Il dialogo tra movimenti e sindacati
Luca Zambrella - 16-11-2002


Marco Bersani è intervenuto per Attac Italia durante lo svolgimento della conferenza previsto all'interno della sezione dialoghi e che riguardava la relazione fra il movimento e i sindacati.

Le prime considerazioni del rappresentante di Attac riguardavano il lavoro considerato come aspetto elemento sociologico di congiunzione fra le lotte del movimento e il dialogo possibile fra i due attori politici.

Le strutture sindacali appaiono ancora impermeabili allo stravolgimento politico provocato dal movimento dei movimenti da Seatlle '99 fino a Firenze 2002. I sindacati fanno fatica a percepire che devono farsi attraversare dai contenuti del movimento.

Da parte sua il movimento fatica a comprendere l'importanza e la consapevolezza di un'Europa come terreno di lotta politica internazionale. Una limitazione di cui soffre, però, anche il sindacato.

Le forze dominanti hanno individuato nei diritti del lavoro il loro punto principale di attacco nella loro complessiva strategia di liberalizzazione dei mercati e di privatizzazione di qualunque risorsa pubblica.

Il figura del lavoratore si è trasformata nel corso del tempo sotto la spinta dell'ideologia neoliberista e della deriva privatistica in una risorsa umana che a sua volta deve essere, per una questione di profitto economico, anche occupabile. per poter risparmiare sul costo del lavoro stesso.

L'ambiente e le risorse naturali divengono sempre più elementi da mercificare e sfruttare allo stesso modo del lavoratore.

In quest'ottica di pensiero unico dominante il terreno di confronto fra movimento e sindacati va ricercato nella questione sociale.

Un percorso comune di lotta politica andrebbe cercato su due fondamentali aspetti - secondo Marco Bersani - e più precisamente nella lotta alla precarizzazione e nella lotta allla mercificazione e privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni considerati come fondamentali risorse per l'umanità quali l'acqua, ad esempio.

La precarizzazione (diversamente dal precariato o dal lavoro precario caro ala movimento) del lavoro tradizionale (quest'ultimo da semopre difeso nele sue forme tradizionali del sincato) risulta essere la nuova frontiera imposta dai padroni del mondo e visibile nettamente nel caso della maggiore industria italiana: la Fiat.

La confindustria italiana in egual modo con quanto accaduto in altri paesi d'Europa, spinge, coadiuvata dal governo Berlusconi, per sostituire i contratti nazionali con contratti individuali quindi alla definitiva precariatizzazione de lavoratori.

Importante diviene trovare un terreno di dialogo cominciando a discutere del reddito sociale garantito e dei migranti come soggetti aventi diritti di cittadinanza e del lavoro.

Siamo tutti in via di clandestinizzazione.

La mercificazione dei servizi pubblici è l'altro tema fondamentale per attuare un percoso di lotta che possa essere condiviso dal movimento e dai sindacati. Allo stesso tempo risulta essere un tema molto complesso ma comunque legato alla precarietà del lavoro, dei diritti delle persone e alla democrazia.

Privatizzando i servizi pubblici fondamentali, infatti, si toglie, ad esempio, la possibilità ai cittadini di controllare e decidere democraticamente le sorti di importanti risorse che influiscono quotidianamente sulla vita degli stessi.
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