Comparare il diritto all'ecosistema e quello all'acqua è stato il compito non banale di questo importantissimo seminario del Forum Sociale Europeo.
Per Riccardo Petrella, ad esempio, è scandalosa la decisione di 189 paesi, Europa compresa, che a Johannesbourg si sono impegnati a dimezzare, nel corso del prossimo decennio, il numero di persone che non ha accesso all'acqua: ovvero come non voler intaccare il problema della povertà. Ma senza andare lontano anche la legislazione italiana che considera l'acqua "un bene di tutti" è costantemente messa in contraddizione quando si privatizza, cioè si "priva" la collettività del pieno possesso della risorsa. Ci sono cinque o sei multinazionali in giro per il mondo, tra cui cerca di piazzarsi anche Acea al pari di Vivendi o Suez & Co., che controllano praticamente tutta la risorsa acqua potabile del mondo. Una follia alla quale bisognerebbe contrapporre almeno una 'Water Tax', qualcosa di simile alla Carbon Tax per l'effetto serra, i cui proventi vengano destinati ad investimenti per la conservazione e la qualità dell'acqua.
Altri come Serge Roy, sottolineano che lo stesso gruppetto di multinazionali, oltre a controllare l'acqua, cerca di controllare anche i settori dell'energia, delle telecomunicazioni, dell'entertainment, ecc... E che questi megatrust si costruiscono su risorse finanziarie frutto di meri latrocini o corruzioni varie e che spesso partono dal Business dell'acqua.
Emilio Molinari, invece ha insistito sull'importanza della battaglia città per città. Sulla qualità e sul diritto di accesso all'acqua ci giochiamo tutta la dignità - dice - e la sovranità e quindi anche l'autonomia, delle comunità locali. Mirabile l'esempio, ampiamente raccontato da Carta, dato dal sindaco di Grottammare il cui consorzio di cinquanta comuni operante da quarant'anni con discreto successo di qualità, efficienza ed economicità ha disubbidito alle direttive ed alle richieste di privatizzazione. Non capendo perché si dovesse smantellare questo monopolio per aprire alla "concorrenza" non hanno nemmeno fatto la gara d'appalto. Che l'efficienza e l'economicità del privato siano la soluzione giusta è stato smentito dalla gestione fallimentare dei treni in Inghilterra o dell'energia in California.