelligenza critica causata dall'uscita di scena di Berlusconi, ma il quadro è sempre più allarmante. Celebrati i mesti funerali della Sanità pubblica, un Paese in lutto assiste impotente ai ripetuti suicidi di disperati senza futuro, mentre il governo si accinge ad assestare il colpo di grazia alla scuola. Tra i cacciabombardieri e la formazione della nostra gioventù la banda Monti, sostenuta dall'inedito trio Alfano - Bersani - Casini, non dimostra incertezze e riduce nuovamente i fondi per la scuola, rivelando così le nascoste finalità del suo programma: garantire il profitto e cancellare i diritti.
Non bastassero tasse, balzelli, pensioni ridotte a un miraggio, figli eternamente sfruttati o disoccupati da aiutare, a piegare la debole resistenza dei docenti pensano l'umiliazione di stipendi da fame, la prussiana bandiera di un efficientismo quantitativo, sterile quanto mortificante, lo strapotere dei dirigenti, la pagella per i docenti, la congerie di sterili adempimenti burocratici e, dulcis in fundo, l'Invalsi e la valutazione immediata di quell'investimento sul futuro che si chiama insegnamento, di cui, intanto, si sta cancellando la libertà.
La democrazia è a rischio. E' tempo di prenderne atto, cogliendo i segnali deboli, ma univoci che ci vengono dall'Europa. Dopo il voto, i giornali del potere propongono un'analisi strumentale e irrazionale degli avvenimenti greci, francesi e tedeschi, per farci temere il rischio incombente di una neonata opposizione degli estremi, per indurci a credere che uscito di scena Sarkozy, indebolita la triade che strangola la Grecia e la Merkel che perde ovunque i tedeschi votino, insomma, battuta l'Europa iperliberista, ci attendono il caos, la valanga antisistema, il trionfo dell'antipolitica. E' una menzogna da cui guardarsi e la scuola può avere in questa decisiva battaglia un ruolo fondamentale. Portiamo in classe i giornali, confrontiamone le analisi con la lezione che viene dalla storia, dalla Carta Costituzionale, dal Manifesto di Ventotene, dagli obiettivi della Resistenza europea al nazifascismo, leggiamo loro la legge Bolkestein e paragoniamola allo Statuto dei lavoratori. Abbiamo mille strumenti didattici per spiegare ai nostri giovani che il voto degli elettori europei non alimenta una pericolosa forza antisistema, che fa paura e distrugge speranze e vite umane. E' il contrario: quel voto mette in discussione l'illegittimo potere della finanza come espressione di un pensiero unico, dice no a chi ci terrorizza con un debito che non abbiamo contratto e dovremmo pagare, mette in crisi quel tanto di democrazia conquistato col sangue nella lotta di liberazione dal nazifascismo. Spieghiamo loro cos'era l'Europa dei popoli, così che capiscano che quello di ieri è stato un voto europeista contro populismo e autoritarismo. Francesi, greci e tedeschi, non chiedono nuove frontiere e divisioni, ma un'Europa veramente unita, che sottometta la finanza ai diritti dei cittadini. Deve essere chiaro soprattutto che quando diciamo finanza, diciamo destra estrema e non di rado fascismo. Il voto di ieri, perciò, non va contro l'Unione Europea, ne chiede semplicemente un'altra. Quella vera: l'Europa dei popoli.

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 Oliver    - 13-05-2012
Inizierei con il debito che lo stato ha contratto, non è vero che i cittadini non erano consapevoli, non più tardi di qualche mese, ricordo che Bersani proponeva un ulteriore indebitamento del 1 % per avviare possibili percorsi verso una fantomatica crescita, lo stesso che oggi è schierato con più certezze con Monti. Tutti eravamo consapevoli delle mosse che venivano fatte dai governi democristiano - socialista, l'importante era poter ottenere vantaggi immediati senza pensare che quell'esborso diventava una montagna insormontabile, lo stato è stato costretto a reperire soldi dal mercato che oggi pretende il ritorno, persino i comuni emettevano i BOC, per favore, evitiamo del catastrofismo inutile incolpando il marziano di turno. Una delle soluzioni era rimettere a posto i conti con il pareggio del bilancio, Monti ci sta provando ed io gli auguro di riuscirci per il bene di tutti. A proposito della scuola, dopo 40 anni, i plessi scolastici si sono riempiti di figure a volte inutili che vagano per i corridoi o all'interno di progetti che concorrono a dissanguare le casse dello stato, relegando gli insegnanti corretti a meri comprimari, sono proliferati supportatori del ritardo cognitivo, della dislessia ecc. sono arrivati anche gli educatori, sono disgustato da tanta abbondanza, solo in alcuni casi questo supporto raggiunge gli obiettivi, Personalmente ne sono circondato (tre colleghi), che entrano in classe ascoltano spesso in modo distratto e in alcuni casi con poca professionalità d'intervento. Dobbiamo decidere se abbiamo bisogno ancora dello stipendio, se vogliamo tagliarlo o fare altro, poi qualcuno mi dirà cosa nello specifico. Sono con Monti è il suo rigore, la politica e i politici sono incapaci di decidere una qualsiasi cosa, perchè non iniziano a tagliare i loro privilegi? I Rossi e i Turigliatto hanno fatto danni incalcolabili, dopo essersi garantiti la loro pensione. Forza Presidente!

 Emanuela Cerutti    - 14-05-2012
Purtroppo la riduzione dei privilegi per i parlamentari è una chimera, osteggiata da molti, indipendenetemente dalla loro appartenenza politica, il che la dice lunga sull'etica dei partiti. Per quanto riguarda l'iperprogettismo nella scuola, anche qui un purtroppo, ma ci ricordiamo da chi e perchè è stato introdotto? A presente e futura memoria.

 Isa Cuoghi    - 16-05-2012
Sarei stata con Monti se fosse stato, come diceva, EQUO nelle sue misure. Di equità a tuttoggi nelle sue misure non ne vedo, vedo solo sacrifici per i soliti noti e misure incredibilmente "cattive" come la riforma delle pensioni della Fornero che penalizza soprattutto chi stava per andare in pensione, di fatto sconvolgendo le aspettative e progetti di famiglie e persone reali. Mi sa che Monti dell'equità non conosca il significato. Sono stanca di vedere che i disastri, le ruberie, le furbizie li combinano sempre quelli e i sacrifici li debbano fare i soliti, quelli a cui ormai non possono che togliere il sangue... mi sa che il detto Dio c'è ed è di destra sia vero..